|
«Le idee non hanno età: sono vecchie quanto il pensiero umano. Ma sono state espresse in modo diverso, secondo le epoche.»
O. Wirth - «I Tarocchi»
O. Wirth - «I Tarocchi»
Origine dei Tarocchi - Parte Prima |
L’origine dei Tarocchi è quanto mai misteriosa. Esistono poche e frammentarie notizie sull’introduzione delle carte da gioco in Italia, questo ha dato luogo a molte ipotesi sulla loro origine ma nessuna sembra svelare il mistero.
Personalmente non pretendo di svelare il mistero, ma ho una mia teoria, una specie di visione in parte ispirata dalla storia stessa o da quei frammenti di storia conosciuti e in parte frutto di una spece di sogno, come un ricordo sbiadito.
Il sogno inizia nell’Europa del primo Medioevo, in Spagna, o forse in Italia. Gli arabi sono al potere, le strade profumano di cous-cous, spezie e gelsomino. Uomini bruni camminano fieri, in abiti bianchi e vaporosi fra la gente del luogo. Insieme all’astrologia, la matematica gli antichi testi di Filosofia greca e la poesia i conquistatori mori pare abbiano portato anche delle strane carte da gioco, tutti le chiamano Naibi;
Chiesa di San Giovanni a Palermo.
La grande influenza degli Arabi sulla cultura
della Spagna e dell’Italia Meridionale è
testimoniata dallo stile architettonico di molti
monumenti.
Dalle bettole dei vinai, le carte passano nelle osterie e nelle locande, così il gioco si diffonde in sempre più paesi, ben oltre la dominazione turca e giunge fino in Italia Settentrionale e forse persino in Germania. Le persone che giocano sono tantissime, presto il gioco d’azzardo diviene un problema sociale. Le famiglie sono stritolate dai debiti di gioco cotratti con gli usurai, aumentano i furti, gli uomini si accoltellano accusandosi vicendevolmente di barare e le strade sono sempre meno sicure: di fronte a questi disordini i capi di stato e la chiesa stessa decidono di intervenire.
Documenti, frammenti di mazzi testimoniano che questo sogno, forse un sogno non era.
Difatti, documenti storici, risalenti alla fine del Trecento, attestano l’esistenza di un gioco di carte saracene (nome con il quale erano designati tutti i paesi musulmani che si affacciano sul Mediterraneo) chiamate "Naibi" introdotte in Italia. L’ipotesi è molto interessante, soprattutto se si considera che proprio ai saraceni si deve l’introduzione in Europa delle fabbriche di carta, a cominciare da quella fondata nel 1150 a Jàtiva, tuttavia in nessuno di questi documenti è descritto come sia composto il mazzo e le uniche carte di naibi pervenute fino a noi non sembrano dissimili dalle semplici carte da gioco oggi presenti in Spagna e cioè carte numerali di bastoni, denari, spade e coppe. Il Corano, infatti, vieta la rappresentazione di figure umane.
Le carte giunte ai giorni nostri sono spaiate. L’unico mazzo giunto integro è il Malùk wanuwwàb formato da cinquantasei carte tutte assolutamente astratte, è dunque impossibile stabilire se i Tarocchi derivino davvero dai Naypes o meno, quello che si sa per certo è che ben presto le carte mammalucche si diffusero in gran parte d’Europa. La diffusione delle carte e dei giochi d’azzardo in genere è attestata da molti documenti con i quali i governatori proibirono i giochi con carte, dadi e da tavolo in genere, in diverse città d’Italia e d’Europa.
Carte da gioco di un antico mazzo indiano.
Ancora oggi esistono in India carte rotonde di
questo tipo usate per giocare.
Un’ipotesi è che i mazzi in questione fossero una riproduzione di carte provenienti dall’India. In effetti, si pensa che le carte da gioco provengano dall’India, dove esistevano diverse raffigurazioni sia numeriche sia emblematiche, e che da lì siano poi state esportate dagli arabi in Europa. Sicuramente le carte emblematiche non ricevettero fortuna presso i musulmani ortodossi che le avranno considerate blasfeme, specie quando rappresentavano le divinità indù e le loro gesta, ma non bisogna dimenticare che gli appartenenti alla setta Sufi erano molto più elastici in fatto di prescrizioni coraniche, dunque non è da escludere che trovando interessanti le allegorie indù le abbiano riprodotte. La segretezza (pensare che la legge coranica non andasse colta alla lettera non corrispondeva certo alla libertà di non farlo), il tempo, la distanza e l’estro di artisti che magari di sfuggita hanno visto e riprodotto il mazzo ha probabilmente fatto il resto. Ma la storia non è così semplice, o quantomeno lineare.
I documenti, le carte, le prove, le certezze sono di nuovo inghiottite dal sogno, dalla favola nelle faville turbinanti di un falò acceso in mezzo al deserto da una carovana di mercanti. Giocano a carte, ci sono diversi mazzi di carte, ogni carovana ha le sue, alcuni hanno anche le carte vietate, quelle con le figure. Ce ne sono di diversi tipi anche di quelle. Si dice vengano dalla «Setta Verde», i rinnegati, i Sufi. Altre carte, invece, vengono dall’Italia. Gli Infedeli non sanno apprezzare le figure dell’arte islamica, idolatri per natura devono rappresentare tutto con idoli e così, ai naibi con i numeri hanno aggiunto dei disegni blasfemi.
I mazzi passano di mano in mano, giorno dopo giorno, anno dopo anno, le carte si mischiano in mazzi sciatti oppure si vestono d’oro e d’azzurro nei mazzi di califfi e principi e la fiamma incerta di una candela scioglie nuovamente le nebbie del sogno, qualche mazzo di carte, qualche appunto su documenti sgualciti sono quanto rimane della scorribanda fatta da una favola nella nostra realtà sbiadita.
Tre esemplari del mazzo Malùk wanuwwàb,
come si può vedere i disegni ricordano molto i
semi delle attuali carte da gioco e degli
Arcani Minori.
L’alito gelido dei gargoyle che osservano il mondo muti, dalle vertiginose altezze delle cattedrali gotiche, ci riportano al sogno, al centro della fiaba.
Libri di pietra, in forma di cattedrale vengono eretti al centro delle città.
I palazzi nobiliari dispensano storie, insegnamenti, favole attraverso gli intagli che artigiani esperti praticano nella pietra. Gli occhi dei passanti sono assaliti da un brusio assordante di statue e icone e edicole agli angoli della strade. Tutto ciò che viene dipinto o scolpito ha un significato, parla con la chiarezza di una stella al viandante distratto e brilla, per colui che passeggia con animo attento.
I signori ospitano pittori perché adornino i loro saloni con affreschi mirabili e persino i falegnami s’industriano a realizzar opere significative su stipiti, tavoli, sedie e credenze. Tutta la conoscenza è lasciata, in questo Medioevo, alle figure. Le parole non sono sufficienti a contenere le sillabe della fantasia che queste vaste anime possono concepire, così le immagini sono elevate a veicolo del verbo. Tale è la sete di conoscenza di queste genti che esse desiderano che ogni vicolo, ogni ponte sia spunto di nuove riflessioni e insegnamenti. Neppure i giochi dei fanciulli e dei ragazzi sono esclusi da questo carosello della sapienza e, insieme ad altri giochi ecco che nascono mazzi di carte didattici perché possano imparare le virtù e le scienze mentre si trastullano.
Come nel deserto tante, tantissime, sono le carte prodotte, tanti i soggetti, tanti quanti la fantasia sa offrirne ma non tutti han certo la stessa sorte. Taluni sono cari alle giovani menti più d’altri e così le leggi di mercato s’impongono sulle sregolatezze dell’estro… un nugolo di carte sono ingoiate dall’oscurità dell’oblio e due mazzi di carte si sostituiscono al sogno.
I primi mazzi
Dalle carte da gioco quattrocentesche emergono, d’improvviso, due mazzi, per struttura e figure, del tutto identici ai moderni tarocchi, si tratta del mazzo Visconti-Sforza appartenente, appunto alla nobile famiglia milanese e i Tarocchi Dorati D’Este, provenienti dalla corte dei duchi d’Este di Ferrara.
Sebbene simili ai tarocchi queste carte non erano conosciute con tale nome bensì con quello di Trionfi ed erano impiegate per giochi di società, molto di moda nelle corti. Molto probabilmente in questi giochi il fattore fortuna era poco rilevante mentre vinceva il giocatore più abile, intelligente e colto. Con tutta probabilità il gioco aveva attinenza con quello degli scacchi anzi non è da escludere un’origine comune specie se si tiene conto che, come le carte, gli scacchi furono introdotti in Europa dagli Arabi che, a loro volta, li avevano importati dall’India. Inoltre, il fatto che alcuni mazzi di Trionfi fossero creati e utilizzati anche come giochi didattici, conferma la teoria che li vuole un gioco basato più sull’abilità che sulla fortuna.
I primi Trionfi erano realizzati a mano, singolarmente, da artigiani e addirittura pittori con materiali pregiati come l’oro e l’argento.
Per questo motivo, il gioco dei Trionfi inizialmente era praticato unicamente nelle corti, i mazzi erano commissionati esclusivamente da nobili e regnanti come pegni e regali di altissimo pregio per parenti, amanti, amici e sovrani da ingraziarsi, come tra l’altro provato da diversi registri di corte e cenni sulla corrispondenza dei nobili che li commissionarono e intrecciarono a queste carte, sebbene in parte minore, il proprio destino e la propria storia.
Infatti, i personaggi della carte riportavano, a volte, le insegne della famiglia committente sugli abiti, come nelle carte del mazzo Visconti-Sforza. Alcuni mazzi furono commissionati per celebrare un avvenimento come delle nozze, una vittoria o solo per attestare il potere e la supremazia delle famiglie regnanti. Come vedremo più avanti, in alcuni casi i tarocchi didattici furono impiegati per rivendicare libertà e indipendenza delle città in cui furono realizzati. Nei tarocchi erano veicolate idee e conoscenze e allo stesso tempo essi erano un gingillo così amato dalla nobiltà che attraverso i disegni divennero testimonianze della storia d’Europa ma anche della storia personale dei principi e delle duchesse che li desiderarono, che li acquistarono o regalarono, come scopriremo nelle prossime lezioni. Tuttavia, mentre testimoniavano la Storia, i Tarocchi ne erano anche influenzati e vivevano una storia tutta loro.
Dalle Corti alle Osterie
Non si sa come e perché ma qualche bel furbone deve aver capito che queste carte potevano fare molte fortune, bisognava solo trovare il modo di venderle a quante più persone possibile e così, a un certo punto, fu inventato un modo semplice ed economico per realizzare i ventidue Trionfi: la stampa con modelli di legno intagliato. I mazzi così realizzati erano molto grezzi, spesso sgraziati e assolutamente identici gli uni agli altri, non avevano alcun pregio artistico ma tutto il vantaggio di essere economici, alla portata di tutti. Così, i Tarocchi, pardon Trionfi, si spogliarono della purezza dell’oro per entrare con umili abiti e semplice linguaggio nelle bettole, le taverne, le bische e le mense degli uomini comuni. Il gioco cortigiano si trasformò in gioco volgare (che appartiene al Volgo), e il fattore fortuna finì col prevalere sull’abilità e, soprattutto, sulla cultura. Di quei giochi rimangono, oggi, tutti i giochi di carte conosciuti con le classiche carte Italiane e Francesi. Si ritiene, infatti, che a un certo punto i Trionfi, che presso i nobili avevano tanto valore, siano diventati carte inutili nelle mani popolane e che per questo siano state pian piano abbandonate fino a scomparire del tutto dal mazzo usato per giocare.
L’unica carta degli arcani maggiori rimasta nelle carte da gioco moderne è il così detto Jolly e cioè la carta del Matto, ancora oggi senza numero. Nei mazzi italiani non esiste un vero e proprio Jolly, tuttavia, in alcuni giochi di carte, una carta di corte o il sette di denari è fatta valere come «Matta». Questa teoria trova conferma in giochi come il Poker e la Scala Quaranta, dove l’abilità dei giocatori ha un’importanza quasi uguale a quella del fattore fortuna. Inoltre, in entrambi i giochi, lo scopo è di realizzare delle scale di valori o delle figure che in passato potrebbero avere avuto delle valenze simboliche differenti.
Tuttavia, passò moltissimo tempo prima che le ventidue lame scomparissero del tutto dai giochi e in questo frattempo si annodarono anche alle storie del popolo, influenzando gusti e venendo influenzate dando così voce a coloro che sono taciuti dalla storia, portando fino a noi gusti, mode, pensieri e aspirazioni che altrimenti sarebbero state obliate per sempre. Di questi e altri segreti dell’umanità, custoditi nelle arcane carte, ci occuperemo nelle prossime lezioni, perché i tarocchi sono un libro muto a più strati, che conserva più saperi e non meno importante è il sapere della nostra storia, della nostra umanità e del suo effimero passaggio sulla Terra non foss’altro per vedere e toccare come tutto passi e come tuttavia, ogni cosa resti uguale e sempiterna.
Articoli Correlati:
- Presentazione Corso
- Introduzione alla Cartomanzia
- Purifica Tarocchi
- Origine Tarocchi
- Rito della Cartomante
- Croce Semplice
- Meditazione dei Destini Incrociati
- L’Appeso
Inizio Pagina