"Tosto gli apparve l'Angelo del Signore e gli disse: «Non stupirti se i segreti di Salomone sono così nascosti, giacché il Signore ha voluto che questa scienza non cada giammai nelle mani delle persone inique ed impure. Promettimi di non rivelare giammai ad alcuna creatura vivente ciò che ti mostrerò, e sappilo ritenere, altrimenti i segreti saranno profanati e non avranno alcun effetto»."
La Vera Clavicola di Re Salomone - 1750
La Vera Clavicola di Re Salomone - 1750
Preambolo alla Chiave di Salomone |
Immagine tratta un esemplare rinascimentale della
«Clavis Salomonis», testo attribuito al Re Salomone.
Prima però stendiamo qualche riflessione a beneficio dell'Apprendista volenteroso.
Nel "Discorso Preliminare" (tratto dal manoscritto Lansdowne MSS. 1203) si racconta che i saggi insegnamenti che il Re Salomone apprese furono veicolati da un Angelo per ordine di Dio. Alla morte del Sovrano d'Israele queste istruzioni sull'arte magica furono riportati su un grimorio chiamato "La Clavicola" o "La Chiave di Salomone".
Naturalmente è impossibile racchiudere la Sapienza Divina in un libro, sarebbe come cercare di riporre l'Oceano Atlantico in una scatola.
Allo studioso è implicitamente richiesta la "sospensione dell'incredulità" (o la sospensione del dubbio). Ciò consiste nell'atteggiamento, da parte del ricercatore, volto a sospendere le proprie facoltà critiche (ed eccessivamente razionali) allo scopo di ignorare le assurdità e godere di uno scritto.
Il racconto si muove chiaramente nei meandri dell'Universo Mitico e leggendario. E' un universo fatto di "parabole", come i racconti evangelici, ciò in aderenza alla prassi didattica propria all'Alchimia, alla Magia e alle Scienze Esoteriche in generale.
Basti pensare al fatto che (come dice il testo) La Chiave di Salomone venne incisa su pezzi di corteccia di alberi. Non è questo un libro assai curioso e inverosimile?
Di un "libro" simile ci parla Nicolas Flamel nel suo "Le Livre des figures hiéroglyphiques" (1612):
"Dunque, dopo la morte dei miei genitori, per guadagnarmi da vivere, esercitavo la nostra Arte di Scrivani e, facendo inventari, redigendo conti, controllando le spese dei Tutori e dei Minori, mi capitò per le mani per la somma di due fiorini, un libro dorato, molto vecchio e molto grosso.
Non era fatto di carta o di pergamena, come gli altri, ma, a quanto mi parve, di cortecce delicate di teneri Arboscelli.
Aveva una copertina di cuoio molto sottile, sulla quale erano impresse lettere o figure strane; a parer mio avrebbero potuto essere caratteri greci o di altra simile lingua antica.
Tant'è che non ero in grado di leggerli, non essendo né lettere, né segni latini o gallici, perché di questi mi intendo poco. [...]
Sulla prima pagina del Libro vi era questa scritta in grosse lettere maiuscole dorate: Abramo Ebreo, Principe, Levita, Astrologo, Filosofo, al Popolo Giudeo, disperso nelle Gallie dall'ira divina SALUT. D.I."
Insomma, vi è una sorta di parallelismo tra la Chiave e il Libro descritto da Flamel. In ambedue i casi si tratta di un'allegoria, cioè queste Opere non vanno prese "alla lettera".
In effetti gli Alberi, che forniscono la materia su cui sono incisi detti Libri metaforici, sono simbolo della continua rigenerazione della Natura nel suo divenire dinamico. Infatti gli alberi fioriscono, perdono le foglie in autunno e le ritrovano in primavera in un ciclo reiterato di "morte" e "rinascita".
Nell'immagine è raffigurato un Mago nell'atto di
eseguire un evocazione magica.
L'entità evocata è costretta a comparire al centro
del così detto «Triangolo dell'Arte».
Inoltre gli alberi, nella loro estensione verticale, sono anche simbolo dell'"Asse del Mondo", collegamento tra il Cielo e la Terra, veicolo delle forze primordiali.
E' questo l'obiettivo dichiarato della Magia, stabilire un ponte tra l'essere umano e le entità celesti.
Infatti Salomone, anche nell'introduzione alla Chiave, riceve la saggezza da un "Angelo di Dio". Quest'angelo è Homadiel nell'Introduzione riprodotta qui di seguito, Michael nel Testamento di Salomone (altro manoscritto magico); si tratta comunque di entità celesti inviate da Yaweh.
Ciò ad indicare che la Magia è un "Dono di Dio". Riteniamo che Dio (il cui nome è l'impronunciabile Tetragrammaton - יהוה) conceda questo Dono solo a coloro che sono degni, ai così detti "eletti", e ciò non secondo i canoni umani, bensì a chi vuole Lui.
Perciò la Magia non la si può ottenere con la semplice volontà individuale, ecco perché il Mago (o Maga) chiede il dono della Sapienza a Colui che lo elargisce.
D'altronde la Chiave di Salomone è chiara a tal riguardo:
"Perché, in una certa notte, quando mi sdraiai per addormentarmi, invocai quel Santissimo Nome di Dio, IAH, e pregai per l'ineffabile Saggezza, e quando stavo iniziando a chiudere i miei occhi, l'Angelo del Signore Homadiel, mi apparve, mi parlò cortesemente di molte cose e disse: Ascolta, o Salomone! la tua preghiera davanti all'Altissimo non è stata vana, e poiché non hai chiesto né lunga vita, né molte ricchezze, né le anime dei tuoi nemici, ma hai chiesto per te stesso la saggezza per compiere giustizia. Così dice il Signore: secondo la tua parola ti ho dato un cuore saggio e intelligente, così che non vi è mai stato nessuno simile a te, né mai sorgerà."
Questo discorso eminentemente "religioso", fondato sulla fede in Dio, non va a genio all'uomo moderno che si illude di poter fare tutto da solo, con la propria volontà (sempre un po' meschina ed egoistica) di essere mortale.
"Chi dovrà essere un Vero Mago, è destinato alla Magia fin dal ventre di sua madre, gli altri, quelli che da se medesimi si insegnano a diventarlo, sono degli infelici. Ed è qui il luogo di dire con San Giovanni Battista: «Nessuno può ricevere nulla per virtù sua se non ciò che gli è stato donato da Dio»" (Arbatel - De Magia Veterum)
Lo stesso atteggiamento Veramente Religioso è mantenuto nella narrazione delle vicende accadute ad Iohé Greco, di come egli ottenne (attraverso la preghiera) la comprensione dei Segreti riposti all'interno del misterioso grimorio.
Anche nei nostri corsi sulla magia ("Il Risveglio dei Magi" e "L'Adorazione dei Magi") è richiesta al discepolo la medesima fede senza la quale nulla può essere fatto lungo il sentiero dell'Arte Magica.
Riproduciamo qui di seguito gli estratti promessi nella speranza che la benevolenza del Signore ci accompagni sempre.
Il Marchese di Carabà
email: m.dicaraba@libero.it
L'industrie et le savoir-faire valent mieux que des biens acquis
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Immagine raffurante il Re Salomone, celebre Re
biblico cui fu attribuita «La Clavis Salomonis» ed
il «Lemegeton» (o Piccola Chiave), due tra i Grimori
più conosciuti della Magia Cerimoniale.
Da Lansdowne MSS. 1203, "Le Vere Chiavi di Salomone tradotte dall'ebraico in lingua latina dal rabbino Abognazar".
Ognuno sa ai giorni nostri che da tempo immemorabile Salomone possedeva una conoscenza ispirata ai saggi insegnamenti di un angelo, a cui appariva così sottomesso e obbediente, che oltre al dono della saggezza, che egli domandava, ottenne con profusione tutte le altre virtù; ciò è accaduto affinché la conoscenza degna di conservazione eterna non potesse essere seppellita con il suo corpo.
Essendo, per così dire, vicino alla sua fine, lasciò a suo figlio Roboamo un Testamento che dovrebbe contenere tutto (la Saggezza) che aveva posseduto prima della sua morte.
I Rabbini, che erano attenti a coltivare (la stessa conoscenza) dopo di lui, chiamarono questo Testamento la Clavicola o la Chiave di Salomone, che fecero incidere su pezzi di corteccia di alberi, mentre i Pentacoli erano inscritti in lettere ebraiche su lastre di rame, in modo che potessero essere accuratamente conservati nel Tempio che quel Saggio Re aveva fatto costruire.
Questo Testamento fu tradotto nell'antichità dall'ebraico in lingua latina dal rabbino Abognazar, che lo trasportò con sé nella città di Arles in Provenza, dove con un notevole colpo di fortuna l'antica clavicola ebraica, vale a dire questa preziosa sua traduzione, cadde nelle mani dell'arcivescovo di Arles, dopo la distruzione degli ebrei in quella città; che, dal latino, lo tradusse nella lingua volgare, negli stessi termini che seguono, senza aver modificato o aumentato la traduzione originale dall'ebraico.
Preambolo
Da Add. MSS. 10862. "La chiave di Salomone, tradotta in latino dall'idioma ebraico".
Fa Tesoro, o figlio mio Roboamo! della saggezza delle mie parole, visto che io, Salomone, l'ho ricevuta dal Signore.
Quindi rispose Roboamo, e disse: Come ho meritato di seguire l'esempio di mio padre Salomone in tali cose, che è stato trovato degno di ricevere la conoscenza di tutte le cose viventi attraverso (l'insegnamento di) un Angelo di Dio?
E Salomone disse: Ascolta, figlio mio, e ricevi le mie parole e impara le meraviglie di Dio. Perché, in una certa notte, quando mi sdraiai per addormentarmi, invocai quel Santissimo Nome di Dio, IAH, e pregai per l'ineffabile Saggezza, e quando stavo iniziando a chiudere i miei occhi, l'Angelo del Signore Homadiel, mi apparve, mi parlò cortesemente di molte cose e disse: Ascolta, o Salomone! la tua preghiera davanti all'Altissimo non è stata vana, e poiché non hai chiesto né lunga vita, né molte ricchezze, né le anime dei tuoi nemici, ma hai chiesto per te stesso la saggezza per compiere giustizia. Così dice il Signore: secondo la tua parola ti ho dato un cuore saggio e intelligente, così che non vi è mai stato nessuno simile a te, né mai sorgerà.
E quando ho compreso il discorso che mi è stato fatto, ho capito che in me era la conoscenza di tutte le creature, sia le cose che sono nei cieli, sia le cose che sono sotto i cieli; e vidi che tutti gli scritti e la saggezza di questa era attuale erano vani e futili e che nessun uomo era perfetto.
E ho composto un certo lavoro in cui ho racchiuso il Segreto dei Segreti, dove li ho conservati nascosti, e ho anche nascosto tutti i segreti delle arti magiche di qualunque maestro; qualunque segreto o esperimento di queste scienze che valga la pena di essere realizzato.
Inoltre li ho scritti in questa Chiave, in modo tale che come una chiave apre la stanza del tesoro, così solo questa (Chiave) può aprire la conoscenza e la comprensione delle arti e delle scienze magiche.
Perciò, figlio mio, tu potrai vedere ogni mio esperimento o degli altri, e in qual modo ogni cosa debba essere ben predisposta e preparata, e ti saranno da me rivelati, i tempi e i luoghi e ogni strumento necessario; senza questo, non ci sarebbero che falsità e vanità in questo mio lavoro; in cui sono nascosti tutti i segreti e i misteri che possono essere eseguiti; e ciò che è (stabilito) riguarda una singola divinazione o un singolo esperimento, quanto per tutte le cose che sono nell'Universo, e che sono state e che saranno in futuro.
Perciò, o figlio mio Roboamo, mediante la benedizione che ti aspetti da tuo padre, ti comando di fare un cofanetto d'avorio, e in esso custodisci e nascondi questa mia Chiave; e quando sarò morto e tornerò ai miei padri, ti supplico di metterlo nel mio sepolcro accanto a me, affinché non cada nelle mani dei malvagi.
Così comandò Salomone, e così fu fatto.
E quando fu trascorso lungo tempo, arrivarono al Sepolcro alcuni filosofi Babilonesi; si radunarono, presero consiglio e stabilirono che un certo numero di uomini avrebbe rinnovato il Sepolcro in onore di Salomone; e quando il Sepolcro fu riportato alla luce e restaurato, fu scoperto il cofanetto d'avorio, in cui era racchiusa la Chiave dei Segreti, che essi accolsero con gioia, ma quando l'aprirono nessuno di loro poteva capirla a causa dell'oscurità delle parole e la loro disposizione occulta, e per la natura nascosta del loro significato, poiché non erano degni di possedere questo tesoro.
Poi nacque tra loro un uomo più degno degli altri, sia nella contemplazione del divino, sia nell'età e saggezza di vita, che si chiamava Iohé Greco, che disse agli altri: fino a quando non avremo chiesto al Signore, con lacrime e suppliche, la Rivelazione, non arriveremo mai alla conoscenza qui racchiusa.
Pertanto, quando ciascuno di loro si fu ritirato nel suo letto, Iohé cadde con la faccia a terra, cominciò a piangere e a battersi il petto, dicendo:
In cosa sono più meritevole rispetto agli altri, visto che così tanti uomini non hanno potuto né comprendere né interpretare questa conoscenza, anche se in natura non vi sono cose segrete che il Signore mi ha nascosto! Perché queste parole sono così oscure? Perché così grande è la mia ignoranza?
E poi si mise in ginocchio, rivolse le mani verso il cielo e disse:
O Dio, Creatore di tutto, Tu che conosci ogni cosa, che hai dato così grande Sapienza a Salomone, Figlio di Davide Re; concedimi, Ti supplico, o Santo Padre Onnipotente e Ineffabile, di poter ricevere la virtù di quella Saggezza, affinché io possa diventare degno del Tuo aiuto per raggiungere la comprensione di questa Chiave dei Segreti.
E subito apparve l'Angelo del Signore, dicendo:
Ricorda, se i segreti di Salomone ti appaiono nascosti e oscuri, ciò avviene perché questo è il desiderio del Signore, affinché tale Saggezza non cada nelle mani di uomini malvagi; pertanto mi prometti che una così grande Saggezza non giunga mai a nessuna creatura vivente, affinché i segreti non siano profanati e nessun effetto ne possa seguire?
E Iohé rispose: Ti prometto che a nessuno rivelerò qualcosa, salvo che ciò sia per onorare il Signore, e soltanto a persone che hanno molta disciplina, umiltà, riservatezza e fedeltà.
Quindi rispose l'Angelo: Vai, leggi la Chiave, e le sue parole che furono oscure ti saranno manifeste.
E dopo questo l'Angelo salì al cielo in una Fiamma di Fuoco.
Allora Iohé fu felice e, lavorando con mente chiara, comprese ciò che l'Angelo del Signore aveva detto e vide che la Chiave di Salomone era cambiata, in modo tale da apparirgli comprensibile in tutte le sue parti.
E Iohé comprese qual è il pericolo se quest'Opera cadesse nelle mani degli ignoranti, e disse: Ammonisco tutti coloro nelle cui mani giungerà questo segreto, per la Potenza del Creatore e per la Sua Saggezza, che in tutte le cose che possano desiderare, intendere ed eseguire, che questo Tesoro non venga mai rivelato a nessuna persona indegna, né possa manifestarsi a chiunque non sia saggio, né a chi non teme Dio. E se qualcuno agirà diversamente, prego Dio che non sia mai degno di ottenere gli effetti desiderati.
E così ripose la Chiave, che Salomone aveva conservato, nel cofanetto d'avorio. E le parole della Chiave sono quelle che seguono, divise in due libri e mostrate in ordine.
Il Marchese di Carabà
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