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«Ogni Natale reca in sè la favola dell’Amore.»
Anonimo
Stefania |
Accadde nella notte famosa, quella in cui apparve una grande Stella Cometa in cielo, fu quella notte che lei lo concepì e lo partorì, e ancora oggi, ogni anno la stella appare, e lei si mette in cammino, e mentre è in cammino, lo concepisce e lo partorisce, ogni anno, in ogni casa... Ma c’è stata una prima volta, e fu la prima volta che apparve la Stella:
Era una notte di dicembre molto fredda, ma Betlemme esplodeva di voci e risate, nelle locande gli uomini si scaldavano bevendo il vino e le donne riempivano l’aria di ciarle distribuendo scappellotti ai figli che non volevano addormentarsi e che, nonostante il sonno e a causa di questo facevano capricci e strillavano. Dal fondo della strada giunse una donna, a cavallo di un asinello, accompagnata da un uomo molto più anziano di lei, che le prestava dolci attenzioni e premure. La giovinetta aveva un volto dolce, affusolato quasi radioso sebbene affaticato a causa del lungo viaggio, avanzava con semplicità e grazia, con la mano delicata poggiata sul ventre gonfio, pronto al parto. Quando arrivarono vicino alla locanda, l’uomo legò l’asino e disse:
«Maria, aspettami qui, io vado a chiedere se qui hanno un posto, non preoccuparti, questa volta riuscirò a trovare qualcosa» Lei sorrise dolcemente, e annuì.
Giuseppe entrò nella taverna: «buona sera oste, veniamo da Nazareth, io e mia moglie...»
«niente da fare amico, non ho più posti, è troppo tardi»
«...ma signore, vi prego, veniamo da Nazareth...»
«Vi ho detto che non c’è posto, sloggiate, nella mia locanda non voglio straccioni...»
«...ma signore mia moglie ha quasi finito i suoi giorni, abbiate pietà, vi chiedo solo un giaciglio per lei, io mi accontenterò anche del pavimento, ve li pagherò come se fosse una camera, è giovane, è la sua prima gravidanza...»
«vi ho detto che non c’è posto, andate via»
Maria scese dall’asino, si avvicinò a Giuseppe e, prendendogli dolcemente la mano disse:
Il povero Giuseppe aveva la
mortificazione sul volto, avrebbe
voluto poter offrire alla giovane
sposa un giaciglio migliore
«Maria, testolina matta, ma tu hai bisogno di riposo...»
«O no, Giuseppe, non sono stanca, non preoccuparti, ce la posso fare per un poco ancora, vieni, ti prego, andiamo via»
Vi era una tale tenerezza tra quei due che solo una pietra poteva guardarli senza commuoversi, e prima che potessero riprendere il cammino, Cicci Bacco, un oste vicino che aveva assistito alla scena si avvicinò a Giuseppe e gli disse:
«Signore, io non sono un oste molto ricco, la mia locanda è piena e non ho molto da offrirvi se non una piccola stalla, ricavata in una grotta che si trova proprio dietro la locanda, in fondo alla strada, se potessi, vi darei di più ma al momento è il miglior giaciglio che ho...»
Il povero Giuseppe aveva la mortificazione sul volto, avrebbe voluto poter offrire alla giovane sposa un giaciglio migliore, anche se non lussuoso almeno morbido, caldo, ma a Maria questo non importava, poggiò, lieve, la mano sul braccio del marito e gli disse sorridendo: «Giuseppe, caro, il posto è perfetto tutta questa folla mi fa girare il capo, nella grotta sarò certamente più tranquilla e poi non possiamo rifiutare un’offerta così gentile...»
Rincuorato Giuseppe, accettò e condusse Maria alla grotta-stalla di Cicci Bacco.
Era notte fonda quando fui svegliata da uno strano vociare, mi vestì in fretta e uscì sull’uscio: vidi una lunga processione di pastori, donne, bambini, recavano in mano ceste con frutta, dolci, agnelli, formaggi, coperte di lana ed ogni genere di cibo e dono. Alcuni cantavano, altri guardavano il cielo, altri ancora ridevano, ma la coppia più strana, era quella che avanzava verso di me, zi’ Vincienzo e zi’ Pasquale, si tenevano l’uno all’altro e barcollavano, ogni tanto si fermavano per litigare, poi riprendevano il cammino. Appena mi giunsero vicino li fermai e chiesi loro dove andava tutta quella gente, a quell’ora di notte.
«:...noi uomini e pure gli animali
guardavamo in alto, verso quella luce e
non sapevamo se essere contenti o avere
paura e così, all’improvviso, non sappiamo
come, sono arrivati gli Spiriti...»
«Mi sono fermato, zi’ Pasquale, perché questa bella signorina mi ha chiesto cosa ci facciamo qui»
«e tu perché non glielo hai detto?»
«perché ho detto a te perché ci siamo fermati»
Continuarono il litigio per un po’, sembravano essersi dimenticati di me che tentavo, inutilmente, di attirare la loro attenzione, ormai stavo per fermare qualcun’altro quando all’improvviso zi’ Vincienzo si volta verso di me e dice:
«Devi sapere che ad un certo punto, nel bel mezzo della notte è apparsa in cielo una grande luce che ha illuminato tutto come se fosse giorno, tanto che i galli hanno iniziato a cantare, le pecore e gli agnellini si sono svegliate e tutti, noi uomini e pure gli animali guardavamo in alto, verso quella luce e non sapevamo se essere contenti o avere paura e così, all’improvviso, non sappiamo come, sono arrivati gli Spiriti...»
«ma quali spiriti zi’ Vincienzo, erano Angeli, Angeli del Signore in persona»
«Angeli, Spiriti, e che differenza fa?»
«Fa differenza ti dico, erano angeli Angeli in p-e-r-s-o-n-a, e cantavano, e suonavano trombe e poi dicevano: Gloria a Dio nell’alto dei Cieli! Pace, pace in terra agli uomini di buona volontà! Oggi è nato il Salvatore!! Levatevi uomini, alzatevi dal giaciglio donne, non è più tempo di dormire, svegliatevi e andate a rendere omaggio alla Luce degli uomini!»
«...Insomma» interruppe zi’ Pasquale, «...è nato un bambino prodigioso che pare sia il figlio di Dio stesso e noi tutti stiamo andando a rendergli omaggio!»
Mi sembrava incredibile, inverosimile «di te sul serio? E dov’è? Dov’è il figlio di Dio, anch’io voglio vederlo!»
«É in una grotta, o forse era una stalla...»
«É una stalla a forma di grotta zi’Vincie’»
« che sciocchezze dici! Una grotta non può essere a forma di stalla!»
Lasciai zi’ Vincienzo e zi’ Pasquale a litigare e corsi, a perdifiato verso la grotta di Cicci Bacco, da Maria, era lei, la madre di Dio. Corsi, senza nemmeno guardare la strada, man mano che mi avvicinavo alla grotta c’era sempre più luce e l’aria era sempre più tiepida, sentivo sempre più distintamente canti così soavi che avrebbero alleviato le doglie di una partoriente e i dolori di un uomo ferito, ero ormai prossima alla grotta ma il mio passo fu sbarrato da quattro Angeli che facevano la guardia alla grotta:
«Stefania!» - mi dissero «tu non puoi entrare, tu sei una vergine, e solo le donne che hanno conosciuto uomo possono andare a far visita ad una partoriente, accontentati piccola, d’essere giunta vicina al Salvatore e non chiedere di più»
Dovetti allontanarmi da quel luogo, provai anche ad arrendermi ma il mio desiderio di trovarmi davanti al Salvatore era più forte della mia stessa volontà, mi sedetti sul ciglio della strada e stetti lì, ad osservare quelli che passavano, mentre io dovevo restare in disparte «perchè?» mi chiedevo «cosa hanno le donne sposate che io non ho?» Ma proprio mentre i facevo questa domanda passò davanti a me una donna in cinta e allora capì cosa mi mancava!
Mi alzai di scatto, andai in cerca di una bella pietra tonda e liscia e appena la trovai la avvolsi in coperte come un bambino e, come fossi una madre mi recai di nuovo davanti agli angeli perché mi lasciassero passare
«Stefania» dissero di nuovo gli Angeli « tu non puoi entrare, solo le donne che hanno concepito possono entrare in questo luogo»
«ma io ho concepito» dissi «anche io sono come loro, anche io ho un figlio!»
Mentre l’angelo si avvicinava a me il cuore batteva forte nel petto «Signore ti prego» dicevo in cuor mio «non voglio ingannare il tuo Angelo, ma desidero vedere il tuo figlio, rendere omaggio alla madre di Dio, aiutami ti prego!» e così, senza che io sapessi come, la pietra vagì, ero madre.
Anche io, come lei, avevo concepito senza conoscere uomo, guardai l’orizzonte: sorgeva il sole, il 26 Dicembre nasceva il mio Stefano.
Quando giunsi davanti alla Santa Madre lei mi accolse come se mi conoscesse da tempo:
«Stefania! Mia cara, ben venuta, lascia che io guardi il tuo Stefano, egli sia benedetto e il giorno della sua nascita sia festeggiato, in tutto il mondo, così com’è festeggiata la nascita del mio figliolo, poiché anche tu sei come me, poiché anche tu, come me sei madre e insieme custodiamo gli stessi segreti
Amen»
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