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«Chi conosce sventura sa che l’uomo
se lo travolge l’onda del dolore,
in ogni cosa fiuta una minaccia.
Ma se il destino scorre dolce, pensa
che sempre spiri uguale la fortuna.»
Eschilo
se lo travolge l’onda del dolore,
in ogni cosa fiuta una minaccia.
Ma se il destino scorre dolce, pensa
che sempre spiri uguale la fortuna.»
Eschilo
Introduzione alla Cartomanzia |
La Cartomanzia è una mantica ovvero un’arte divinatoria praticata per mezzo di particolari carte.
Essa è praticata principalmente con due tipi di carte i Tarocchi e le Sibille, più recentemente a queste si sono aggiunte nel corso del tempo altri tipi di carte divinatorie. Questo corso si occuperà principalmente della divinazione con i Tarocchi, rimandando la divinazione con le Sibille ed altri tipi di carte ad altre sedi.
Cos’è la Divinazione
Solitamente si pensa che la Divinazione o Mantica sia semplicemente l’arte di predire il futuro ma non è esattamente così.
Il verbo «divinare» proviene dal latino nominativo di «divinus», ovvero «che appartiene o è proprio di un Dio».
Il termine era applicato dai Romani agli indovini (ispirati dal Dio) i quali, leggendo i segni, ricevevano rivelazioni di diverso genere dagli Dei.
La parola «mantica» invece, proviene dalla parola greca «mantis», indovino, la cui origine è «mainein», che significa «essere in delirio», «in estasi».
Nel «Fedro» Platone scrive:
«I più grandi fra i beni giungono a noi attraverso la mania, che è concessa per un dono divino. [...] Infatti la profetessa di Delfi e le sacerdotesse di Dodona, in quanto possedute dalla follia (mania), hanno procurato alla Grecia molte e belle cose, sia agl’individui, sia alla comunità».
In particolare Platone distingue ben quattro tipi di «delirio divino», la mania profetica, la mania iniziatica o mistica, la mania poetica e la mania erotica. Tutte e quattro le specie, afferma Platone, sono generate da un mutamento, voluto dal Dio, delle nostre consuete regole sociali. Platone fa anche una distinzione fra la mania o follia «divina» e quella dovuta a malattia.
Da quanto detto fino ad ora possiamo dunque dedurre che la divinazione o mantica, quindi, non è semplicemente l’Arte di predire il futuro, bensì la capacità di interpretare i segni attraverso il raggiungimento di uno stato altro di coscienza durante il quale le regole che accettiamo quotidianamente sono sospese e i limiti della mente umana vengono momentaneamente superati divenendo un medium (dal latino mezzo, strumento) divino.
Ma se la divinazione non è l’arte di predire il futuro e dunque non serve a sapere quanto sta per succedere a cosa serve? Perché fin dalla notte dei tempi i popoli si cimentano in questo esercizio?
La risposta giunge ancora una volta dalla Grecia.
sul Tempio dell’Oracolo di Delfi: Γνωθι σαυτον, gnôthi sautón (nosce te ipsum), la cui traduzione suona così: « Uomo, conosci te stesso, e conoscerai l’universo e gli Dei»
Questo, dunque, è lo scopo ultimo della divinazione: la Gnosi, la Conoscenza ultima.
E’ vero, la Pizia, a dispetto di questa iscrizione dispensava oracoli riguardanti il futuro, ed altre informazioni di carattere meramente pratico come, ad esempio chi è il ladro di una certa cosa, quando l’esercito dovrà attaccare ecc. ma non sono gli Dei a decidere come guidare gli uomini. Ogni persona chiede all’Oracolo nella misura delle sue possibilità, secondo il suo stato materiale, fisico, intellettuale e spirituale e nella stessa misura gli sarà risposto, poiché chi cerca trova e ciascuno di noi trova solo quel che stava cercando.
Così a Timodano, proprietario di miniere d’argento, il quale chiedeva dove fosse meglio impiegare il proprio denaro, se in una flotta mercantile o in un negozio l’oracolo rispose che doveva restare in città e aprire un negozio.
Ma Socrate ebbe una sorte diversa, alla domanda su chi fosse l’uomo più sapiente del mondo, egli si sentì rispondere: Socrate cioé egli stesso.
Nel primo caso, quello di Timodano, l’Oracolo resta su un piano materiale, in un certo senso gli predice il futuro. Le conseguenze di quanto consiglia restano su questo piano avendo una eco molto bassa al punto che, se non fosse stato per la tavoletta su cui domanda e risposta sono incise non avremmo mai conosciuto questo episodio.
Un’ anima come quella di Socrate, invece, non aveva alcun interesse per il mondo puramente materiale, egli aveva altre inquietudini. Egli non chiese nulla del futuro: la sua domanda era di carattere più spirituale, egli ricercava l’uomo più sapiente del mondo, la fonte della Conoscenza e la mania dell’oracolo non potè che indicargli il percorso di ricerca e conoscenza interiore che tutti ben conosciamo e al quale dobbiamo davvero molto.
Ora, poiché la divinazione è una e a cambiare sono solo gli strumenti usati diremo che nella cartomanzia le carte, in particolare i tarocchi, sono lo strumento per entrare in contatto con il divino, per giungere, insomma alla propria mania e, allo stesso tempo, i segni da interpretare.
Chi è il cartomante
Resta da stabilire come debba essere un buon cartomante, quale sia il modello cui dovremmo rifarci.
Un cartomante è semplicemente una persona come tutte le altre, non ha caratteristiche fisiche specifiche, non veste in un modo particolare né aderisce ad un tipo preciso di culto o filosofia e tuttavia egli è una persona non comune: un cartomante è molte cose insieme.
Tanto per cominciare poiché pratica la divinazione egli s’interfaccia con il sacro dunque è in qualche modo un sacerdote è il medium, il mezzo attraverso cui il divino si manifesta all’umanità. Ovviamente la pratica della divinazione implica sensitività, intuito, cura della spiritualità. Bisogna ricordare che in natura tutto è analogia e il simile attrae il simile. Ciascuno di noi attrae le «divinità» o «energie» affini alla sua spiritualità.
Chi si rivolge ad un cartomante ha spesso dei problemi, non necessariamente gravi ma come non si cerca da mangiare se non si ha almeno appetito così non si cerca un cartomante se non si ha nulla da chiedergli. I problemi del consultante possono essere delle nature più disparate e che coinvolgono non solo la sua sfera affettiva, finanziaria o fisica ma anche psicologica, sentimentale ecc. Inoltre, un crollo finanziario ha certamente risvolti psicologici e affettivi in chi ne è vittima/protagonista, così come una separazione di amanti ha dei risvolti finanziari e psicologici oltre che sentimentali.
Un buon cartomante deve avere la sensibilità di comprendere questi risvolti e la capacità di aiutare il consultante (colui o colei che richiede il consulto) a farvi fronte. Da questo punto di vista egli è tanto amico e fratello del consultante quanto psicologo.
Ovviamente quando dico psicologo non intendo che abbia una laurea in psicologia né che egli sostituisca il lavoro dello psicologo. Quando parlo di psiche mi riferisco alla ψυχη greca, quindi alla comprensione dell’anima. Compito del cartomante è aiutare le persone a raggiungere una maggiore consapevolezza di se e della propria vita così che possano loro stesse trovare soluzione ai propri problemi.
A tutti noi è capitato nella vita di affrontare periodi bui nei quali abbiamo pensato di non farcela. In quei momenti non abbiamo bisogno di qualcuno che giudichi ma di qualcuno che ci comprenda e ci ami. In questo senso dobbiamo cercare in noi amore nei confronti di chi ci chiede un consulto, avere la capacità di vedere in lui nostro fratello, nostra madre o il nostro migliore amico.
In sintesi il cartomante è una persona dalla mente aperta, che coltiva in se conoscenza e compassione, allena lo spirito cercando di mantenersi umile e, per di più ha sviluppato la capacità, seppur momentaneamente, di andare oltre la comune ragione e guardare le cose da una prospettiva più aperta, libera da pregiudizi, nozioni e limiti e, in questa condizione che chiameremo «stato alpha» o «mania», in un modo del tutto arcano, riesce a trarre dall’insieme delle carte cadute sul tappeto un responso miracolosamente sensato.
Ora però non fatevi spaventare, chiunque può essere un bravo cartomante è solo una questione di allenamento.
Certo, alcuni obietteranno che bisogna nascere con il dono e che solo alcune persone speciali lo ottengono ma non lasciatevi abbattere.
Il fatto che non tutti possano diventare Beetoven non vuol dire che chiunque non possa imparare a suonare bene il piano.
Lo scopo non è diventare Beetoven, lo scopo è suonare una bella musica. Lo scopo di un cartomante non ` ricevere un riconoscimento dal mondo esterno, egli si prefigge di conoscere se stesso. Le Carte non ci chiamano per fini egoici ma solo per guidarci ad una spiritualità più alta.
Il mazzo dei Tarocchi
Ora che sappiamo cos’è la cartomanzia e chi è il cartomante è giunto il momento di conoscere il suo strumento di lavoro: il mazzo di Tarocchi.
, iniziatico, uno strumento creato apposta per pensare. Come scrisse Eliphas Levi
«i Tarocchi sono una vera macchina filosofica che arresta il vagabondaggio della mente, lasciandole la sua iniziativa e libertà. I Tarocchi sono la matematica applicata all’assoluto, l’alleanza del positivo e dell’ideale, una serie di pensieri esatti come numeri, forse la concezione più semplice e vasta realizzata genio umano...»
Ora questa «macchina filosofica» è formata da settantotto lame o arcani, ventidue delle quali sono carte emblematiche dette Arcani Maggiori, Trionfi o Aoutes (dal francese sopra a tutti, per estensione di maggior valore) cinquantasei carte numerali, divise in quattro semi (denari, bastoni, coppe e spade) e dette Arcani Minori.
Gli Arcani Maggiori sono la raffigurazione dei grandi archetipi e delle forze che si muovono nel macrocosmo. Gli Arcani Minori, invece possono essere considerati la raffigurazione dettagliata delle potenze cosmiche e, allo stesso tempo gli eventi e le forze del microcosmo. Questa descrizione è molto sommaria e lacunosa, ogni arcano è in realtà una finestra su un intero straordinario mondo ma avremo modo di soffermarci su ciascun gradino di questa splendida scala verso il cielo nelle lezioni successive dedicando una lezione ad ogni singola carta.
Scegliere il mazzo
Il mazzo più usato e conosciuto è sicuramente l’Antico Tarocco di Marsiglia ma in commercio esistono un’infinità di mazzi, alcuni creati da grandi maghi ed esoteristi come il mazzo «RWS Waite», il famoso «Libro di Thoth» di Etteilla, il «Libro di Thoth» di Crowley e i «Tarocchi Universali» di Wirth. Nel corso dei secoli gli artisti, gli esoteristi e pensatori che hanno incontrato le misteriose carte ne sono rimasti affascinati rapiti e ciascuno ha creato un mazzo tutto suo donando alla cartomanzia nuovo impulso, nuove interpretazioni e visioni, ma qual’è il mazzo migliore? quello più vicino all’originale?
Non esiste. Nessuno sa quando esattamente i tarocchi siano nati, nessuno sa come era il primo mazzo di tarocchi né cosa volevano davvero dire e comunicare le prime persone che lo hanno creato se mai ci sono state delle persone che lo hanno disegnato dal nulla.
Un mazzo di tarocchi è per il cartomante come un amante, non esiste quello perfetto in assoluto, esiste solo quello perfetto per noi.
Ogni mazzo ha una sua energia, conferitagli dalla persona che lo ha immaginato, da chi lo ha progettato, da chi ha eseguito i disegni ed anche, in minima parte da chi lo ha poi realizzato stampandolo.
Chi ha immaginato e progettato il mazzo aveva una sua idea della vita, del cosmo ed anche degli stessi Tarocchi e l’ha impressa in quei disegni, ogni mago, ogni esoterista o artista che abbia dato vita ad un mazzo di Tarocchi vi ha lasciato dentro una parte di se.
FLUELLEN: Col vostro permesso,
alfiere Pistola, la Fortuna è un
eccellente simbolo.
W. Shakespeare Enrico V.
Quando incontrate il vostro mazzo lo saprete, non importa se lo troverete su una bancarella o nell’e-shop quando lo troverete qualcosa si muoverà in voi, vorrete quel mazzo, allora non pensateci troppo, prendetelo e fate proprio come si fa con un nuovo amico: fateci amicizia.
Anche il numero di tarocchi da usare non è un dogma. Ad esempio io ne adopero abitualmente tre.
Il classico Mazzo di Marsiglia per la maggior parte delle meditazioni e giochi, il Libro di Thoth di Etteilla per alcuni altri giochi, i Tarocchi Medievali di Marchesi per la maggior parte dei giochi, specie quelli che faccio per le persone che amo.
Il fatto è che avendo energie e anime diverse i mazzi possono parlarci dello stesso fenomeno da punti di vista differenti, proprio come fanno le persone. Alcune carte saranno più adatte per un certo tipo di meditazione piuttosto che un altro, oppure per un tipo di gioco, perciò molti cartomanti hanno un mazzo principale ed una collezione di altri mazzi.
Le domande ricorrenti
- Comprare il mazzo o farselo regalare?
Questa è la prima domanda che solitamente si pone chi si avvicina per la prima volta ai tarocchi.
Dunque, essendo i tarocchi una via iniziatica è necessario esservi in un certo senso destinati, ricevere un segno di questo destino.
Nel corso della storia questo segno è stato semplificato nel regalo per simboleggiare il dono della veggenza che il cartomante deve possedere.
In realtà il fatto stesso che i tarocchi siano entrati nella vostra vita in maniera così forte da farvi sentire l’esigenza di possederli è un segno di per se sufficiente dunque, se li desiderate comprateli.
Potrebbe capitare che qualcuno vi dica che comprare da se il primo mazzo porta sfortuna, nulla di più assurdo. La sfortuna non esiste, dunque nulla può portare sfortuna.
La seconda domanda ricorrente riguarda proprio la sfortuna.
- Non farsi pagare per un consulto porta sfortuna?
Non solo la sfortuna non esiste ma è farsi pagare che può essere rischioso per un cartomante! Non certo per la sua fortuna, questa è solo superstizione! Il rischio è per la propria consapevolezza!
Facendosi pagare si rischia di perdere di vista il motivo per cui si è scelta questa Via. Si rischia di nutrire il proprio ego, lasciarsi ingannare dall’illusione di predire un futuro che non esiste e non imparare un bel nulla dalle carte finendo per non esercitare più la nobile arte della cartomanzia ma per fare solo i saltimbanchi senza apportare alcuna utilità né a noi stessi e neppure ai consultanti!
Inoltre il compito di un buon cartomante è aiutare il consultante a raggiungere consapevolezza e, dunque, diventare indipendente dai tarocchi, chiaramente questo può essere un conflitto d’interesse difficile da risolvere nel caso in cui si faccia il cartomante di professione.
Ciò non vuol dire che non bisogna mai farsi pagare, alcune persone scelgono di dedicare alla cartomanzia tutta la loro vita e in qualche modo dovranno pur pagare l’affitto, le bollette e tutto il resto ma è davvero molto difficile rimanere dei bravi cartomanti se lo si fa di mestiere, in tutta la mia vita avrò incontrato non più di due o tre cartomanti che hanno saputo mantenere umiltà e consapevolezza pur facendosi pagare.
Il mio personale consiglio è di non farvi pagare se non avete deciso di fare i cartomanti per professione e se anche decidete di intraprendere questa professione ricordate che si tratta di una scelta d’amore e non di un mezzo dal quale trarre quanti più profitti possibili.
Alcuni obbietteranno che l’energia messa a disposizione dal cartomante per la lettura delle carte deve essergli restituita per riequilibrare l’energia mossa e non lasciare debiti di Karma. Se sentite l’esigenza di questo riequilibrio potete usare il metodo che usa una mia carissima amica: chiede ai suoi consultanti di compiere una buona azione in cambio del suo consulto, ad esempio di dare da mangiare un po’ d’avanzi ai gatti randagi del quartiere, oppure di portare una coperta ad un senzatetto, fare una visita ad un ospizio e così via.
- Ma dopo che ho letto le carte mi sento senza energia
Alcuni dopo il consulto si sentono mancare le energie, per questo pensano che il consultante debba restituirle sotto forma di denaro.
Quest’anno però ho avuto la conferma che non dipende per nulla dal ricevere o meno un pagamento o un riconoscimento qualsiasi per la lettura effettuata, ma che dipenda, invece, da una cattiva gestione delle proprie energie dovuta a poca consapevolezza di esse.
Infatti, un’altra mia carissima amica che dopo aver fatto un consulto avverte sempre questo forte calo energetico ha accusato lo stesso identico calo dopo la celebrazione di un sabbat, al quale non solo ha partecipato in modo passivo ma nel quale era presente energia che avrebbe dovuto ricaricarla.
La Tabula Smaralgdina, in una
interpretazione di Cronache
Esoteriche è associata alla
Carta dell’Appeso
- Posso fare le carte da me stesso?
Paracelso diceva:
«medico cura te stesso!»
Il Cartomante è il medico dell’anima, deve quindi curare se stesso prima dei consultanti. Fare le carte a se stessi è utilissimo per conoscersi e per imparare ad essere onesti e ad amarsi per quello che si è, spogliarsi delle maschere giungendo velo dopo velo alla conoscenza del proprio se o Io superiore. Inoltre leggere i tarocchi a se stessi aiuta a sviluppare quella sensibilità indispensabile a leggere ai consultanti carte difficili come la Torre, la Morte, il Diavolo. Se sapremo rivelare a noi il senso profondo di queste carte, se leggendo i tarocchi sapremo essere sinceri con noi stessi e non turbarci, allora non dovremo mentire al nostro prossimo per rasserenare il suo animo. All’inizio è molto difficile autoleggersi i Tarocchi, si tende a mentire perché ci sono alcune cose di noi che è difficile accogliere, ma pian piano impareremo ad accettarci e dunque amarci per quello che siamo.
Il regno di Thoth
La mia storia con i Tarocchi è segnata dalla figura di Thoth, personificazione egizia di Mercurio, l’Hermete Trismegisto degli esoteristi rinascimentali, perciò ho l’abitudine ad associare lo spirito di Thoth o Trismegisto ai Tarocchi, considerando chi si avvicina a quest’Arte un seguace del Dio (nel senso di ciò Esso rappresenta) ed usando un linguaggio affine a questo mio modo di sentire, per questo vi do il benvenuto Sorelle e Fratelli fra le braccia di Thoth, alato Dio del Verbo, la sua voce soave guidi le mie mani sulla tastiera e i vostri cuori, fino al prossimo mese per un nuovo incontro con il magico mondo dei Tarocchi.
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- Oracoli di Philipp Vandenberg ed. Club del Libro;
- Apologia di Socrate di Platone ed. Oscar Mondadori;
- Il Linguaggio Segreto dei Tarocchi di Laura Tuan ed. De Vecchi Editore
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