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«Muore il tenero Adone, o Citera:
noi che faremo?
A lungo battetevi il petto, fanciulle,
e laceratevi le vesti.»
noi che faremo?
A lungo battetevi il petto, fanciulle,
e laceratevi le vesti.»
(Saffo)
Celebrare Mabon |
Afrodite cerca di fermare Adone che si reca
a caccia. La Dea ha un brutto presentimento,
ma la giornata è splendida e il giovane non
può sospettare che un cinghiale lo
costringerà nell’Ade nonostante Afrodite
tenti di averlo tutto per se.
L’Equinozio d’Autunno è nuovamente un momento critico nel percorso del Sole che incrocia l’equatore celeste, ma in senso inverso rispetto all’Equinozio di Primavera perché passa dall’emisfero settentrionale dello zodiaco al meridionale, scendendo negli «inferi» o, se preferite, nell’«Altro Mondo».
Ancora una volta Luce e Tenebra saranno uguali per un giorno, ma in questo caso sarà il «principio dell’Oscurità» a crescere.
La terra è ancora ricca di frutti, e i colori dell’abbondanza la adornano ma già la prima fase del raccolto si conclude, presto la Natura sarà nuovamente fredda e dura e senza frutti, per questo, presso i popoli antichi l’equinozio autunnale era un momento di solenne celebrazione.
Mabon e l’antica festa celtica del raccolto
Nella religione Wicca e nei movimenti Neo-pagani l’equinozio ha preso il nome di Mabon, dedicato alla divinità celtica Maponos.
In realtà presso i Celti quella che oggi chiamiamo «Mabon» non era una ricorrenza ben definita ma, come nel caso di Ostara, si trattava di una festa intermedia, una sorta di prolungamento della ricorrenza precedente (Lughnasadh) e l’annuncio di quella successiva (Samhain).
Il nome più corretto per indicarla sarebbe, appunto, «mezzo autunno» e sebbene vi siano prove di tali celebrazioni, esse, presso la cultura celtica, non sono segnate da nessun rituale preciso.
Tuttavia, nel Calendario di Coligny la XV Cantli (Nota 1) riporta la dicitura Tiocobrextion. Se alcune interpretazioni attuali del sistema di datazione del calendario sono corrette, questa data cadrebbe, all’incirca il 29 Settembre.
Il Lago Annone visto da Oggiono. Anche se
l’aria è ancora calda, e si può ancora godere
di qualche tuffo, la luce opaca di Settembre
rivela il vicino arrivo di Saturno che scalza il
Giovane Signore, nostro allegro copagno
durante i languidi mesi estivi.
In effetti, come abbiamo detto in precedenza, con l’Equinozio l’Oscurità prende di nuovo il sopravvento, l’«energia Giamos» (Nota 2) diventa sempre più forte e sempre più presente nei ritmi del mondo naturale: gli uomini e tutti gli esseri del Creato faticano per riallinearsi con il mutevole ordine delle cose.
Come ormai abbiamo ripetuto più volte, mentre l’energia «Samos» (tipica del periodo primaverile/estivo) porta verso l’esterno, l’espansività, l’azione, l’energia «Giamos» (opposta alla prima) conduce verso l’interno, l’introspezione, il raccoglimento, la meditazione.
Così, una volta che le attività inerenti il raccolto saranno concluse definitivamente, la stagione buia potrà stabilirsi appieno donando al mondo il necessario periodo di riposo, contemplazione e inazione.
Maponos, il Signore dell’Estate, il figlio della Luce, la manifestazione del Samos, deve lasciare il suo posto di amante della terra a Cernunnos, il proprio rivale detronizzato.
I temi della festa
Con Mabon, il cerchio si chiude: l’anno volge al termine, gli uomini hanno piantato tutti i loro semi, speso tutta la loro forza;
Le Cornucopie e i cesti decorati con pampini,
uva o altra frutta di stagione portano
fortuna e prosperità, oltre ad armonizzare
la casa con i colori e l’energia della casa.
Tuttavia, ogni creatura, uomini compresi, guardano quel riposo con giustificato timore: non è detto che la passata abbondanza torni, il mondo sublunare si volge verso l’ignoto, nessuno sa cosa aspettarsi se non il regno dell’Oscurità fino a che non tornerà il «Signore della Luce», così questo è un momento carico di attesa, paura e speranza allo stesso tempo.
Naturalmente i temi principali di questo Sabbat sono:
- La preservazione della fertilità della Terra;
- La chiusura dell’anno con una festa;
- La preparazione delle condizioni per la venuta del «Trionfo dell’Oscurità».
Vestire la casa per Mabon
Come sempre la prima cosa da fare è preparare la casa ad accogliere le energie della stagione, cominciando così ad allinearci con il ciclo dell’anno.
Dopo una pulizia purificatrice delle stanze, legate le tende con fasce e nastri marrone. Preparate dei centrotavola con cesti o cornucopie piene di frutta di stagione, specie uva, grano e melograni, simbolo del raccolto.
Affinché il calore e la luce del Sole non abbandonino del tutto la vostra dimora, sostituite le tovaglie chiare e fresche di Lughnasadh con dei bei tappeti, copritavolo in lana e dai colori caldi e autunnali.
L’Altare di Mabon
Il sincretico altare allestito da Cronache
Esoteriche per Mabon raffigura la situazione
di equilibrio dell’Equinozio e il cambiamento
prossimo a vericarsi.
Stendete sull’altare un bel telo marrone, simbolo della Madre Terra, decorato con nastri dorati, simbolo degli ultimi raggi di sole, quindi sistemate sull’altare i simboli della stagione: candele marrone, dorate e arancioni.
Un falcetto, simbolo del raccolto magico, o un altro strumento che si adatta ad essere anche simbolo del vostro personale raccolto in quest’anno.
Ovviamente non è necessario che il vostro raccolto sia di tipo agrario o materiale.
Una Babban, cioè una bambola di grano, che rappresenti lo Spirito della Terra ricco della sapienza della crescita e di fertilità che userete durante il rito e che rimarrà sull’altare per l’intero anno;
Un cestino o un piattino con chicchi di grano e sementi varie;
Se volete, in un angolo, potete mettere le seguenti carte dei Tarocchi:
Il Sole XIX, (simbolo dei successi che avete raggiunto durante l’anno), la Ruota X (simbolo della ruota dell’anno e del mutamento perpetuo), le Stelle XVII (simbolo della speranza in un futuro migliore).
Potete circondare le carte con onice, quarzo citrino e granato.
La boccetta con la rugiada di San Giovanni, simbolo dell’energia vivificante del Sole conservata per essere usata nei riti durante l’anno.
Il simbolo del Tao che abbiamo adoperato a Ostara per raffigurare l’equilibrio fra energia Luce e Tenebra presente in questo giorno.
Infine, sull’altare porremo i simboli e la statua della divinità del nostro pantheon che meglio rappresenta la stagione.
Come sempre, vi presento un piccolo elenco delle divinità maggiormente venerate.
Le divinità Celtiche
Presso i Celti, dai quali il sabbat trae origine, troviamo la figura di Mabon, o Maponos, il giovane «figlio della Luce», che discende agli inferi.
Mabon è spesso rappresentato come il Green Man, poiché Cernunnos presiede a tutte le fasi dell’anno e, anzi, per virtù delle sue corna di cervo raffigura la mutevolezza e la ciclicità del tempo.
Dunque se il nostro vuole essere un altare «celtico» è consigliabile porre al centro una statua di Cernunnos con indosso una mascherina che sembri fatta di foglie secche, simbolo dell’energia di Mabon che si allontana dal nostro mondo.
Anche la Dea cambia volto, ella non è più la fanciulla giovane e fresca, la vergine luminosa sorta a Imbolc e neppure l’appassionata Regina dei Fiori conquistata a Beltane, al suo posto giunge una vecchia stanca ma Saggia, a volte scorbutica, dall’aspetto spaventevole e il carattere difficile.
Anche in questo caso penso sia giusto rappresentare il passaggio vestendo la nostra rappresentazione della Dea con un panno scuro, marrone o «giallo spento», simbolo delle foglie d’autunno a indicare l’imminente partenza della Fanciulla e l’arrivo della Vecchia.
Infine, possiamo porre sull’altare un alberello o un ramo di melo (va bene anche finto), oppure la nostra piantina che abbiamo seminato a Imbolc come simbolo dell’Albero Cosmico che divide il nostro Mondo dal Mondo Ultraterreno nel quale si recheranno il Maponos (o Green Man) e la Regina dei fiori.
Le divinità Greche
L’Equinozio d’autunno riporta alla mente di molti il mito di Persefone e Demetra. Infatti, in questo periodo si svolgevano a Eleusi Grandi Misteri.
Se vi sentite più vicini alle divinità greco-romane, allora sul vostro altare non possono certo mancare Persefone, Cerere e, volendo, Ade e il suo regno rappresentato con un ramo di melograno in fiore, da sostituire a tempo debito con il frutto.
Non dimenticate di porre sull’altare qualche spiga di grano, simbolo di Demetra, e un cristallo di Quarzo Ialino.
Le divinità Romane
Presso i Romani il mese di Settembre era dedicato a Cerere, dea dei Cereali assimilata a Demetra e a Mithra, considerato demiurgo e kosmokràtor: signore e animatore del cosmo, funzione simboleggiata da un globo che teneva in mano.
In epoca ellenica Mithra fu assimilato al greco Hermes e all’Egiziano Thot per via della sua funzione di «mediatore cosmico».
Nel rispetto dell’iconografia classica ponete Mithra in una caverna o cavità (il Mitreo) sull’asse Sud-Nord dell’altare fra due candele, simbolo dei Dadofori (portatori di fiaccola) che accompagnano il Dio.
I due portatori sono chiamati Cautes e Cautopates. Il primo Cautes, si trova sul lato Sud del mitreo, ha la torcia alzata e guarda il toro.
Sul lato Nord della caverna si trova Cautopates, ha la torcia abbassata e un atteggiamento di pena e tristezza e simboleggia Mithra come sole autunnale e invernale. Per rendere questa iconografia potete servivi o di candelieri in forma di putti oppure di una candela e una tea-light.
Le divinità Norrene
Anche presso i nordici protagonista del Blót (un’offerta rituale) d’autunno è una triade:
Freyja, moglie di Odino e dea della Fertilità, raffigurata mentre indossa Brisingamen, lo splendido gioiello creato dagli gnomi.
Poiché Freyja è anche la dea della magia e della divinazione, possiamo offrirle un quarzo ialino, cristallo che favorisce le qualità divinatorie e sciamaniche.
Baldr, il giovane e splendido Dio solare che, ucciso dal ramo di Vischio, discende nel regno di Hel.
Per rappresentare la prossima partenza del Sole possiamo vestire il dio con un manto dorato e porre ai suoi piedi un rametto di vischio.
La triade è chiusa dagli Elfi e gli Gnomi creature dell’Altromondo rappresentanti le anime degli antenati e degli spiriti della Terra.
A loro si offrono i semi, parte del raccolto, se avete antenati defunti sarebbe molto opportuno inserire le loro foto sull’altare.
L’Altare cristiano
Sebbene la chiesa Cattolica non abbia colto l’importanza simbolica dell’equinozio, esso riveste un’importanza tale da continuare a essere celebrato sebbene con nomi e vesti cristiane.
La figura Cristiana che meglio incarnava le caratteristiche delle divinità coinvolte nell’Equinozio d’autunno è San Michele Arcangelo, il cui culto nasce nella chiesa orientale nei primi secoli del Cristianesimo e in seguito si diffuse in tutta Europa, sovrapponendosi al culto di divinità solari delle feste d’autunno.
Accanto a San Michele, la religiosità popolare non poteva dimenticare la Madonna, personificazione della Madre Terra, che si prende cura dei suoi figli assicurando loro la fertilità e l’abbondanza per l’anno successivo.
Tale ruolo è così preminente che in molti paesi d’Italia la fine dell’estate e del cosiddetto «periodo di villeggiatura» è sancito proprio dalla festività dedicata alla madonna locale. Per cui, se la vostra tradizione si rifà alla stregheria italiana o all’esoterismo cristiano, accanto a San Michele ponete una figura della Madonna venerata nella vostra zona, poiché in essa risiede tutta l’energia delle antiche dee della fertilità venerate in quei luoghi.
La Celebrazione
Le feste celtiche nascono come celebrazioni del rapporto fra Comunità o Tribù e la Terra o Dea Madre, perciò anche questa cerimonia è creata per un gruppo sebbene possa essere eseguita anche in solitudine senza dover apportare sostanziali cambiamenti.
Poiché Mabon è un momento intermedio, il suo svolgimento può avvenire tanto all’aria aperta quanto in casa secondo le esigenze, le condizioni atmosferiche e i gusti dei partecipanti.
Per la celebrazione di Mabon sarà necessario che ciascun partecipante rechi con sé il suo Babban, cioè la bambolina di grano, e un simbolo del suo lavoro o del suo raccolto.
Il gruppo dovrà anche procurarsi una Babban più grande che rappresenti l’intera comunità.
Questa celebrazione s’ispira agli antichi riti del raccolto che si svolgevano nelle campagne, l’ultimo giorno di mietitura. Se siete così fortunati da avere a disposizione un campo di grano potete organizzare lì la prima parte della cerimonia, in caso contrario cercate un luogo abbastanza spazioso da inscenare la mietitura con l’ausilio di qualche covone di grano già mietuto.
Il Custode dello Spirito del Grano: «Il Giolla na callì»
Questa parte della cerimonia è molto importante e serve a identificare la persona del gruppo in cui lo spirito del grano decide di rifugiarsi: «il giolla na caillì» che sarà custode di questa energia e del Babban, per l’intero anno.
E’ fondamentale che detta persona sia determinata casualmente, perciò disponete diversi mazzi o balle di grano nello spazio cerimoniale, formando una specie di campo di grano.
Gli uomini del gruppo si dispongono in riga, davanti ai covoni, quindi, avanzano «mietendo» il grano. Colui che giunge per ultimo alla fine del campo e miete l’ultimo covone è il giolla na caillì.
Affinché la scelta avvenga in modo assolutamente casuale, potete far sì che ogni partecipante si ponga con le spalle al campo e lanci dietro di se il suo falcetto fino a che non avrà attraversato tutto il campo.
La Babban è una bambola
creata con il grano dell’ultimo
covone nel quale si riteneva
trovasse rifugio lo «Spirito
del grano». Può avere varie
forme, quelle tradizionali
sono la Dea o una lepre.
Secondo la tradizione il giolla compone con il grano del suo covone la Babban, la bambola, nella quale si trasferisce lo spirito del grano.
Perciò dall’ultimo covone saranno prese delle spighe e si legheranno alla Babban della comunità e alle singole Babbans dei partecipanti perché in esse sia trasferito il potere della Terra e del Sole e la sapienza della crescita.
A questo punto, il Custode alza la bambolina e sfida tutti gli uomini ad impedirgli di giungere sano e salvo fino al banchetto. Perciò i compagni ingaggeranno una gara cercando di bagnarlo o, se la cerimonia si svolge al coperto, di colpirlo con stelle filanti. Ovviamente, il Giolla raggiungerà trionfante al banchetto, seguito dagli altri.
Il cibo della Terra
Se il campo di grano è il luogo maschile, di Lugh, simbolo dell’attività umana, l’area del banchetto è il luogo femminile, della Dea e simbolo del nutrimento.
Nelle cerimonie druidiche era essenziale rappresentare in Terra e nella società umana quanto avveniva in Cielo e nella natura.
Sebbene siano necessari il lavoro e la tecnica per il sostentamento e il benessere della comunità esso non sarebbe mai possibile senza il nutrimento che può avvenire solo per concessione della Terra.
Per questo motivo, anticamente, uomini e donne inscenavano la richiesta e la contrattazione del cibo. Poiché, a dispetto della modernità, nulla è mutato e il sostentamento ci giunge sempre dalla Terra, ripeteremo questo antico rito.
Giunti davanti alla tavola del banchetto, gli uomini chiederanno alle donne dove sia il cibo. Queste risponderanno di non aver preparato nulla e che nulla vogliono preparare. Allora gli uomini ostenteranno rabbia e disappunto e minacceranno teatralmente di distruggere gli strumenti del raccolto e del lavoro se le donne non prepareranno subito qualcosa da mangiare.
Le donne prometteranno allora di preparare un banchetto e porgeranno al Druido del gruppo una corona di fiori o di pampini per incoronare la Babban, che quindi sarà sistemata a capo tavola.
Quando tutti avranno preso posto, le donne porteranno in tavola le pietanze che hanno preparato. L’ultima pietanza, da porre al centro del tavolo, sarà la «struan Mhichil», (dolce di Michele) simbolo della vulva e della fertilità della terra, preparato o decorato con carote e diversi tipi di grano e farina.
Anticamente le donne cantavano una canzone propiziatoria della fertilità, simile a quella proposta di seguito:
Canzone scozzese della fertilità (Gaelico)
Torcan torrach, torcan torrach Sonas curram corr orm! Micheal mil a bhi dha’m chonuil, Bride gheal dha’m chòmhnadh. Piseach linn gach piseach, Piseach dha mo bhroinn; Piseach linn gach piseach, Piseach dha mo chloinn! |
Canzone scozzese della fertilità (Italiano)
Fessura piena di frutti, fessura piena di frutti Buona fortuna di carote appuntite sia su di me! Michele (cioè Lugh) il Coraggioso mi rifornirà, Brigida la Luminosa mi aiuterà. L’aumento di una generazione sia ogni aumento, aumento al mio ventre; L’aumento di una generazione sia ogni aumento, Aumento ai miei figli! |
La benedizione dei frutti e degli arnesi
Ora che la fertilità della Terra e delle donne è al sicuro e che ci si è garantiti la prosperità del cibo e delle generazioni future, è necessario ringraziare gli Dei per i doni ricevuti e pregare per il domani.
Ogni membro del gruppo pone sull’altare la propria Babban, l’oggetto simbolo del proprio raccolto e il simbolo del proprio lavoro.
Il druido pone davanti alla Babban del gruppo i simboli del raccolto e del lavoro dell’intera comunità, quindi intinge un ramo di vischio in una ciotola di acqua lustrale e benedice gli strumenti recitando una breve benedizione, in gaelico, manx o nel dialetto della propria terra:
(Gaelico) GACH min tha fo m’ chleibh, Theid am measgadh le cheil, An ainm Mhic De, Thug fas daibh. Bainn is uibheann is im, Sochair mhath ar cuid fhin, Cha bhi gainne ’n ar tir, No ’n ar fardaich, An ainm Mhicheil mo luaidh, Chalum-Chille cheart nam buadh, Le beannachd an Uain, ’S a Mhathar. Umhlaich sinn aig do stol, Biodh do chumraig fein oirnn, Cum uainn fuath, fath, foirn, Agus gleidh sinn. Coisrig toradh ar tir, Bairig sonas is sith, An ainm an Athar an Righ, ’S nan tri ostal gradhach. Bearnan bride, creamh min, Lus-mor, glasrach is slim, Na tri ghroigeanan-cinn, Is lus Mairi. Cailpeach ghlas air a buain, Seachd-mhiarach, seachd uair, Iubhar-beinne, fraoch ruadh, Agus madar. Cuiream uisge orr gu lair, An ainm usga Mhic De, An ainm Mhuire na fail, Agus Phadruig. D’uair shuidheas sinn sios Gu gabhail ar biadh, Cratham an ainme Dhia Air na paisdean. |
(Italiano)
Ogni pasto sotto il mio tetto, Saranno tutti mescolati tra loro, In nome del Figlio di Dio, (Mabon, Figlio della Luce) Che ha dato loro il dono della crescita. Latte, uova e burro, I prodotti buoni del nostro gregge, Non ci sarà alcuna carenza nel nostro paese, Né nella nostra dimora. In nome di Michele (Lugh) del mio amore, Chi ci ha lasciato il potere, Con la benedizione dell'Agnello (o del Maponos), E di Sua Madre (la Dea), Noi umili ai tuoi piedi, Sia il tuo santuario intorno a noi, Guardaci dagli spettri, gli spiriti, l'oppressione, E proteggici. Consacra i prodotti della nostra terra, donaci la prosperità e la pace, Nel nome del Re Padre, E dei suoi tre amati Apostoli Dente di leone, aglio liscio, Digitale, guado, e pinguicola, Tre Cale-Doddies E calendula. Il Cailpeach grigio (il sacro stallone) colto, I sette punti sette volte, Il tasso di montagna, rubicondo brughiera, E robbia. Io porrò acqua su tutti, Nel prezioso nome del Figlio di Dio (di Lugh) In nome di Maria (Cerridwen) la generosa, E di Patrizio. Quando ci si sarà seduti Per prendere il nostro cibo, aspergerò in nome di Dio I bambini |
L’intero gruppo allora risponde:
V’eh sheeyney maghe r lare Yn lheeannee As ceau yn faiyr er y cheu chiare; O hug eh yindys orrin nurree As t’eh mleeaney foddey share. |
Stava stendendo il braccio al centro del prato, gettando l’erba sulla sinistra; è stato meraviglioso per noi l’anno scorso, e quest’anno è ancora meglio. |
Il Banchetto di Mabon
La Babban posta sull’altare,
circondata dai simboli del
lavoro e i frutti di «Cronache
Esoteriche»: la penna e
l’inchiostro, una ciotolina di
semi, il grano e i cristalli.
Ora tutti prendono posto attorno al tavolo. Con «l’occhio della mente» i partecipanti osservano il giovane Dio e la giovane Dea discendere in mezzo alla tribù per consumare con essa il pasto.
Per facilitare e rafforzare la presenza divina si può recitare una piccola benedizione della tavola.
Il banchetto ha significato rituale molto profondo, è la rappresentazione del nutrimento della tribù durante la parte oscura dell’anno, perciò sulla tavola dovranno esserci pietanze che rappresentino il raccolto della stagione e la conversazione dovrebbe vertere sui frutti del lavoro intellettuale, sociale, artistico e fisico della comunità e dei suoi singoli membri.
E’ importantissimo che il banchetto si svolga in perfetta armonia, sia l'atmosfera allegra ma non grottesca, che il convitto sia passionale ma libero da litigi e incomprensioni.
Bisogna sempre tener presente che si partecipa al banchetto d’addio del Dio e della Dea: figli della Terra, siamo riuniti intorno alla Madre per ringraziarla e renderle l’«ultimo saluto».
Così il banchetto sarà un’esperienza piacevole e allo stesso tempo profonda, un’occasione per rafforzare il nostro senso di appartenenza alla Terra e, quindi, il senso di fratellanza con tutta l'umanità, poiché tutte le donne e tutti gli uomini sono, al pari di noi, figli della Dea e guerrieri del Dio.
Il commiato
Ora che il banchetto è concluso, il giovane Dio e la giovane Dea si preparano a partire.
Il Dio parteciperà alla Caccia al «Cinghiale del Caos» e dell’Oscurità, la Dea s’incamminerà verso il «Mondo Infero». Presto, la loro Luce, il loro Calore ci abbandoneranno, ma il loro Amore resterà vivo sebbene sopito.
Vi sono molti modi per celebrare questo commiato, uno è inscenare, alla maniera celtica, il mito da cui prende origine Mabon.
Il Giovane Signore partecipa alla Caccia al cinghiale e, nel momento in cui il cinghiale muore, muore egli stesso.
La congrega può scegliere il mito che meglio conosce, più vicino alla sua cultura, purché ricalchi l’archetipo del «Figlio della Luce» sacrificato.
Ad esempio, se vi sentite vicini alla cultura greca potete rivivere in qualche modo il commiato fra Persefone e Demetra, oppure il mito di Mitra se siete più vicini alla cultura Romana o, ancora (il che sarebbe splendido e molto potente) rivivere qualche leggenda del vostro paese che contenga l’archetipo del Mabon.
Se non avete lo spazio o la possibilità di inscenare la leggenda potete viverla attraverso una meditazione guidata dal Druido o dalla Sacerdotessa del gruppo.
Al di là di come, concretamente, sceglierete di accomiatarvi dalla «Luce» ricordate che questa non svanisce per sempre, essa tornerà più brillante, calda e forte di prima.
Perciò, lasciate che il vostro cuore si riempia di speranza e viva in una serena attesa.
Sebbene l’anno ritorni all’oscurità da dove era iniziato ricordate che è proprio in essa che sono custoditi i «semi della Luce». Il cerchio si è chiuso al solo scopo di ricominciare.
Dall’1 al 20 Ottobre nella rubrica «Gli Incanti di Igea» troverete quotidianamente incantesimi e rituali legati al periodo di Mabon creati o scelti per voi dall’antica tradizione magica di tutto il mondo.
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