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Chemmare Tizie te venghe a cantà
L’aneme de le muerte mò m’a da dà.
Ah ueullà ali uellì
Mittete la cammise e vien ad aprì.
L’aneme de le muerte mò m’a da dà.
Ah ueullà ali uellì
Mittete la cammise e vien ad aprì.
(Canzone recitata dai ragazzi in Puglia)
Zucche nostrane
Si è portati a pensare che la zucca intagliata, usata come lanterna sia un prodotto esclusivamente americano, simbolo della festa di Halloween ma, come per i cibi in onore dei defunti, le tradizioni popolari contraddicono i luoghi comuni e dimostrano che l’usanza d’intagliare una zucca o una rapa è antica e diffusa in tutta Italia e parte d’Europa.
Come sapete uno degli obiettivi di Cronache Esoteriche è il recupero delle proprie radici, delle tradizioni e dei significati delle feste perché le celebrazioni (di qualsiasi credo si tratti) tornino ad avere la funzione di nutrire il nostro spirito e riportarci all’equilibrio naturale riconnettendoci con la Terra, il nostro centro e le nostra autentica natura. È in quest’ottica che ho deciso di scrivere quest’articolo, riunendo le diverse tradizioni d’Italia circa la «lanterna dei morti», perché intagliare la zucca sia un gesto che aiuti a riallacciare quelle radici tagliate o divelte oppure, per i pochi fortunati che non le hanno mai perse, rafforzare questo legame con la propria Terra, trovare un nuovo motivo per armonizzarsi alla Musica Ancestrale e danzare al proprio ritmo naturale.
Di seguito troverete le diverse tradizioni divise per regione e per paese, ordinate in ordine alfabetico per rendere più semplice la consultazione. Per ogni regione, troverete anche il link alle ricette tipiche del giorno dei Morti così da completare i preparativi per la celebrazione di Samahin.
Se siete a conoscenza di particolari tradizioni del vostro paese scrivete a cronacheesoteriche@libero.it raccontandoci la vostra tradizione e noi aggiorneremo questo articolo, citando, ovviamente, la vostra fonte. Potete anche inviare le vostre zucche intagliate alla nostra pagina Facebook, le zucche migliori saranno pubblicate alla fine di questo articolo in una galleria d’immagini.
Abruzzo
In Abruzzo il culto dei morti era considerato di grandissima importanza. Come in moltissime società contadine i defunti e i Santi avevano preso il posto degli spiriti della terra presenti negli antichi culti Celtici e precristiani in genere ed erano perciò ritenuti responsabili dei buoni raccolti.
Poiché diversamente da oggi (non mi stancherò mai di dirlo) la dipendenza dell’uomo dalla Terra e dai raccolti era evidente a tutti, ringraziare in modo adeguato gli spiriti per il raccolto affinché continuassero ad essere ben disposti per il futuro era considerato di vitale importanza. In quest’ottica i riti dell’1 e il 2 novembre erano, in un certo senso i più importanti dell’anno. Per questi motivi le celebrazioni dei Santi e dei Morti erano in Abruzzo molto ricche e complesse e di esse faceva parte la realizzazione di lanterne di zucca.
In Abruzzo è ancora presente l’usanza d’intagliare una zucca nella quale porre una candela e utilizzarla come lumino in memoria dei defunti. Nelle zone intorno a Pratola Peligna (AQ) e Pettorano sul Gizio (AQ), i ragazzi, in piccole comitive, mascherati da spiriti, con la faccia impiastricciata da cenere o farina si recavano per le case del paese per ricevere "le bene” dagli adulti. A Pettorano sul Gizio il rito della questua prevedeva la declamazione di questa filastrocca:
Abruzzese Ogge è lla feste de tutte li sande: Facete bbene a st’aneme penande… Se vvu bbene de core me le facete, nell’altre monne le retruverete |
Italiano Oggi è la festa di tutti i santi Fate del bene a quest’anima in pena… Se voi il bene di cuore mi fate, Nell’altro mondo lo ritroverete |
Infine, a Lanciano, in provincia di Chieti, la vigilia del giorno dei Morti (ma a volte anche nelle sere precedenti e successive), gruppetti di ragazzi con un temperino scolpivano a mo’ di volto una zucca oblunga (chiamata cucocce dell’anema de le murte, o semplicemente l’anema de le murte). Dentro l’ortaggio scavato ponevano una candela accesa, ottenuta riciclando la cera recuperata da quella colata dai lumini del camposanto.
Poi infilavano la zucca su una canna alta circa due metri e giravano per le strade, cantilenando così: «L’anema de le murte… tà tà tà! L’anema de le murte… tà tà tà!»
Campania
La tradizione campana si discosta dal resto d’Italia per il periodo di celebrazione. In questo caso, infatti, le zucche intagliate sono protagoniste della suggestiva e antichissima Festa delle lucerne che si tiene ogni quattro anni a Somma Venusiana, nella frazione di Casamale, in onore della Madonna della Neve. Nonostante il caldo anche il mese di agosto e le feste mariane che lo caratterizzano si inscrive nello scenario degli antichi capodanni agricoli dalle celebrazioni di sapore carnevalesco.
Ad ogni via e di Somma Venusiana
corrisponde una determinata forma
geometrica sulla quale sono disposti
i lumini ad olio.
La festa delle lucerne è una delle più antiche e suggestive d’Italia e conserva molti dei tratti originari e una grande partecipazione popolare.
Come in ogni capodanno che si rispetti lo scorrere del tempo è arrestato e contemporaneamente dilatato, nutrito, illuminato e pervaso di magia, mistero e sacralità da centinaia di fiammelle. Prendere parte alla festa è come compiere un percorso immaginario e irreale attraverso il mistero primordiale e universale della vita e della morte.
Nei tre giorni della festa diversi vicoli del Borgo Medievale sono illuminati da migliaia di piccole lucerne ad olio disposte su delle strutture di legno che hanno una forma geometrica tipica per ogni vico: cerchi, quadrati, rombi, triangoli; uno specchio posto in fondo al vico allunga il tunnel di luci. Il Casamale intero è poi addobbato con felci, rami di castagno, palloncini variopinti, catene di carta colorata, zucche svuotate con dentro lucerne accese. Vengono allestiti dinanzi ad ogni vico scene di banchetti tipici contadini, a cui in qualche caso prendono parte persone reali e in altri fantocci.
Il giorno 5 agosto la Madonna della Neve, alla quale la festa attuale è dedicata, viene portata in processione dalla chiesa Collegiata per le quattro porte della città murata. Al suo passaggio, dai tetti di alcune abitazioni (gli astici), si leva un canto che le donne, ben nascoste dagli occhi di tutti, dolcemente diffondono come una cantilena di lutto e di malinconia. Nonostante la devozione alla Madonna della Neve, chiarissimi segni della festa sono collegabili a preesistenti culti pagani.
Nell’immediato dopoguerra, nei quartieri popolari delle città campane si sviluppò l’usanza di girare, il 2 novembre per i vicoli recando in mano una scatola di cartone a forma di bara gridando la seguente invocazione: «Famme bene, pe’ li muorte: dint’a ‘sta péttula che ‘ce puórte? Passe e ficusecche ‘nce puórte e famme bene, pe’ li muorte» (traduzione: Fammi del bene per i morti: in questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi porti e fammi del bene, per i morti). L’usanza è oggi in disuso mentre sono sopravvissute usanze più antiche come quella di lasciare la tavola apparecchiata per i morti.
Emilia-Romagna
In Emilia Romagna la colletta rituale era fatta dai bisognosi che si recavano di casa in casa chiedendo la «carità di murt» (la carità per i morti), era credenza comune che il cibo oltre a sfamare i poveri avrebbe rappresentato un’offerta per i morti la cui fame era necessario placare affinché trovassero pace.
Friuli-Venezia Giulia
In questa regione per Ognissanti si tengono diverse feste incentrate sull’intaglio della zucca-lanterna, sfilate in costume e degustazioni di piatti a base di zucca. Si tratta di feste piccole dal carattere agricolo e di origine antichissima ma riscoperte di recente e si tengono in diversi comuni, le più famose sono quelle di:
- Buttrio (Udine): Fieste des Musatis
- Chiopris-Viscone (Udine): Vilie dai Sants
- Udine-Borgo Sole: FUCS (Fuochi-Uomo-Culto-Spirito)
- Meduno (Pordenone): Festa dei Santi
Di grande interesse storico-culturale anche il lancio dalle alture delle cidulas (dischi di legno infuocati) in Carnia, a Pesmolet di Lauco.
Lauco: lancio das cidules. Tradizionale
lancio delle rotelle infuocate “cidules”,
come rito propiziatorio. Foto di Udine20.it
Quella di Ravignano, invece, è una festa addirittura centenaria! La festa è dedicata oltre che alle zucche, prodotto tipico del territorio, anche agli spiriti, folletti, fate e streghe del repertorio folcloristico locale quali Striis, Orcui, Cjalcjuts e soprattutto le Aganis, le fate delle acque che in Fruili abbondano. Nei tre giorni di festa, inoltre, si alternano rappresentazioni tradizionali, come la discesa della strega dal campanile, le sagre a base di zucca e altri prodotti tipici locali; le mostre di zucche intagliate e usate come lanterne. Il grande mercato multicolore e artigianale che caratterizza più d’ogni altra cosa la festa dal 1400. A tutto ciò si aggiungono tutti gli anni altre manifestazioni e attrazioni primo fra tutti il festival degli artisti di strada che ha visto esibirsi a Rovignano artisti internazionali, insomma un Halloween assolutamente nostrano da non perdere a nessun costo.
Lazio
Sebbene l’immagine a lato provenga da un sito americano, anche in Italia è possibile trovare, tra agosto e novembre, spaventapasseri simili.
Nel Lazio del Nord fino a poco prima della Seconda Guerra Mondiale e in Toscana fino agli anni Cinquanta, vi era l’usanza tra agosto e i primi di novembre di fare lo scherzo dello Zozzo, chiamato anche la morte.
Si svuotava e intagliava una zucca dandole le sembianze di un volto umano. Dopo di che la si fissava su un palo vestito di stracci o abiti nel luogo più buio del giardino, il cortile o la strada. A questo punto si metteva nella zucca una candela. Così preparato il mostro spaventava i passanti.
Liguria
In questa regione, il due novembre i bambini bussavano di casa in casa chiedendo «il ben di morti», pare che, almeno in alcune zone, bambini e ragazzi recassero in mano anche una zucca illuminata. L’usanza, purtroppo, è caduta in disuso ma nel 2014 a Lerici, proprio il 29 ottobre si è tenuto un convegno a tema con l’intento di recuperare questa e altre tradizioni che affondano le proprie radici direttamente nell’antica popolazione dei Liguri.
Lombardia
Anche a Milano e in Brianza le notti tra il 30 ottobre e il 1 novembre erano illuminate dalle zucche intagliate e poste sui davanzali delle finestre affinché facessero luce ai morti durante il loro pellegrinaggio annuale sulla terra. La stessa usanza era tipica del Veneto.
Nella città di Bormio, in provincia di Sondrio (Valtellina) si usa svuotare le zucche, riempirle di vino e metterle sul davanzale perché i morti, che secondo la tradizione popolare sfilano durante tutta la notte per il paese, possano dissetarsi prima di tornare al cimitero.
A Mantova, le zucche intagliate con all’interno un lumino erano chiamate «Lumere». Era usanza porle all’ingresso del cimitero cittadino e lungo le vie che dal camposanto portavano in città per illuminare la strada alle anime dei morti che tornavano a visitare i vivi. Da qualche anno il comune di Mantova sta riportando in vita la tradizione organizzando una festa a tema.
Molise
A Carovilli la zucca si chiamava «mort cazzuta», il termine cazzuta deriva dalla parola di lingua punico-fenicia caz, che significa tagliare. Essa era esposta la notte del 1 novembre sui davanzali delle finestre.
I gruppetti di questuanti, che durante il due novembre bussavano alle case molisane, in genere ricevevano anziché dolci, legumi e frutta di stagione. I legumi erano anticamente considerati il cibo dei morti perché si pensava avessero l’energia della nuova vita, esattamente come i semi.
Nelle località abitate dalle minoranze slave, schiere di bambini andavano di casa in casa dicendo ad alta voce: «bumblice! bumblice!», ricevendo in dono fichi, mandorle, noci, mele e chi non possedeva tutto questo, dava loro fave da sgranocchiare.
Nella zona della Valle Peligna, infine, i ragazzi disegnavano scheletri e teschi sulle porte delle case.
Piemonte
In Piemonte, come in molte altre regioni d’Italia il 1 novembre si lasciano dei lumini accesi alle finestre per illuminare la via ai defunti in visita. Dalle mie ricerche non è emerso che questo lumino sia custodito in una zucca intagliata se qualcuno di voi lettori ne sa qualcosa di più mi contatti pure, questo come tutti gli articoli di Cronache Esoteriche sono in continuo aggiornamento.
Puglia
La Puglia è ricca di tradizioni in questo giorno (tranne a casa mia mia mamma e mia nonna non ricordano nulla del genere, purtroppo, ma se così fosse avrei una famiglia perfetta e qualche difetto devo pur averlo anche io! Hahahaha) Sono rimasta molto e piacevolmente sorpresa nello scoprire tante tradizioni antiche e suggestive nella mia terra. In questa sede riporterò solo quelle in tema con la zucca intagliata e la questua rituale.
Dunque, cominciamo dalla più suggestiva e famosa il festival di Fuuc acost, che si tiene tutti gli anni ad Orsara in provincia di Foggia. Durante questo festival non solo si decorano le zucche chiamate cocce priatorje (teste dei morti) ma si accendono anche dei falò con legna di ginestra presso piazze e crocicchi (sacri indovinate un po’ a Ecate Trivia, del cui culto in Puglia restano molte tracce) sui quali si cucinano poi le pietanze da consumare durante la festa. Il cibo avanzato verrà messo agli angoli delle strade come offerta per i morti. Non manca la questua chiamata l’aneme de muerte (l’anima dei morti) durante la quale i ragazzi chiedono l’offerta con questa canzone:
Foggiano Chemmare Tizie te venghe a cantà L’aneme de le muerte mò m’a da dà. Ah ueullà ali uellì Mittete la cammise e vien ad aprì. |
Italiano Comare Tizia vengo a cantare per te L’anima dei morti adesso devi dare. Ah ueillà ali uellì Mettiti la camicia e vieni ad aprì |
Anche le strade di Manfredonia sono rischiarate dalla tremola luce dei lumini nella notte del 1 novembre ma invece che dalle zucche, le candele sono attorniate dalle immagini dei morti delle famiglie e dei santi cui i singoli sono devoti allo scopo di ricevere protezione da entrambi gli spiriti.
A Foggia nella Parrocchia di San Luigi Gonzaga, è nata un’usanza molto bella dalla quale chiunque può prendere spunto per trovare un costume di Samahin che porti a vivere in modo più intenso e intimo l’usanza di mascherarsi. Infatti, dalla notte dei tempi, la maschera rituale (e quella di Samahin/Halloween lo è) è dotata del potere di far diventare la persona una sola cosa con la maschera che indossa. Ma veniamo all’usanza.
Nel pomeriggio del 31 ottobre, adulti e bambini indossano abiti e simboli che ricordano il santo del quale portano il nome e sfilano per le vie della parrocchia cantando inni e preghiere, dando così inizio a quella che viene chiamata festa di quelli vestiti come i santi. Ovviamente, trattandosi di una festa parrocchiale la processione giunge alla chiesa dove si celebra la messa per i Santi, finita la quale si va nei locali della parrocchia addobbati con palloncini e decorazioni colorate e tra una danza e un bicchiere di vino ci si chiede: «ma tu da quale santo sei vestito? E cosa significano i colori che indossa questo santo? E i simboli che porta?» In questo modo ciascuno, oltre a fare festa entra in contatto con il santo del quale porta il nome, cerca un significato di ciò, magari trova ispirazione per la sua vita e comunica tutto ciò alla comunità. La stessa identica cosa facevano i Druidi duemila anni fa. Come scrive Igea in Celebrare Samahin, il senso del travestimento era proprio quello trovato dalla Parrocchia di San Luigi Gonzaga, a dimostrazione di quel che i druidi affermavano: «ciò che è divino si trasforma sempre nella forma e resta fedele a se stesso nella sostanza.»
Prendendo ispirazione da ciò possiamo riportare l’autentico significato del travestimento vestendoci con i colori e i simboli della Divinità cui ci sentiamo devoti, oppure decidere di incarnare il proprio Spirito guida o qualche antenato particolarmente importante e così via.
Sardegna
La tradizione più diffusa in Sardegna è sicuramente quella delle «is animeddas» (denominazione corrente nel Sud dell’Isola) o del «su mortu» (denominazione tipica della zona di Nuoro) universalmente conosciuto come «I morti, i morti» oppure «il bene dei morti». Si tratta, in tutti i casi, di una semplice “questua rituale”. Il pomeriggio o la sera del 2 novembre i bambini bussano alle porte del paese dicendo «“i morti, i morti» e riceveno dolci, frutta e in rarissime occasioni soldi.
In alcune zone i veri protagonisti erano le Lantias, lampade ad olio accese in casa, una per ogni defunto da commemorare per tutta la notte.
In provincia di Nuoro, a Gadoni, si celebrano da tempo immemorabile i riti di Is Fraccheras. I riti avevano inizio il 1 novembre, quando le campane della chiesa cominciavano a suonare a morto per ben 24 ore e culminavano in una cerimonia molto suggestiva durante la quale erano accesi dei grossi e lunghi fasci ( due o tre metri e in alcuni casi addirittura quattro) di asfodelo (pianta che anticamente simboleggiava il regno dei morti) e portati in giro per il paese con una pazza corsa per le vie del paese illuminato dalle «Sa conca e mortu», zucche opportunamente svuotate e intagliate a mo di lanterne. Dalle immagini e dai video presenti in rete è evidente che questa meravigliosa tradizione è ancora viva e vegeta, potete trovare la descrizione dettagliata dei riti sul sito contusu.it.
Dal 2014, il comune di Seui, ha rinnovato l’antica festa del Su Prugadoriu, antica tradizione legata all’antica questua alimentare attraverso la quale gli adulti potevano fare offerte per le anime del purgatorio rappresentate dai bambini cui donavano dolci.
Il cuore della festa, tuttavia, è la riscoperta della maschera tipica di Seui: S’Urtzu e Sa Mamulada, che si perde nella millenaria tradizione agro-pastorale sarda. Tuttavia, essa non ha attinenza con il periodo autunnale, bensì primaverile e svolgeva la funzione d’incarnare l’energia fecondatrice, elettrica rinvigorente ma Samahin, si sa, è il tempo della riconciliazione con il passato, è il tempo in cui gli antichi spiriti tornano sulla terra e perciò, anche se nel periodo sbagliato, accogliamo con gioia il ritorno di un antico personaggio come Sa Mamulada, simbolo delle energie della Terra e legame dell’uomo con queste.
Il figurante che interpreta questa maschera, ha il viso annerito, indossa pelli di animali sull’abito tipico maschile, cinge alcune grosse cinture in cuoio, arricchite da numerosi campanacci e porta un copricapo confezionato con una testa di muflone o di caprone. È accompagnato dall’animale più diffuso in Sardegna il cinghiare (S’ Urtzu).
Toscana
Vedi Lazio
Trentino-Alto Adige
Quella del Trentino è forse l’usanza più originale e suggestiva.
Nella notte tra l’1 e il 2 novembre si era soliti ornare i cimiteri con lumini ricavati nei gusci di lumaca e sulla croce al centro del cimitero si poneva una zucca intagliata con dento una candela.
Nella Valle Aurina, bambini e poveri, tra il 31 ottobre e il 2 novembre, giravano per il paese, a volte travestiti da spiriti dei morti, chiedendo gustose cibarie, in alcune zone, questa "processione” era accompagnata dalla seguente filastrocca: «cuzze per i vivi, requie per i morti, carità per i vossi pori morti».
Val d’Aosta
Sebbene anche in questa regione il fuoco sia protagonista dei riti legati alla ricorrenza, la tradizioni è molto più sobria rispetto alle altre regioni d’Italia. Infatti, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, si usa vegliare davanti al camino, lasciando la tavola riccamente imbandita per i morti.
Veneto
In Veneto la zucca si chiama «suca», una volta scavata prendeva il nome di «suca baruca» e veniva sistemata, come in Lombardia, ai crocicchi e sui davanzali piena di vino, offerto ai defunti insieme a latte e cibo. In alcune città, come, ad esempio, Verona, la zucca veniva anche intagliata e illuminata dall’interno prendendo il nome di lumera. Infine, a Venezia il giorno di San Martino (11 novembre) i ragazzini hanno l’usanza di andare per le strade sbattendo pentole, chiedendo doni e cantando filastrocche.
Bibliografia minima
Calendario di A. Cattabiani; Santi d’Italia di A. Cattabiani; Lunario di A. Cattabiani
Webgrafia minima
Wikipedia; Gerboni.net; Gustosamente.com; Mondo del gusto.it; Comune di Rovignano;
Molisiamo.it; Partecipiamo.it; Ricettesardegna.it;
Per motivi di spazio ho dovuto omettere molti libri e, sopratutto molti dei siti che ho consultato per realizzare questo articolo, citando solo i siti e i libri daiquali ho preso la maggior parte delle notizie.
Felice Samhain a tutti, si rigeneri il vostro spirito così come si rigenera la Terra
Bimbasperduta
email: fenice_52@libero.it
blog: I Tarocchi d Bimbasperduta
Bimbasperduta
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Dal 21 Ottobre al 30 Novembre nella rubrica
«Gli Incanti di Igea» troverete quotidianamente incantesimi e rituali legati
al periodo di Samhain creati o scelti per voi dall’antica tradizione magica di tutto il mondo
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