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«E' Natale ogni volta che sorridi
a un fratello e gli tendi una mano.»
a un fratello e gli tendi una mano.»
Madre Teresa di Calcutta
L’Albero della Vita |
Vi fu un tempo, in cui la nuova religione e la vecchia vissero insieme, su questa terra. A quel tempo le due religioni lottavano fra loro la prima cercando di affermarsi e la seconda cercando disperatamente di sopravvivere.
Gli antichi Dei e il Dio bambino, con tutti i suoi santi al seguito, lottavano per la sopravvivenza stupendo gli uomini con miracoli, incantesimi e imprese straordinarie. Fu in quel tempo che accadde, in Germania, una storia di lotta fra Thor, il possente Dio del tuono e Winfried, un vescovo cristiano, in seguito conosciuto come San Bonifacio.
Il giovane principe se ne stava in un angolo,
tremante: una parte di lui si sentiva onorato
di essere sacrificato a Thor
Tale era la lacerazione in quel cuore che gli uomini del re, incaricati del sacrificio non avevano cuore di legare quel giovincello sull’ara, pur essendo lui docile.
Quando Bonifacio giunse, li trovò tutti lì pronti, con gli arnesi in mano ma come paralizzati, con i volti scuri agghiacciati nell’incertezza.
Appena seppe cosa stava per accadere Bonifacio non si fermò neppure un istante a pensare scese da cavallo e, presa un’ascia dalle mani di uno degli uomini cominciò ad abbattere la Quercia Sacra.
Il povero albero fu così sacrificato al posto del giovane, ad un altro Dio, il Dio bambino. Nessuno ebbe il coraggio di salvarla mentre ella, docile si lasciava abbattere e fragorosa si abbatteva al suolo. Il suo tronco robusto e millenario si schiantò a terra, come un urlo di dolore dal quale, miracolosamente, nacque in pochi minuti, davanti agli occhi stupiti degli uomini, della regina e del giovane principe, un bellissimo abete.
Sulle prime anche il Vescovo fu sorpreso, ma si riprese subito e tutto contento, spiegò ai pagani che, trattandosi di un albero sempreverde, era l’albero della vita e pertanto rappresentava Cristo. Ma a me piace pensare che quell’albero fosse il simbolo dell’amore che arriva a sacrificare la vita per difendere la vita, il vecchio per il nuovo, al di là e al di sopra delle lotte di religioni e i nomi degli Dei, perché in una cosa il vescovo aveva ragione: l’abete è simbolo della vita eterna e dell’eterno amore ma da molto, moltissimo tempo prima che lo fosse per i cristiani ed anche per i pagani, ma questa, è una storia che appartiene al tempo degli Dei, prima che gli uomini governassero la terra e noi non possiamo averne memoria.
Al di là delle religioni in sé e del tono proselitistico della leggenda (d’altronde la guerra di religione fu combattuta da entrambe le fazioni anche così e, dunque, non potrebbe essere altrimenti), qui il carattere sempreverde dell’abete lo rende simbolo della Vita Eterna. In un certo senso questa leggenda assimila l’albero di Natale alla simbologia alchemica rendendolo simbolo della Pietra. Così lasciamo le lotte politiche, ideologiche e religiose fuori, almeno per questa notte, lasciamo che sia la neve ad occuparsi di loro. Teniamo in casa, stretti intorno all’Albero della Vita i nostri cuori che, cristiani o pagani, di destra o sinistra, ricchi o poveri, hanno tutti lo stesso colore: rosso, e tutti battono con lo stesso suono chiedendo la stessa cosa: più amore.
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