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«Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti; amare profondamente ci rende coraggiosi.»
Lao Tze.
La Merla |
In un albero, sotto il mio balcone vi è un nido di merli. Sono dei vicini graziosi e discreti, molto eleganti nella bella livrea nera, decorata da un beccuccio arancione, brillante come una perla di vetro.
Di solito quando mi vedono sul balcone, mi lanciano uno sguardo furtivo e poi scappano via, tra le fronde dell’albero ove hanno il nido. Alcuni scambiano questo comportamento per scortesia ma io so che si tratta solo di timidezza, sorrido loro che ricambiano il sorriso, spiandomi, di nascosto, fra i rami.
La conferma che i merli sono buoni vicini, cortesi ma timidi la ebbi lo scorso anno.
Aveva nevicato tanto, e tutto il giardino condominiale era candido di neve, la povera signora Merla era tanto occupata a cercar cibo che non si accorse neppure della mia presenza sul balcone, tanta fu la compassione che provai vedendo come si affannava a cercar cibo nella neve che corsi in casa e presi un po’ di briciole da darle.
- «Signora Merla, ehi, signora Merla, non si spaventi, la prego, non voglio farle del male, ho qualcosa per lei» - Le dissi mostrando le briciole che avevo in mano.
La signora volò con eleganza fin sul parapetto del balcone e mi guardò, tra timida e incredula.
- «la prego, le prenda, noi non le mangeremmo e con questo freddo possono servire alla sua famiglia».
Ella parve convincersi, mi sorrise, aprì le ali e si piegò in un inchino tanto aggraziato che valeva bene tutto il pane del mondo
- «grazie per la sua generosità signora, non me ne dimenticherò e, appena potrò, la ricompenserò» - E volò fino alle briciole e mentre ne prendeva, mi disse:
- «lei è così buona, e pensare che io devo esserle sembrata davvero scortese, ma non è per cattiva creanza che non mi fermo mai a salutare o parlare. Deve credermi, noi merli siamo molto timidi e non riusciamo a far amicizia facilmente con estranei»
- «non si preoccupi signora Merla» - dissi io «Avevo compreso la sua timidezza perciò non mi sono per nulla offesa, anzi la ammiro tanto! Trovo il suo manto nero talmente bello! Anzi sono io a scusarmi con lei se a volte posso esserle sembrata impicciona, ma non avevo intenzione di spiarvi. Il fatto è che la presenza sua e di suo marito è deliziosa, siete una coppia così bene affiatata, ed anche i piccini, come sono graziosi ed educati! Mi piace tanto guardarvi nella vostra stupenda livrea nera, come siete eleganti!»
- «grazie mille» - disse la signora Merla - «pensi che un tempo noi merli eravamo tutti bianchi, almeno così mi hanno detto»
- «Davvero?»
- «Io non ho mai veduto merli bianchi» - disse la signora - «ne ho conosciuti solo neri, ma le mie prozie e mia nonna dicono che un tempo, molti secoli fa noi merli eravamo candidi come la neve che c’è qui sul suo balcone e poi diventammo neri»
- «e com’è accaduto?»
- «Ogni famiglia ha la sua leggenda particolare ma, di fatto tutte le leggende variano su due modelli principali»
- «Oh signora Merla, che maleducata che sono! Non l’ho nemmeno invitata a entrare! Ho delle briciole di biscotti freschissime, venga dentro, le offro una tazza di te»
Ero davvero contenta che la mia vicina Merla fosse tanto colta, così, mentre prendevamo il te le chiesi:
- «Signora merla, avrebbe voglia di raccontarmi le storie della sua famiglia su come i merli son diventati neri? Sono tanto curiosa!»
- «Certo» - disse la signora Merla - «In primavera una mia antenata che abitava dall’altra parte del Po, aveva conosciuto un merlo molto bello, che abitava da queste parti. A quei tempi i corteggiamenti andavano per le lunghe e le grandi distanze erano difficili da coprire, accadde così che si sposarono solo a fine Gennaio. Ora, com’era usanza celebrarono le nozze nel paese della sposa e dopo partirono per venire qui, dove lo sposo, durante l’estate aveva preparato un nido bellissimo, il più moderno ed elegante che si potesse sognare a quei tempi.
Durante il tragitto la temperatura si abbassò molto e gli sposini si fermarono due giorni da alcuni parenti. La temperatura continuò ad abbassarsi tanto che il Po si ghiacciò; avrebbero dovuto aspettare il disgelo ma non si sa perché Merlo fu costretto ad attraversare il Po lasciando la mia antenata ad attenderlo, ma morì durante il tragitto per troppo freddo.
Dicono che la giovane sposa fu così addolorata per la morte del suo amato che le sue piume cambiarono da bianche a nere e così furono anche le piume dei pulcini che nacquero e da allora tutti i merli della famiglia nacquero neri come la notte.
Le anziane della mia famiglia dicono che lo spirito della prima Merla piange ancora e il suo lamento si sente lungo le rive del Po, nelle notti di fine Gennaio»
- «che triste storia! Mi perdoni, sono stata davvero indiscreta a chiederle...»
- «non deve preoccuparsi» - mi rispose la Merla - «noi merle siamo molto orgogliose delle nostre origini e ci piace ricordale. Sono fiera della mia antenata e di appartenere alla sua tradizione di grande amore e dedizione alla famiglia!»
- «Lo credo bene» dissi
- «Un ramo della mia famiglia, invece, emigrarono a Milano molti secoli fa, quando ci fu la grande crisi degli uccelli. Erano emigrati in città sul finire dell’estate. Avevano trovato subito una sistemazione magnifica, elegante e sicura: in un cortile di Palazzo in Porta Nuova, in cima a uno degli alberi più alti. Giunto l’inverno, si trasferirono in un luogo più riparato e fecero il nido sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell’anno era particolarmente abbondante.
Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; papà Merlo volava da mattina a sera in cerca di cibo per la sua famiglia perlustrando invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola. Così, un giorno, papà Merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare.
Mamma Merla, allora, pensò bene di proteggere i merlotti intirizziti dal freddo, e spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore.
Il terribile freddo durò per ben tre giorni, durante i quali la famiglia di merli rimase divisa, non sapendo nulla gli uni dell’altro. Al terzo giorno, papà Merlo tornò indietro, e quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti che, a causa della fuliggine erano diventati tutti neri. Il primo giorno di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale ma anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. Da allora i merli nacquero tutti neri»
In quel momento l’orologio a pendolo batté le sei,
- «Oh ma come distratta!» - disse la mia graziosa ospite - «tra poco il signor Merlo sarà di ritorno e il nido è tutto in disordine!»
- «Non si preoccupi signora» - dissi io, - «quando vedrà le briciole le perdonerà il disordine, anzi, dica a suo marito di non preoccuparsi, e di restare comodamente a casa durante l»inverno, io ho molte briciole e un po’ di grano da parte, sarei lieta di lasciarlo sul balcone per voi»
Commossa la signora Merla corse a casa con il suo piccolo carico di briciole e grano, da allora viene tutti i giorni, sul mio balcone a prendere grano e briciole in quantità e chissà, magari un giorno tornerà bianca.
Bimbasperduta
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