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«La vita, come una cupola di vetro multicolore, tinge il candido splendore dell’Eternità»
P.B. Shelley
La Kabbalah |
Chi si occupa di scienze esoteriche avrà certamente notato come sia facile, tanto nei testi classici quanto nei moderni, imbattersi in un simbolismo che fa diretto riferimento alla così detta Kabbalah. Da questa considerazione iniziale apparirà quanto sia importante fare chiarezza su cosa è la Kabbalah, su quanto è antica e quali sono i suoi insegnamenti basilari.
Cercheremo di fare un po’ di chiarezza su questa scienza, tuttavia non ci addentreremo troppo in particolari, questo perché bisogna tener conto dei limiti propri a un articolo.
Riguardo all’antichità della Kabbalah a quanto pare non vi sono documenti storici che possano comunicarci qualche informazione certa. Di sicuro questa disciplina tradizionale si è trasmessa oralmente nei secoli in cui si è sviluppata, per poi essere trascritta successivamente in opere come lo Zohar e lo Sepher Jesirah.
In effetti, l’incipit di quest’ultimo testo suona pressapoco così:
«Il Libro Kabbalistico della Creazione in Ebraico, Sepher Jesirah, da Abramo in seguito trasmesso oralmente ai suoi figli; poi, visto il cattivo stato degli affari d’Israele, confidato dai saggi di Gerusalemme agli arcani ed alle lettere dal senso più nascosto.»
Questo passo afferma l’esistenza di un approccio di tipo esoterico.
Bisogna sapere che ogni antica religione presenta degli insegnamenti «in chiaro» e rivolti a tutti denominati «essoterici» e degli altri insegnamenti nascosti e riservati solo a pochi chiamati «esoterici».
Pertanto la Kabbalah s’inserisce in un contesto che vuole che gli insegnamenti profondi siano trasmessi in modo oscuro e non comprensibile alla maggior parte degli uomini. E già questa notizia dovrebbe porci in uno stato di allerta.
In effetti, quello di comprendere l’esoterismo sotteso è uno dei compiti dell’uomo lungo il sentiero verso la liberazione finale.
Secondo i Kabalisti l’uomo è l’immagine dell’universo nella sua interezza. Da qui il nome di Microcosmo, o Piccolo Mondo, assegnato all’uomo, in contrapposizione a Macrocosmo, o grande Mondo, attribuito invece all’Universo nella sua interezza.
Seguendo la Kabbalah, l’anima umana è composta da tre parti principali:
La prima è una porzione inferiore che s’identifica con la vita animale e l’istinto. Questa parte è denominata Nephesch.
La seconda è una porzione superiore alla precedente e costituisce il «principio immortale» detto Neschamah.
Detti due elementi sono separati, quindi richiedono un terzo elemento che funga da intermediario che poi è anche lo «Spirito» dei Filosofi. Tale mediatore è chiamato Ruah.
Questi tre principi pare corrispondano pressappoco a quelli che molti autori moderni chiamano rispettivamente Corpo, Volontà e Vita. L’insieme dei tre forma l’Unità dell’Essere.
Da dove viene l’uomo? E dove va?
Albero della vita con le dieci Sephiroth.
Si può anche notare l’associazione tra le
Sephiroth, lo Zodiaco e i pianeti classici.
La partenza per i kabbalisti equivale alla così detta «emanazione», infatti (seguendo la dottrina) l’uomo fu emanato da Dio come uno Spirito purissimo. Quest’emanazione era l’immagine stessa di Dio ed era formata da Forza e Intelligenza (rispettivamente Chocmah e Binah), positivo e negativo, maschio e femmina, Adamo ed Eva; in pratica gli opposti erano riuniti in un solo Essere.
Dopo la caduta, l’Essere Unico fu separato e in questa condizione avvenne la materializzazione della moltitudine di uomini e donne come realtà "divise". In pratica si tratta della condizione che conosciamo bene.
In effetti, ogni uomo e ogni donna hanno in se Ragione e Sentimento; l’uomo è in genere più fornito della prima, la donna del secondo. Però sia il maschio sia la femmina presentano contemporaneamente i due elementi a ricordare l’Unità primordiale.
A questo punto l’uomo, nel suo stato d’incompletezza, sottomesso alle passioni inferiori, deve cercare di recuperare la condizione originaria. Perciò continuerà a reincarnarsi fintanto che sarà liberato dal ciclo di morte e rinascita.
La Kabbalah dunque insegna la dottrina della reincarnazione così come molte religioni orientali.
L’obiettivo finale sarebbe ricostituire il grande uomo (Adamo) e la grande donna (Eva) riuniti insieme in un solo Essere.
Ricostituito l’androgine primitivo questo deve poi identificarsi all’origine primaria che è Dio. In questo modo ogni singola Anima si riunisce all’Anima Suprema così da completarsi a vicenda, formando un’unità perfetta. In questo stato meraviglioso la Creatura non è più un ente distinto dal Creatore.
Volendo riassumere il cammino di evoluzione-involuzione dell’umanità possiamo dire che questo inizia dall’Unità, dopo di che si sviluppa nella Molteplicità per poi (infine) ritornare all’Unità iniziale.
Se questa è la condizione dell’uomo o Microcosmo cosa dire dell’universo o Macrocosmo?
In effetti, così come l’uomo è costituito da organi (fegato, stomaco, cervello, polmoni, ecc.) e questi sono animati da un unico flusso vitale trasportato dal sangue, così l’universo è costituito da diverse galassie, sistemi stellari e pianeti attraversati tutti dal flusso vitale trasportato dalla Luce.
Queste correnti di Luce, analoghe (come abbiamo visto) al flusso ematico, sono all’origine dei così detti «Angeli» che sono delle forze che ricevono una personificazione dalla Kabbalah.
Infatti, una parte della tradizione ebraica studia questi esseri invisibili i quali ricevono e trasmettono a loro volta la Vita dell’Universo. Perciò i Kabalisti cercano di comprenderne i rispettivi poteri per agire di concerto con detti esseri di Luce.
Invero nell’uomo il flusso sanguigno non è l’unico mezzo attraverso il quale la Vita è portata in tutto il corpo. Esiste un’altra forza impalpabile che domina anche sullo stesso flusso sanguigno. Tale forza la potremmo chiamare «nervosa» questo perché utilizza i canali del sistema nervoso per spostarsi da un punto all’altro dell’organismo. Ora, questo flusso nervoso non è trasportato da organi cellulari, come avviene per i globuli rossi del sangue, bensì è un qualcosa di più «sottile» e «immateriale». Certamente non si tratta solo della così detta «corrente elettrica» anche se la natura di siffatto fluido misterioso è simile a quella dell’elettricità e del magnetismo.
I tre ternari dell’emanazione divina
rappresentati da tre triangoli concentrici.
H. Khunrath - Anfiteatro della sapienza eterna
Questo fluido è la forza «nervosa» dell’Universo (o Spirito) che trasporta la Vita a tutti i suoi organi, ossia a tutti gli esseri che costituiscono l’intera Creazione.
Dunque anche l’Universo ha un suo Corpo (gli Astri) una Vita (la Luce e le occulte forze attive della Natura chiamate «Angeli») e una Volontà che si trasmette per mezzo del fluido nervoso invisibile che gli occultisti chiamano «Magnetismo Universale» e i Kabalisti «Aour» che è l’Oro degli Alchimisti e la causa dell’Attrazione universale o Amore.
Anche l’Universo ha, secondo la teoria, un suo percorso di evoluzione-involuzione attraverso il quale ritorna all’origine come l’essere umano.
Da quanto abbiamo detto, se ne deduce che l’uomo è fatto a immagine dell’Universo e l’Universo (a sua volta) è fatto a immagine di Dio.
Per i Kabbalisti Dio è inconoscibile, essi lo chiamano «En Sof», espressione della lingua ebraica che letteralmente significa «senza fine».
Comunque questo Dio è suscettibile d’essere compreso solamente attraverso la Sua Manifestazione.
La prima manifestazione divina è la «Trinità» concetto fondamentale che si ritrova in diverse religioni. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella Kabbalah divengono Kether, Chocmah e Binah.
Questi tre nomi formano le prime tre Sephiroth delle dieci totali che (nella loro interezza o «Albero della Vita») esprimono tutte le emanazioni e manifestazioni di Dio.
I tre ternari che costituiscono la Divina Trinità
Precisamente per la Kabbalah le prime tre Sephiroth (ossia Kether, Chocmah e Binah) rappresentano lo «Spirito di Dio», la triade data da Adamo, Eva e dall’Umanità Intera rappresenta la Sua «Anima»; infine, il ternario formato dalla «Natura Naturante» (ossia il principio creatore di tutti gli esseri della Natura), dalla «Natura Naturata» (il complesso degli esseri creati) e dalla Natura Intera (o Universo) rappresenta il «Corpo di Dio».
Ovviamente questi tre ternari insieme alla loro Unità formale costituiscono le dieci Sephiroth che rappresentano lo sviluppo dei tre principi primieri della Divinità in tutti i suoi attributi.
In questo modo Dio, l’Uomo e l’Universo sono ciascuno schematicamente costituiti da tre termini. Dunque riassumendo le Sephiroth possono essere considerate come una rappresentazione di Dio, dell’Uomo e dell’Universo, ossia dello Spirito, dell’Anima e del Corpo di Dio.
Queste possono essere considerate anche come l’espressione dello sviluppo di uno qualunque delle prime tre Sephiroth o Trinità.
Da siffatti diversi punti di vista derivano l’oscurità e le apparenti contraddizioni nell’ambito della Kabbalah in riferimento alle nostre Sephiroth. Quanto detto valga come cenno introduttivo alla Kabbalah, per chi voglia addentrarsi nella questione occorrono testi ben più voluminosi di questo nostro piccolo articolo.
Sephiroth ebraiche messe a confronto con
quelle Indù e i numeri Pitagorici
Ecco cosa scrive a tal proposito Montereggio nel suo lavoro sulla Teologia occulta dell’India (1840):
«Il primo atto (ancora in se) di rivelazione di Brahma fu quello della Trimurti, trinità metafisica delle forze divine (procedenti dall’atto creatore) della creazione, della conservazione, e della distruzione (del cambiamento) che sono state personificate sotto il nome di Brahma, Vishnou e Schiva e viste come in un accoppiamento interiore mistico. Questa prima Trimurti divina passa allora in una rivelazione esteriore, e in quella delle sette forze procreatrici, o in quelle del primo sviluppo metafisico nella settuplice personificazione nelle allegorie di Maia, Oum, Haranguerbehah, Porsh, Pradiapat, Prakrat e Pran.»
Non entreremo nel merito della questione ripromettendoci di analizzare la cosmogonia indiana in un articolo apposito.
Comunque sia dando uno sguardo alla tabella si vede come ciascuno dei dieci principi può essere analizzato anche nei suoi rapporti con i numeri pitagorici.
Sembra dunque incredibile e quasi miracoloso che culture così distanti abbiano sviluppato modi di concepire Dio e l’Universo tanto simili tra loro.
Che vi siano stati dei contatti e influenze reciproche tra civiltà così lontane l’una dall’altra? Forse gli antichi disponevano di canali d’informazione e mezzi di trasporto più sofisticati ed efficienti di quelli che oggi gli sono attribuiti?
Veramente non lo crediamo.
Nel vangelo di Giovanni lo Spirito è paragonato al vento:
«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». (Giovanni 3,8)
Il Vento, geroglifico della libertà assoluta, soffia dove vuole a dispetto delle barriere morfologiche, delle distanze geografiche. Oltre lo spazio e il tempo, la Verità si diffonde in ogni dove vivificando gli uomini che hanno ricevuto il dono di Dio dell’unica archetipica Gnosi.
Il Marchese di Carabà
email: m.dicaraba@libero.it
L'industrie et le savoir-faire valent mieux que des biens acquis
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