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«È dal Caos oscuro che fu estratta la Luce riunendo i suoi raggi dispersi, e se, nel giorno della Creazione, lo Spirito divino si muoveva sulle acque degli Abissi, - Spiritus Domini ferebatur super aquas - questo spirito invisibile, dapprima non poteva essere distinto dalla massa acquea e si confondeva con essa.»
Fulcanelli - Il mistero delle Cattedrali
Fulcanelli - Il mistero delle Cattedrali
Un testo alchemico |
In questo articolo desideriamo condividere con i lettori di Cronache Esoteriche un breve scritto alchemico che, a nostro modo di vedere, è assai interessante.
Nello specifico trattasi di un «estratto da un opera ermetica» del celebre abate benedettino Giovanni Tritemio (in latino Johannes Trithemius, 1462-1516).
L’autore fu mago, astrologo, alchimista e cultore di tutte le scienze esoteriche e cabalistiche. Inoltre (e ciò la dice lunga sulla sua competenza) fu maestro e guida di altri due illustri personaggi dell’esoterismo occidentale, vale a dire Paracelso e Cornelio Agrippa.
Lo scritto che vi proponiamo è stato tradotto dal francese e si colloca nell’ambito della così detta «filosofia ermetica» che, dal «Corpus Ermeticum» sino ai nostri giorni, costituisce un unità omogenea di pensiero nonostante l’apparente eterogeneità.
In effetti l’Unità fondamentale di tutte le cose proclamata dagli alchimisti non può tradursi in una serie di opere e trattati sconnessi gli uni con gli altri.
Perciò l’estratto che segue si inserisce armoniosamente in una concordanza filosofica fondamentale che si traduce in un meraviglioso universo di rimandi nel quale «libro apre libro» e «luce rimanda a luce».
E’ bene osservare che questo universo filosofico non è affatto facile da comprendere se non in apparenza. In effetti la composizione dei trattati alchemici appare (in una prima istanza) semplicissima e chiara, mentre, al contrario, essa è oscura e nasconde il senso delle parole. Con ciò il lettore è avvertito.
Prima di lasciare il campo all’abate Tritemio faremo qualche piccola riflessione sul testo seguente.
V’è da notare, infatti, che nell’estratto (e nelle opere alchemiche in genere) sono spesso utilizzati i termini «materia» (ossia «le cose tali come noi le vediamo»), «forma», «essenza» e «sovra essenza».
Probabilmente questa terminologia è stata presa a prestito dal linguaggio «aristotelico».
In pratica ogni singolo elemento della natura (uomo, leone, albero, tavolo, minerale, ecc.) è costituito dall’unione di due elementi che Aristotele chiamava materia (hyle) e forma (eidos, morphé).
La forma è la «natura» specifica di una cosa, è ciò che la rende quella che è e la distingue dalle altre; è dunque la sua «essenza», il suo fondamento, il suo «essere dell’essere».
La materia è invece ciò di cui una cosa è fatta, ciò di cui è composta (ad esempio un leone è fatto di carne , ossa, muscoli e pelle; una sfera è fatta di metallo, legno, ecc.), ed è dunque un elemento passivo, che viene organizzato strutturalmente dalla forma, nel senso che è la forma che rende ad esempio l’uomo «animale razionale», mentre la materia sarà il corpo dell’uomo.
Entrambe però, la materia e la forma, sono necessarie per comporre un qualsiasi elemento naturale: non può esistere un uomo senza il corpo (materia), né l’anima (o forma) senza il corpo.
Nella figura abbiamo da una parte la
Vergine che riceve e riflette il flusso
luminoso e lo restituisce a suo Figlio.
Dall’altra il raggio solare passa
attraverso due lenti e accende il
Fuoco. (Raimondo Lullo)
Certamente si tratta di un ente più «universale» dal quale attingono tutte le forme del Creato. Questo ente universale è l’argomento centrale dello scritto di Tritemio in oggetto così come dell’alchimia intera.
Ultima nota veloce: proseguendo nella lettura ci si accorgerà che si fa spesso riferimento alla Luce ciò in perfetto accordo con i testi biblici ed alchemici.
Ad esempio (uno dei tanti) nel vangelo di Giovanni (8,12) si leggono queste parole del Cristo:
«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Dal nostro punto di vista «umano» e «terrestre» la Luce più grande in natura è quella del Sole astro che alimenta il fenomeno che chiamiamo «Vita» sul nostro pianeta.
In effetti uno degli appellativi del Cristo è «Sol Invictus» («Sole invitto»).
Come dicevamo anche nei testi alchemici spesso si fa riferimento alla luce come nel caso del Cosmopolita quando afferma:
«la natura ha una sua propria luce che non è accessibile ai nostri occhi; per i nostri occhi l’ombra della natura è il corpo ; ma se la luce della natura illumina qualcuno, a quello è tolta immediatamente l’oscurità degli occhi, e può scorgere senza impedimento il punto del nostro magnete che corrisponde a entrambi i centri dei raggi, cioè del sole e della terra.» (Nuovo Lume Chimico)
Come si sarà compreso il segreto su questa misteriosa «Luce» o «Fonte di Vita» è coperto da pesanti e oscuri veli. Tuttavia riteniamo valga la pena cercare di risolvere l’enigma, con studio, meditazione e pazienza.
E’ vero, il compito è faticoso, nondimeno «vincendo senza rischi si trionfa senza gloria».
Con ciò vi lasciamo al decantato estratto di Tritemio, possa la Luce eterna della Sapienza accompagnare il vostro cammino.
Il Marchese di Carabà
email: m.dicaraba@libero.it
L'industrie et le savoir-faire valent mieux que des biens acquis
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Un immagine alchemica tratta da un
manoscritto cattolico. In essa si vede il
Sole (con il «libro della vita») e la Luna
(con le «tavole della legge»).
I due astri ermetici sono uniti nella
croce cristica della putrefazione.
(Gabriel Biel, «Canone Missae», 1541)
Dio è un fuoco essenziale e nascosto, che risiede in tutte le cose e specialmente nell’uomo. Questo fuoco crea tutte le cose.
Egli le ha generare e le genererà in futuro, e ciò che è creato è la vera luce divina che esiste per tutta l’eternità.
Dio è un fuoco ma nessun fuoco può bruciare, nessuna luce può manifestarsi in natura senza l’aggiunta d’Aria che determina la combustione; e lo stesso lo Spirito Santo deve agire in noi come un «Aria» o un «Soffio» divino, facendo sgorgare dal fuoco divino un soffio sul fuoco interiore dell’anima, in modo che la luce appaia, poiché la luce deve essere alimentata dal fuoco, e questa luce è Amore, Felicità e Gioia nella divinità eterna.
Questa Luce è Gesù, che è emanato dall’eternità di Geova.
Colui che non possiede questa Luce dentro di sé è immerso in un fuoco senza luminosità; ma se questa luce è in lui, allora Cristo è in lui, s’incarna in lui, ed egli conoscerà questa Luce tale com’essa esiste nella Natura.
Tutte le cose, tali come noi le vediamo, sono interiormente Fuoco e Luce, dove si nasconde l’essenza dello spirito. Tutte le cose sono una Trinità costituita da Fuoco, Luce e Aria.
In altre parole lo «Spirito», il «Padre», è una Luce «sovra essenziale»; il «Figlio» è la Luce che si è manifestata; lo «Spirito Santo» è un aria mobile, divina e sovra essenziale.
Questo fuoco risiede nel Cuore e invia i suoi raggi in tutto il corpo dell’uomo, e determina la vita.
Ma nessuna luce nasce dal fuoco senza la presenza dello spirito di santità...
Tutte le cose sono state fatte dalla potenza del verbo divino, che è lo Spirito o Soffio divino emanato dal principio della fonte divina. Questo soffio è lo «Spirito» o «Anima del Mondo» ed è chiamata «Spiritus Mundi».
Inizialmente era simile all’«Aria», poi si è concentrato in una nebbia o sostanza nebulosa e, infine, si è trasmutato in «Acqua». Quest’«Acqua» era inizialmente Spirito e Vita, poiché essa era impregnata e vivificata dallo spirito.
L’oscurità colmava l’abisso; ma con il proferire del verbo, la Luce fu generata, le tenebre illuminate dalla Luce, e l’«Anima del Mondo» fu procreata.
Questa Luce spirituale, che noi chiamiamo «Natura», o «anima del mondo» è un corpo spirituale che, per mezzo dell’Alchimia, può essere reso tangibile e visibile; ma siccome esiste allo stato invisibile, viene chiamato «Spirito».
«Ecco l’incontro tra Eudosso e
Pirofilo che dialogano sulla via secca
e che hanno ai loro piedi il geroglifico
del soggetto ed il crogiolo che
racchiude il fuoco segreto in attività.
La grotta ed il dragone che si divora
la coda, danno origine alla corona di
regalità divina tenuta dal discepolo.»
Eugène Canseliet
È il più sottile di tutte le sostanze, il più potente a causa delle sue qualità intrinseche; esso penetra tutti i corpi, e determina le forme in cui opera la sua azione.
Con la sua opera, esso libera le forme da ogni tipo di imperfezione; rende puro l’impuro, perfetto l’imperfetto, e immortale ciò che è mortale, fissando in se.
Questa «Essenza» o «Spirito» è emanata dal Centro fin dall’inizio, e s’incorpora nella sostanza di cui è formato l’universo.
Questo è il «Sale della Terra», e senza la sua presenza, l’erba non cresce, ne i prati verdeggiano e più questa essenza è condensata, concentrata e coagulata nelle forme, e più esse hanno la stabilità.
Questa sostanza è la più sottile di tutte le cose, incorruttibile e immutabile nella sua essenza, essa riempie lo spazio infinito.
Il Sole e i Pianeti non sono che dei coaguli di questo principio universale, dal loro cuore palpitante distribuiscono l’abbondanza della loro Vita, e l’inviano alle forme dei mondi inferiori e a tutti gli esseri, tramite il proprio centro, e elevando le forme sulla «via della perfezione».
Le forme in cui si fissa questo principio vivente, diventano perfette e durature, in modo ch’esse non siano alterate, né siano deteriorate, ne mutino più al contatto con l’aria; l’acqua non può più dissolverle, né il fuoco distruggerle, ne gli elementi terrestri divorarle.
Questo spirito si ottiene nello stesso modo in cui è comunicato alla Terra dagli Astri; ciò è fatto per mezzo dell’Acqua, che gli serve da «veicolo».
Questa non è la Pietra dei Filosofi, ma essa può essere preparata fissando il volatile.
Vi consiglio di prestare molta attenzione all’atto di far bollire l’Acqua; non lasciate che il vostro spirito sia turbato da cose di poca importanza.
Fatela bollire lentamente, poi lasciatela putrefare fino al punto in cui ha raggiunto il colore conveniente, poiché l’«onda di vita» contiene il germe della saggezza. Attraverso la bollitura l’Acqua si trasformerà in Terra.
Questa Terra si trasformerà in un puro fluido cristallino che produrrà un eccellente Fuoco Rosso; ma quest'Acqua e questo Fuoco, ridotti in una sola essenza, producono la grande Panacea, composta da dolcezza e da forza: l’Agnello e il Leone sono uniti.
Johannes Trithemius
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