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«Come risplendi...
Di quale mondi lontani mi porti i suoni...
Forse il tuo cuore conserva la luce delle stelle
e ne porta racchiuso il ricordo...
Hai cullato i miei sogni fino ad oggi
ora che la tua voce mi chiama
ora che sono pronta a cercarli...»
Di quale mondi lontani mi porti i suoni...
Forse il tuo cuore conserva la luce delle stelle
e ne porta racchiuso il ricordo...
Hai cullato i miei sogni fino ad oggi
ora che la tua voce mi chiama
ora che sono pronta a cercarli...»
I Doni del Popolo Fatato - Tiziana Mattera
Dolmen e Menhir: Porte d’accesso al mondo degli Dei |
Grand Menhir d’Er Grah (in bretone: Men-er-Hroëc’h, cioè
«Pietra della/e fata») (4.500 a. C.).
Si trova a Locmariaquer, Francia. è il più grande Menhir
del mondo, realizzato in pietra granitica.
Secondo il Prof A. Thom, il sito su cui si trovava in origine
doveva servire come una sorta di calendario lunare.
I Dolmen e i Menhir sono tra i più antichi monumenti esistenti, databili addirittura al neolitico. Nessuno sa con certezza quale fosse la loro funzione ma ciò che li rende ancora più misteriosi è il fatto che, sebbene i più famosi dolmen e menhir del mondo si trovino in Irlanda, a Stonehenge, essi siano sparsi per tutta l’Europa, specie Occidentale, ma esistono molti esemplari anche in Africa e in Asia, legando terre lontane e culture agli antipodi, con un sottile filo invisibile che si snoda e si aggroviglia per tutto il Pianeta.
Menhir
Il termine Menhir deriva da due parole bretoni, «men»: pietra, e «hir»: fitto o alto. Menhir vuol dunque dire «pietra alta o fitta».
Le dimensioni e la forma di questi monumenti sono molto variabili, possono andare da appena ottanta centimetri fino a superare i dieci metri come quelli di Stonehenge.
Sebbene alcuni Menhir abbiano la forma di un parallelepipedo, la maggior parte sono colonne monolitiche infisse nella pietra. Solitamente, le facce larghe sono orientate da Est a Ovest e possono facilmente essere utilizzate per scandire il tempo, segnare i solstizi e gli equinozi, momenti fondamentali della spiritualità celtica, profondamente legata alla Terra e ai suoi cicli.
Si suppone che fra le tante funzioni svolgessero anche quella di osservatori astronomici, infatti, sebbene non siano giunte fino a noi testimonianze di un ruolo centrale svolto dall’Astrologia, come, invece, avveniva presso altre civiltà quali i Greci, gli Egizi e i Fenici, è sensato supporre che lo studio dei corpi celesti rivestisse, presso i celti, una certa importanza, essendo questo popolo un attento osservatore della Natura e dei suoi fenomeni.
L’Asse Cosmico
Nessuno sa quale popolo abbia in realtà eretto i Menhir. Per quel che riguarda Bretagna e Isole Britanniche, essi erano oggetto di culto presso un misterioso popolo autoctono dalla statura piuttosto bassa, il cui complesso sistema religioso e le cui conoscenze magiche avevano colpito in modo particolare i Celti, nuovi conquistatori delle isole che ben presto li identificarono con il mitico «Piccolo popolo».
Menhir conficcato nella roccia.
Si tratta di uno dei megaliti di
Giurdignano visitati da Cronache
Esoteriche durante l’estate 2012.
È possibile che i luoghi in cui i Menhir erano situati fossero considerati punti particolarmente adatti a stabilire un contatto, una comunicazione, con il mondo ultraterreno e ultra-umano, in poche parole con gli Dei.
Simbolicamente il Menhir forma una linea retta che unisce i tre mondi, quello «celeste», spirituale, divino, situato in cielo; il mondo umano, cioè la «Terra di mezzo» e il «mondo infero», nel senso di mondo situato al di sotto, in altre parole il mondo dei morti. Difatti, queste colonne granitiche, sono un perfetto simbolo dell’«Asse Cosmico», che unisce il Cielo e la Terra.
La spiritualità celtica si basava su due principi cardine: il Sistema Ternario, sintetizzato dal simbolo del «Triskel» e la contrapposizione/complementarietà degli opposti. Il principio è simile al sistema taoista dello Yin e dello Yang e, cioè, principio femminile/maschile, o anche di Attivo (Luminoso) / Passivo (Oscuro), chiamati Samos e Giamos.
L’intera creazione era il risultato dell’alternarsi e fondersi dei due principi. Tale danza degli opposti è perfettamente sintetizzata dai Menhir, infatti, una pietra eretta e squadrata, simbolo fallico dell’energia fecondante, Maschile e Luminosa Samos, è conficcata in pietre cave, simbolo del ventre accogliente, Oscuro, Femminile e Giamos.
I Menhir di casa nostra
Sebbene la massima concentrazione di Menhir si abbia nell’Europa Occidentale, specie in Bretagna e nelle Isole Britanniche esistono diversi esemplari di Menhir anche in Italia. Sorprendentemente, la regione che detiene il primato della maggior concentrazione di Menhir, è la Sardegna con ben 100 Menhir sparsi su tutto il territorio, seguita a ruota dalla Puglia con 79 Menhir per lo più presenti nell’Area Salentina.
Uno dei Menhir di Tortoli, in Sardegna.
L’Isola è il territorio con la più alta
concentrazione di megaliti in Italia.
Dolmen
L’etimologia della parola «dolmen», invece, è più controversa e difficile da risalire. Il termine, appare per la prima volta nel VII secolo, in ambito della storiografia francese. Si tratta, anche questa volta, dell’unione di due termini bretoni: «t(d) aol» (forse imparentato con il latino tabula), tavolo e «men», pietra.
Occorre però evidenziare che la parola è coniata e non appartiene alla lingua bretone. Il vero termine bretone per designare un dolmen è, infatti, «Liah vaen», insieme con altre varianti.
Altri dizionari etimologici rintracciano l’origine di «dolmen» nella lingua celtica parlata in Cornovaglia, precisamente nella parola «tolmen», che avrebbe designato in origine un cerchio di pietre o una roccia scavata.
In effetti, i dolmen, sono costituiti da più pietre sistemate in modo da formare una sorta di grotta o di «casetta» in pietra. Alcuni, più profondi, possono perfino ospitare delle persone, mentre altri, molto più bassi, possono fungere da altari. Come i Menhir, i Dolmen sono precedenti alla cultura celtica, sebbene siano meno antichi.
Anche sui Dolmen esistono differenti ipotesi, tra le quali che si trattasse di monumenti funerari. Secondo altre teorie, invece, svolgevano la funzione di altari e luoghi di culto.
In realtà è piuttosto possibile che, nel corso dei secoli abbiano svolto entrambe le funzioni.
Stonehenge all’alba del 21 marzo.
Le pietre di Stonehenge sono allineate con un
significato particolare ai punti di solstizio ed equinozio.
Di conseguenza alcuni sostengono che Stonehenge
rappresenti un «antico osservatorio astronomico».
Il portale al Regno degli Dei
In effetti, i dolmen sono delle colline artificiali, alcune volte sono addirittura semi-interrati e ricordano il portale per il mondo degli Dei, i Tuatha de Dannan.
Il mondo dei morti non era, per i celti, separato da quello dei vivi, semplicemente questo esisteva su un livello differente, raggiungibile fisicamente attraverso portali che lo mettevano in comunicazione con il nostro mondo. A ben dire, secondo i Celti, il mondo dei morti non era il paradiso o l’inferno che spesso immaginiamo bensì corrispondeva al mondo del mistero e del sovrannaturale, degli Dei e dell’origine di ogni cosa.
Nella loro visione ciclica del cosmo non potevano che immaginare che, una volta morti, si tornasse all’origine di tutte le cose, al proprio punto di partenza, né più né meno di quanto facesse il sole nel suo peregrinare nel cielo, di giorno in giorno e di stagione in stagione.
È proprio nel tipo di scansione del tempo che troviamo confermata questa visione. Secondo i celti, infatti, il giorno cominciava al tramonto e non già all’alba, questo perché nella loro cultura la luce nasceva dalle tenebre, così come ogni nuova vita nasce nel grembo materno, nel segreto di un uovo o nel mistero della terra. Ne conseguiva che ogni cosa manifesta aveva la sua origine nel non manifesto.
Aderendo a tale filosofia era più che logico che i Celti vedessero nei Dolmen non già un macabro simbolo di decadenza, ma il simulacro della vita nascente, del mistero, porte di accesso al mondo degli Dei.
Dolmen Sa Coveccada - Mores, in Sardegna.
È il dolmen più grande dell’intera area Mediterranea,
alto 2,70 metri e lungo ben 5 metri.
Purtroppo manca la parete posteriore del monumento
e parte delle chiusure.
Come i Menhir, anche il maggior numero di Dolmen si trova nell’Europa Occidentale, tuttavia, sebbene in quantità minore rispetto ai Menhir, la nostra penisola vanta una discreta presenza di questi megaliti su tutto il suo Territorio. Ancora una volta le regioni in testa sono Puglia (102) e Sardegna (78).
Misteri irrisolti
La forte presenza delle due tipologie di megaliti nell’Italia Meridionale fuga ogni dubbio circa la loro costruzione per opera dei celti che abitarono, invece, il Settentrione, senza tuttavia chiarirne il mistero.
Sebbene la scienza ufficiale rifiuti di aderire alla teoria che vuole i megaliti costruiti su nodi energetici terrestri, le usanze popolari smentiscono questa presa di posizione. Infatti, i Dolmen e i Menhir hanno continuato a essere luogo di culto anche di riti cristiani. Altre volte sono stati protagonisti di leggende e miti dal forte sapore pagano che, ahimè, portarono alla distruzione di diversi esemplari.
È possibile che il culto di questi megaliti sia stato tramandato fin dalla «Notte dei Tempi», di generazione in generazione, per secoli, valicando religioni e culture per semplice abitudine, ignoranza e superstizione?
Può darsi, ma noi di Cronache Esoteriche abbiamo deciso di indagare più da vicino e nell’Agosto 2012 siamo andati a visitare quattro dei 79 Menhir e due dei 104 Dolmen sparsi nel territorio pugliese.
Se volete sapere cosa abbiamo scoperto, o meglio percepito, date un’occhiata al nostro Diario di Viaggio.
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