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«La Primavera è come un racconto in sospeso che il cielo e il sole rileggono ogni anno.»
Anonimo
Festa di Primavera |
La festa di Primavera è una ricorrenza presente in tutti i calendari del mondo e sembra essere fra le più antiche celebrazioni dell’umanità.
In ogni epoca, cultura e popolazione queste celebrazioni sono legate a una diversa leggenda che ne spiega il senso all’interno del mondo di significati religiosi propri dei festeggianti.
Pur essendo i popoli che la celebrano molto diversi e spesso lontanissimi nel tempo e nello spazio i festeggiamenti hanno sempre caratteristiche, simboli e significati in comune ai quali si aggiungono poi, simboli e riti particolari del luogo, l’epoca o la religione.
Con il termine generico di «festa di Primavera» s’intendono tutte le celebrazioni legate all’equinozio primaverile, e cioè alla stagione del risveglio della Natura e del raccolto. Le celebrazioni in questione fanno sempre riferimento, nella loro simbologia, a questo momento astrologico ritenuto molto speciale e importante.
Equinozio di Primavera
Il termine «equinozio» deriva dal latino e significa «notte uguale al giorno» ovvero che si avranno un egual numero di ore di luce e oscurità.
La Primavera, di Botticelli.
Alle spalle di Flora possiamo notare Giunone in
dolce attesa. Secondo alcune interpretazioni
del quadro la dea sarebbe stata fecondata da
Marte, dio tutelare del mese di Marzo. La
presenza di Zefiro e delle tre Grazie o Ore
riporta Flora alla dimensione di «brezza tiepida
e fecondante»
v. «Il Canto della Gru» di Sante Anfiboli.
Nell’emisfero settentrionale (il nostro) l’equinozio d’autunno si verifica il 22 o il 23 settembre mentre l’equinozio di primavera si verifica il 20 o 21 marzo. Nell’emisfero meridionale, invece, questi eventi sono invertiti.
Antiche feste di Primavera
I due equinozi, uniti ai due solstizi, scandiscono i ritmi della Natura dividendo l’anno solare in quattro parti uguali (le quattro stagioni). Essi sono le pause e i passi di una danza cosmica della quale facciamo parte.
In tutto il mondo, l’equinozio di Primavera è legato a miti d’amore, morte e rinascita che catturano la fantasia e il cuore degli uomini come una magia sottile. Persino la nostra epoca moderna, frenetica e sfuggente rimane ammaliata dall’equinozio di Primavera.
Sham El Nessim
La più antica festa di Primavera del mondo pare essere Sham El Nessim le cui tracce risalgono a circa 4700 anni fa. Sham el Nessim (Sham el Nisseem, Sham el Niseem), letteralmente «fiutare il vento», è festeggiata in Egitto e segna l’inizio della primavera. Cade il primo lunedì dopo la Pasqua copta, ma le sue origini sono legate alle origini dell’Egitto stesso. In epoca Faraonica essa era una ricorrenza legata all’agricoltura, i cui riti di fertilità furono inglobati dal Cristianesimo nei riti Pasquali.
Il nome della festività sembra derivare dal termine «Shamo» indicante l’antica stagione egizia del raccolto. La data d’inizio del festival non è mai stata fissa, ma veniva ogni anno annunciata, la sera prima del suo inizio, ai piedi della grande piramide. Ai tempi dei faraoni la festa si chiamava semplicemente «Shamo» che significa «rinnovo della vita» e secondo gli antichi quella data rappresentava l’inizio della creazione. In epoca copta il termine fu alterato in «shamm» (olfatto o respirazione) ed è stata aggiunta la parola «nessim» (brezza). Secondo le fonti, la prima celebrazione di Shamo risale al 2700 a.C., verso la fine della terza Dinastia.
Secondo gli annali di Plutarco, durante questa festa era onorato l’intero Pantheon e gli antichi egizi solevano offrire pesce salato, lattuga e cipolle alle loro divinità.
Cestino con le tipiche uova di Sham El Nessim.
In tutto il mondo l’uovo è simbolo di rinascita
e rigenerazione legato alle celebrazioni
primaverili.
Le offerte di pesce agli Dei avevano lo scopo di garantire un buon raccolto. Il pesce salato simboleggiava per gli antichi egizi la fertilità e il benessere. I pesci erano abbondanti quando le acque si ritiravano dopo le piene del Nilo, lasciandoli intrappolati in piscine naturali, e quindi facilmente catturabili.
Le uova si confermano qui simbolo universale della rinascita e del Cosmo.
Infatti, l’usanza di appendere uova dipinte nei templi risale, in Egitto, alla fastosa epoca delle piramidi. Ancora oggi uova riccamente dipinte sono appese nei templi come simbolo della rigenerazione della Vita e dell’Universo. Anticamente le uova simboleggiavano il mitico uccello Fenice, che deponeva ed era al tempo stesso l’uovo cosmico.
Secondo la leggenda, infatti, l’Uccello di fuoco prima di morire preparava un nido in forma d’uovo, perciò si adagiava al centro del nido lasciandosi incenerire dai raggi del sole. Dalle ceneri nasceva poi l’uovo dal quale la Fenice riprendeva vita. La Fenice è la Luce del mondo, ella porta quell’amore universale e supremo in grado di generare ogni cosa. La Fenice è la Vita stessa e, allo stesso tempo, è il Cosmo nel quale essa porta la Vita, per questo genera l’uovo dal quale nascerà così come la Natura, genera sé stessa all’infinito.
Poesia su una cartolina d’auguri per Naw Ruz
Perché vi sia Vita, è necessaria una fiamma ...
Quella fiamma ha bisogno di essere nutrita ...
Se la si cura, sarà visibile anche da molto lontano,
In caso contrario, l’oscurità è una nostra colpa.
Sono state ritrovate delle mummie con gli occhi imbottiti di cipolle e spesso, sulle pareti delle antiche tombe egizie, sono stati ritrovati affreschi rappresentanti cipolle. Ciò fa supporre che esse siano simbolo della vita eterna, tuttavia oggi la popolazione copta le considera un amuleto contro il malocchio e l’invidia, forse a causa di un’antica leggenda riportata su un antico papiro relativo a Old Memphis.
C’era un tempo, un Faraone che ebbe un unico figlio. Il giovane principe fu colpito da una malattia sconosciuta e restò costretto a letto per alcuni anni. Il popolo amava a tal punto il Faraone che decise di unirsi al suo dolore e così si astenne dal celebrare ogni festa proprio come facevano il Faraone e suo figlio.
Il re convocò il gran sacerdote del Tempio di Oun, il quale diagnosticò al bambino una malattia causata da spiriti maligni. Allora il sacerdote ordinò di collocare sotto la testa del paziente una cipolla. Il sacerdote tagliò a fette una seconda cipolla e la mise sul naso del ragazzo in modo che egli potesse respirarne i vapori. Presto il principe recuperò le forze e guarì dalla malattia. Così nel palazzo si tennero sontuosi festeggiamenti per celebrare l’occasione che coincise con l’inizio della stagione primaverile. Come gesto d’amore per il proprio re, il popolo appese dei grappoli di scalogno sulle porte delle case, e in ricordo di ciò le cipolle sono regine durante lo Sham al Nessim.
Infine, la lattuga rappresenta il sentimento di speranza con l’inizio della primavera.
Il Festival del Nuovo Giorno
Un’altra antica festa onorata ancora ai giorni nostri è il festival di Naw Ruz che significa «Nuovo Giorno». Il festival affonda le sue radici nello Zoroastrismo e i riti celebrati rievocano la storia della creazione e l’antica cosmologia del popolo Iraniano e Persiano. Festa di speranza e di rinnovamento Naw Ruz è osservata oggi non solo in Persia ma anche nei paesi vicini: la sua celebrazione dura ben 13 giorni. La popolazione dà il ben venuto al nuovo anno purificando le case e saltando su falò grandi e piccoli allestiti per le strade. Questo festival è celebrato anche in altri paesi con fede musulmana quali Azerbaijan, Afganistan, India, Turchia, Zanzibar, Albania e diversi paesi dell’Asia Centrale. E’ una festa sacra anche per i Kurdi e per i musulmani Ismaili Nizari comunemente chiamati Aga Khanis.
I riti Misterici di casa nostra
Per quel che riguarda l’antico Occidente, ovvero casa nostra, le primitive celebrazioni primaverili si sono fuse e confuse con le celebrazioni cristiane. Di alcune celebrazioni sono rimasti solo i nomi a ricordarci l’origine pagana, altre invece, pur avendo perso il nome originario hanno conservato simboli e riti in forma quasi intatta.
Ad esempio in Germania e Inghilterra le parole usate per indicare la Pasqua (Oster in tedesco ed Easter in inglese) sembrano derivare dal nome di un’antica e poco conosciuta divinità norrena: Eostre, personificazione della Primavera. Oltre il nome della festività pare siano stati anche assorbiti i simboli dell’antica celebrazione, ovvero il coniglio pasquale e le uova dipinte. Infatti, pare che il coniglio o la lepre siano simbolo della Dea e che anticamente le si offrissero, il giorno dell’equinozio, uova di serpente dipinte.
Secondo le poche fonti a nostra disposizione Eostre era una dea lunare, sposa di un dio solare che, per motivi imprecisati perì proprio qualche giorno prima dell’equinozio di Primavera. Tuttavia, prima di morire il dio aveva fecondato Eostre con il suo seme attraverso il quale nove mesi più tardi, ovvero a Yule, sarebbe ritornato alla Vita come figlio e sposo della dea.
Le Feste di Attis e Cibele
Nell’antica Roma era protagonista di una storia simile Cibele, dea di origine frigia che, in mancanza di una mitologia specifica, fu identificata con Rea, la Madre di tutti gli Dei. Vi sono differenti versioni del mito. Secondo alcune versioni Cibele era madre Vergine di Attis, dio frigio, secondo altre, invece, le due divinità intrattenvano un rapporto amoroso. In ogni caso, Attis si ritrovò a sposare una mortale, la figlia del re di Pessinunte. Durante le nozze Attis divenne folle a causa dell’intervento di un amante gelosa (secondo alcuni Cibele stessa, secondo altri Agdistis, demone bisessuale innamorato del giovane), così fuggì su un monte e si tolse la vita.
Addolorata per la morte del giovane dio Cibele intervenne per salvargli la vita. Secondo alcune versioni del mito, Attis tornò in vita dopo tre giorni, altre versioni invece, affermano che Cibele trasformò l’amato giovane in abete (simbolo, infatti, della vita eterna). In ogni caso la Dea della Terra istituì una cerimonia funebre da celebrarsi durante l’equinozio di Primavera. Le celebrazioni cominciavano il 15 di Marzo e terminavano il 28 Marzo dando inizio al nuovo anno.
Le cerimonie celebravano il mistero della morte e resurrezione, dunque i cicli della Vita e della Terra che si alternano. Assunsero presto un carattere misterico e furono gli unici culti orgiastici ed estatici che si siano celebrati in ambito romano caratterizzati da danze frenetiche il cui ritmo era scandito da tamburi.
Durante la cerimonia i sacerdoti di Cibele e Attis, i Coribanti, inscenavano la vita del Dio dall’infanzia alla sua morte e resurrezione. Durante i riti i sacerdoti si ferivano e spargevano il loro sangue. Oggi di questi riti restano solo le diverse forme di «Tarantella» danza popolare tipica delle regioni dell’Italia Meridionale accompagnate, dal suono del tamburello, antico simbolo di Cibele.
I Misteri di Eleusi fra Paganesimo e Cristianità
Ma i riti della Morte e Resurrezione più famosi dell’antichità sono senza dubbio i Misteri eleusini. Inizialmente erano riti religiosi misterici celebrati nel santuario di Demetra nell’antica città greca di Eleusi. In seguito all’invasione ellenica e all’inglobamento di Eleusi nello Stato Ateniese, il culto dei misteri fu esteso all’intera Grecia antica e alle sue colonie. Sebbene i veri e propri misteri continuassero a svolgersi a Eleusi, anche le altre città celebrarono Demetra e sua figlia Persefone due volte l’anno.
Il rito era diviso in due parti: la prima, «piccoli misteri», era una specie di purificazione che si svolgeva in primavera e rappresentava il ritorno di Persefone presso Demetra. A questo rito partecipava l’intera popolazione, con una processione durante la quale agitando palme il popolo accompagnava la statua di Persefone fino al Tempio dove avrebbe riabbracciato sua madre Demetra che, felice per il ritorno della figlia avrebbe nuovamente fecondato la terra, gli animali e le persone.
La seconda parte dei misteri era detta, «grandi misteri», si trattava di un momento consacratorio e si svolgeva in autunno. A questa cerimonia erano ammessi solo pochi adepti. La cerimonia si svolgeva nel Tempio ed era vietata la diffusione di quanto avveniva durante la sua celebrazione, pena la morte. In questo caso, Persefone tornava nell’Ade, chi vi partecipava prendeva parte al Mistero della Morte e della Resurrezione.
Statua di Cerere in legno.
In quanto dea della Vita e della
Morte, Cerere era anche colei che
elargiva la sapienza sulle erbe e
i pharmacos (veleni in greco).
Statua in una farmacia di Cantú.
Tuttavia i Misteri erano stati per secoli i riti più conosciuti e venerati di tutta l’antichità. Cicerone stesso vi partecipò e nel De Legibus ne parlò come del «Beneficio migliore che Atene abbia portato agli uomini. Attraverso i misteri abbiamo imparato a conoscere i principi della Vita [principia vitae] e attraverso questi, il mezzo non solo di vivere nella gioia, ma anche di morire con una speranza migliore».
Questo Beneficio, non fu mai dimenticato dall’umanità e, sebbene la parte esoterica dei misteri sia scomparsa con i suoi partecipanti, la celebrazione essoterica, ovvero quella alla quale poteva partecipare l’intero popolo è sopravvissuta fondendosi e confondendosi con le celebrazioni pasquali dell’area tarantina.
In questa parte di Salento, infatti, si svolge un rito pasquale diviso in due parti. La prima parte si svolge durante il Giovedì Santo, giorno di celebrazione solenne durante il quale i fedeli visitano i «Sepolcri» ovvero altari allestiti all’interno delle chiese con cestini di grano giallo più o meno riccamente decorati (chiamati li piatti). Uomini incappucciati e scalzi, detti «Pappamusci» girano di sepolcro in sepolcro come guardie e penitenti allo stesso tempo, spesso in italiano sono tradotti con il termine "Pellegrini" e rappresentano, in un certo senso, gli angeli che proteggono il sepolcro e le anime che cercano Dio. Le chiese rimarranno aperte fino all’alba del giorno dopo, Venerdì Santo, la sera del quale sfileranno le 12 statue dei Misteri costituenti la seconda parte del rito.
In questa cerimonia sono evidenti i simboli eleusini. Il grano era simbolo di Demetra, Dea delle messi e il cereale era adoperato abbondantemente durante i Grandi Misteri per giungere all’estasi attraverso un fungo allucinogeno presente fra le sue spighe.
Il colore giallo pallido rappresenta l’annuncio della resurrezione della vita, il sole nella sua pienezza.
I Pappamusci, la cui identità è tenuta segreta, rappresentano gli iniziati ai misteri custodi del mistero di morte e resurrezione.
La seconda parte del rito pare di importazione spagnola ed è comune alla celebrazione pasquale della Sicilia, tuttavia il nome attribuito alla sfilata di statue (I Misteri) identifica come questa sia la rappresentazione non solo della Via Crucis ma anche del misterioso percorso che l’anima compie per giungere a Dio.
Lo Spirito Universale araldo di Primavera
Si potrebbero riempire molte pagine con riti e leggende di questo tipo provenienti da tutto il mondo. Così come uno è il Sole attorno al quale ruota il nostro Pianeta, così una sembra essere la festa d’equinozio. Ma perché questo evento è così importante? La risposta più ovvia sembra essere semplicemente, che l’arrivo della primavera coincide con l’arrivo di maggiore benessere e prosperità, o almeno con la speranza del suo arrivo. L’allungarsi delle giornate e il calore del sole favoriscono anche il ritorno della vita tra i campi e la possibilità di una maggiore pesca per mare (migliorando il tempo diminuiscono le tempeste). Questo fa sì che per gli uomini, specialmente in tempi antichi e legati alla coltivazione, si rinnovasse la speranza in un futuro migliore. In realtà a questa spiegazione pare se ne aggiunga una seconda di natura meno evidente ma non meno importante, anzi, possiamo dire che è questo il vero motivo del risveglio primaverile.
«Pappamusci» mentre eseguono
il saluto rituale prima di darsi il
cambio nella veglia al Santo
Sepolcro.
Può sembrare ingenuo, nel XXI secolo, credere che la fioritura primaverile sia dovuta a una sorta di «Alito Divino» eppure troviamo esplicitamente questo «Soffio» in miti come quello di Sham El Nessim, dove la «brezza di primavera» porta vitalità a chi la respira o in quello di Eleusi, dove la fecondità dei campi è frutto della gioia di Cerere. Secondo le più antiche scuole esoteriche quest’Anima Mundi si genera da sé stessa, proprio come la Fenice. Potremmo interpretare i miti primaverili come la spiegazione di un percorso dello Spirito, che attraverso le piogge autunnali, penetra nelle viscere della Terra dove attende per l’intero inverno, maturando e nutrendo la Madre della quale è anche Sposo e creatore. Così, in tutti i miti, abbiamo un dio eroe amante e figlio della Dea Madre che torna alla vita dopo aver vagato nell’oscuro mondo dell’oltretomba. Infine, proprio come Agdistis, lo Spirito universale è androgino. Spesso anche le dee madri presentano caratteristiche androgine nella loro veste di divinità lunari. Lo Spirito universale è regolato, come le maree dalla Luna. Il pallido astro riceve luminosità dal sole, veicolo principale dello Spirito, perciò essa è sia ricettiva che attiva.
Oggi è più difficile sentire quest’Alito di Vita, rimbalzato da camion e grattacieli su balconi depressi ma Amore non demorde, la sua musica soave e leggera vola oltre i clacson e le sirene, la sua danza ci coinvolge nonostante i tram e le corse per le metropolitane e fra l’asfalto e il cemento porta ancora fiori e profumi. Così, in questo secolo razionale, le chiese si riempiono ancora di sepolcri e le campane suonano il giorno di Pasqua salutando lo Spirito che i Cristiani chiamano e identificano in Gesù.
Nelle sinagoghe risuonano i salmi e si racconta ancora di Mosè che guida il popolo dall’Egitto (terra di morte) alla Terra Promessa (luogo della nuova e felice vita).
Il frenetico Giappone si ferma, il giorno dell’equinozio e si reca a trovare gli antenati, celebrando questo giorno con riunioni di famiglia.
I Neopagani accendono piccoli fuochi casalinghi o si riuniscono in cerchi nei boschi, salutando la natura sotto il nome di Ostara.
In quasi tutte le religioni del passato e del presente l’equinozio di Primavera è la celebrazione più importante, centrale della religiosità, questo perché essa rappresenta anche la rinascita dell’anima, il coronamento escatologico dell’essere umano, il suo congiungimento con il divino o, quanto meno, la speranza che ciò avvenga quanto prima. «Com’è in alto così in basso...» così come il sole raggiunge nell’Equinozio la propria realizzazione ciclica, così l’uomo compie la realizzazione completa di sé stesso. Come l’Astro splende perfettamente a Est così, in questo giorno, l’anima trova la propria luce. Come luce e oscurità sono in perfetto equilibrio così gli opposti che nel nostro cuore combattono senza sosta trovano quiete, yin e yang si uniscono e annullano vicendevolmente creando la perfetta armonia.
L’Equinozio di Primavera è il giorno in cui la Natura tutta risorge a nuova vita e nuova speranza, in cui il nostro cammino umano ritrova la speranza e rinnova il patto e la promessa con Dio ancora una volta.
Splendente nel vostro cuore, lo Spirito vi guidi sicuri fino alla Meta.
Bimbasperduta
email: fenice_52@libero.it
blog: I Tarocchi d Bimbasperduta
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