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«Così nacque l’umanità. L’umanità fu creata dalle lacrime che sgorgano dal mio Occhio.»
Canto del dio egizio Atum, Bremmer Rhind Papyrus
Canto del dio egizio Atum, Bremmer Rhind Papyrus
Definizione di Magia |
Possiamo dire che la misteriosa scienza che conosciamo con il nome di "Magia" esiste in pratica da quando, nella storia evolutiva del nostro pianeta, è comparso l’essere umano.
Eppure, nonostante la sua diffusione presso tutti i popoli, presso tutte le tradizioni, presso ogni cultura e in ogni tempo, resta un’entità misteriosissima che però non ha mai mancato di colpire e affascinare la fantasia di grandi e piccini.
Le favole, infatti, spesso e volentieri ci narrano le gesta di maghi, streghe, fate, e altri esseri eccezionali che utilizzano dei poteri sovrannaturali per il bene o il male. Il concetto, quindi, c’è familiare ma non sembra altrettanto familiare una chiara definizione di cosa sia effettivamente la magia e di quanto ci sia di reale nelle vicende favolistiche dell’infanzia.
Una definizione di "magia", a nostro modo di vedere assai appropriata, ci viene dal famoso mago rinascimentale Cornelio Agrippa il quale nel suo "De Occulta Philosophia" (1533) insegna che:
"La Magia è una scienza poderosa e misteriosa, che abbraccia la profondissima contemplazione delle cose più segrete, la loro natura, la potenza, la qualità, la sostanza, la virtù e la conoscenza di tutta la natura; e ci insegna in quale modo le cose differiscano e si accordino tra loro, producendo perciò i suoi mirabili effetti, unendo le virtù delle cose con la loro mutua applicazione e congiungendo e disponendo le cose inferiori passive e congruenti con le doti e virtù superiori."
In seguito anche Francis Barret nel suo "Il Magus" (pubblicato nel 1801) si esprimerà in termini del tutto simili:
"La Magia Naturale è, come si è detto, una conoscenza intelligente della Natura, per mezzo della quale siamo in grado di scoprirne i segreti e i fenomeni occulti che si manifestano in tutto il suo vasto e spazioso laboratorio".
Com’è ben evidente si verte spesso sul termine "Natura" e, che è la stessa cosa, sulla conoscenza degli enti naturali.
Giacché la Natura è anche l’oggetto d’indagine della scienza moderna, della fisica, della chimica come dell’astronomia, considerando i passi in avanti fatti da queste discipline scientifiche, la domanda sorge spontanea:
i segreti della natura non dovrebbero già essere stati scoperti dai nostri luminari della scienza?
Eppure il segreto pare permanga ancora celato nel fitto velo della stessa Natura.
Comunque sia, occupandosi la scienza di natura vi sono stati dei casi in cui ricercatori si sono imbattuti nella misteriosa "forza della natura" che anticamente veniva (appunto) chiamata "Magia".
E’ il caso (ad esempio) del barone Karl von Reichenbach il quale (intorno al 1840) scoprì una misteriosa energia simile all’elettricità, al magnetismo e al calore che pervade in pratica ogni cosa, dagli animali alle piante, dai cristalli alle sostanze chimiche, ecc. Egli battezzò quest’energia "Od". Detta misteriosa forza può essere rilevata solo da uomini che hanno una spiccata sensibilità. Essa è percepita (in una camera oscura) come una sorta di "aura" o tenue luminosità attorno ad esseri viventi e no. Ovviamente la scienza ufficiale non poteva prendere in considerazione una teoria basata su strumenti di rilevamento "umani" che dovevano avere, tra le altre cose, delle doti (la sensitività) non ben definite.
Il tutto fu naturalmente accantonato e tacciato d’eresia tanto che il nostro barone finì per intaccare la stima e il prestigio di cui godeva come ricercatore.
L’energia Odica vista al buio da un sensitivo
su una mano e un cristallo -
Physico-Physiological Researches on the
Dynamics of Magnetism...
Che cosa possiamo dire dunque di questa misteriosa energia magica?
Gérard Encausse (1865-1916), noto con lo pseudonimo di Papus, nel suo interessante trattato "Traité élémentaire de magie pratique" forgia per noi un paragone analogico molto esplicativo:
"Avete mai visto una carrozza che si muove sulle vie di Parigi? [...]
Una vettura, un cavallo, un cocchiere, ecco tutta la filosofia, ecco tutta la magia, a condizione, beninteso, di prendere questo grossolano fenomeno in modo analogico e di saper guardare. Avete notato che se l’essere intelligente, il cocchiere, volesse far camminare la sua carrozza senza cavallo, la vettura non marcerebbe per nulla?
Non mi chiamate Calino, poiché se vi pongo questa domanda, è perché molti s’immaginano che la magia è l’arte di far camminare le carrozze senza cavalli o, per tradurre in linguaggio un po’ più elevato, di agire sulla materia con la volontà e senza nessun intermediario. Teniamo dunque questo primo punto ovvero che, in una carrozza, il cocchiere non può mettere la vettura e se stesso in movimento senza un motore che, nel caso attuale, è un cavallo.
Avete notato che il cavallo è più forte del cocchiere, e che tuttavia, per mezzo delle redini, il cocchiere utilizza e domina la forza brutale dell’animale che conduce? [...]
Il cocchiere rappresenta l’intelligenza e soprattutto la volontà, ciò che governa tutto il sistema, diversamente detto il Principio Direttore. La vettura rappresenta la materia, ciò che è inerte, ciò che sopporta, diversamente detta il Principio Mosso.
Il cavallo rappresenta la forza. Ubbidendo al cocchiere e agendo sulla vettura, il cavallo muove tutto il sistema.
Questo è il Principio Motore, che è nello stesso tempo l’intermediario tra la vettura e il cocchiere e il legame che riunisce ciò che sopporta a ciò che governa, o la materia della volontà.
Se avete afferrato bene tutto ciò, saprete guardare una carrozza e sarete molto vicini ad apprendere cosa è la magia. Comprenderete, difatti, che il punto importante da conoscere in ciò sarà l’arte di condurre il cavallo, il mezzo d’evitare i suoi fervori e i suoi scarti, il mezzo per fargli rendere il massimo dello sforzo in un dato momento e di risparmiarlo quando la strada è lunga, etc., etc.
Ora, nella pratica, il cocchiere è la volontà umana, il cavallo è la vita, identica nelle sue cause e nei suoi effetti per tutti gli esseri inanimati, e la vita è l’intermediario, il legame senza il quale la volontà non agirà oltre sulla materia così come il cocchiere non agirà sulla sua vettura se gli si toglie il suo cavallo."
Abbiamo ritenuto opportuno riportare questa lunga citazione per la sua notevole efficacia consistente nel principio analogico che è uno dei maggiori mezzi didattici delle scienze occulte. Riassumendo e facendo tesoro dell’insegnamento su riportato, in magia abbiamo fondamentalmente tre elementi da considerare:
1) la volontà dell’operatore (il cocchiere)
2) la forza trainante (il cavallo)
3) la materia mossa (la carrozza).
Il punto essenziale e segreto, a nostro modo di vedere, consiste intanto nel comprendere cosa sia effettivamente il "cavallo" (ossia la "forza vitale", "forza magica", "od", si chiami come si vuole) di cui abbiamo parlato per poi poterlo utilizzare efficacemente in modo conforme alle sue possibilità.
Un fachiro che con i suoi influssi fa crescere
la pianta - vignetta tratta dal Traité
élémentaire de magie pratique di Papus
Il fachiro di turno (ad esempio) sceglie un seme, lo seppellisce in un cumulo di terra, dopo di che concentra incessantemente per mezzo della volontà la sua "energia vitale" su questo seme tanto da raggiungere uno stato catalettico. Nell’arco di un paio di ore il seme germoglia e la pianta cresce di un metro in lunghezza. Dopo tre o quattro ore il vegetale si carica addirittura di fiori e frutti. (cfr: "Traité élémentaire de magie pratique" )
In tutta franchezza il fenomeno ci sembra un pó "esagerato" tanto da far sospettare seriamente la presenza di un "trucco da prestigiatore". Tuttavia l’esperienza presenta probabilmente un fondo di verità.
Un esempio (uno dei tanti) più "possibile" è quello offerto dal dottor Yayama, responsabile dei reparti di chirurgia e di medicina orientale dell’ospedale di Saga (Giappone).
Quest’uomo, infatti, pare in grado di proiettare il Qi (il "cavallo" o "energia vitale") dalle mani verso l’esterno curando i suoi pazienti. Inoltre Yayama afferma di poter sostituire l’energia vitale spesa nella cura dei pazienti attingendo Qi esteriore a lui, giacché, come abbiamo detto, quest’energia è diffusa ovunque nella Natura.
Ora se è possibile proiettare quest’energia all’esterno allora sarà altrettanto possibile indirizzarla con la volontà verso una determinata persona che si trovi distante dall’operatore. Riteniamo che sia questo il meccanismo che regola cose come gli incantesimi, le fatture e il malocchio. Infatti, così com’è possibile fornire energia a un paziente a distanza è altrettanto possibile sottrarla.
Riassumendo sempre al nostro Papus definisce la magia in questo modo:
La Magia è l’Applicazione della volontà umana dinamizzata all’evoluzione rapida delle forze viventi della natura.
Quest’ultima definizione ci pare assolutamente non esaustiva. A nostro modo di vedere la magia è la conoscenza (e relativa applicazione) delle infinite possibilità celate nell’energia occulta che noi siamo soliti chiamare "Vita", energia che lega ogni cosa come in un immenso Arazzo.
La comprensione di alcuni degli infiniti fili che costituiscono la realtà apre la possibilità di poterne "tirare" o "rilasciare" qualcuno in modo da poter avere un effetto visibile nel mondo che ci circonda. D’altronde uno dei postulati fondamentali della magia vuole che qualsiasi azione operata sulla "parte" (uno dei singoli fili dell’Arazzo) si ripercuote sulla "totalità" (ovvero l’Arazzo nella sua interezza). Ovviamente sarà preferibile non arrecare danni né al proprio prossimo, né a noi stessi, né alla natura che ci circonda.
Se tutto è collegato, ne segue che danneggiare una parte dell’Arazzo vuol dire danneggiare indirettamente noi stessi.
Per agire senza danno, dunque, occorreranno una maturità interiore e un autocontrollo notevole; in effetti, chiunque si trovi in preda alla rabbia o ai suoi desideri più "bassi" può lasciarsi andare ad azioni ingiuste che minano l’equilibrio armonico del tutto.
Prima di operare sui fili del nostro Arazzo bisognerà fare i conti inevitabilmente con le proprie aspirazioni interiori e porsi delle domande quali: Perché voglio fare magia? Che cosa cerco veramente? Chi sono io?
Il discorso è certamente complesso e ci conduce a una forte tensione interiore, alla responsabilità piena delle nostre azioni, nonché alla ricerca della consapevolezza del nostro particolare ruolo nel Creato.
Termineremo con un ulteriore domanda, forse l’unica Grande Domanda, che prenderemo a prestito dalle storie dei "Cavalieri della tavola rotonda":
Chi serve il Graal?
Quesito che possiamo agevolmente tramutare in:
Chi serve la Magia?
La Magia è dunque un percorso interiore ed esteriore, profondo come l’eternità che ci circonda. Questo percorso ha un tracciato circolare nel quale si parte sempre dalla Domanda. Alla fine, se siamo fortunati ed abbiamo camminato bene, si ritorna alla Domanda. E si vedono nuovi cieli e nuove terre con nuovi occhi.
Il Marchese di Carabà
email: m.dicaraba@libero.it
L'industrie et le savoir-faire valent mieux que des biens acquis
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