|
«Levati vento,
fa ch’io dondoli appeso ai rami,
scuoti da me ogni tristezza ed ogni allegria,
liberami dalla gioia come dal dolore,
che scendendo io possa salire,
così come le foglie;
muoiono per esser vive»
Bimbasperduta («Come foglie d’Autunno appeso»)
fa ch’io dondoli appeso ai rami,
scuoti da me ogni tristezza ed ogni allegria,
liberami dalla gioia come dal dolore,
che scendendo io possa salire,
così come le foglie;
muoiono per esser vive»
Bimbasperduta («Come foglie d’Autunno appeso»)
L’Appeso |
Quest’articolo è molto più della semplice spiegazione del simbolismo dell’Appeso. I Tarocchi sono emblemi carichi di simboli che parlano direttamente al nostro inconscio. Per sapere cosa predice l’Appeso durante una seduta è sufficiente sfogliare un manuale di Tarocchi, mentre lo scopo di quest’articolo è quello di fornire degli spunti di riflessione e approfondimento partendo dalla storia della Lama e seguendo le associazioni d’idee che essa suggerisce.
Il supplizio dell’Appeso
Come tutte le lame dei Tarocchi, l’Appeso si riferisce, originariamente, a figure e usanze tipiche del Medioevo e da queste trae la sua simbologia.
In particolare questa carta si riallaccia a una serie di torture e supplizi molto usati in epoca medievale. In realtà questa tortura è antichissima ed era già applicata dai Romani per ladri e prigionieri, noi la conosciamo come il «Supplizio della Croce», reso famoso dal Cristianesimo, che nel Medioevo conobbe ben sette versioni differenti.
Lo scopo principale della tortura non era semplicemente la morte del condannato, egli doveva si morire ma solo dopo aver confessato il suo crimine. Una volta che avesse confessato, egli meritava il perdono. A questo punto, però, nasceva una seconda necessità, purificare il suo spirito attraverso la sofferenza, compito al quale adempiva una morte lenta e dolorosissima.
Tutti i supplizi adoperati dal Medioevo a oggi (perché la tortura è ancora praticata, purtroppo, ed anche in paesi considerati «civilissimi») hanno come principale scopo quello di indurre dolore nel condannato senza ucciderlo in modo tale da convincerlo a confessare.
Il supplizio per sospensione prevedeva, quindi, sette varianti secondo la crudeltà del boia o dell’inquisitore e gli obiettivi che si volevano raggiungere.
Il più classico e antico era la crocefissione a testa in su o a testa in giù. Molto probabilmente, però, essendo questo lo stesso supplizio subito da Gesù, San Pietro e i primi martiri cristiani nel Medioevo si preferirono altri tipi di sospensione per non rischiare d’esser blasfemi.
Alcuni torturati erano appesi per un solo braccio o entrambi, con pesanti pietre appese ai loro piedi. Solitamente, invece, le donne erano sospese per i capelli. Esisteva, infine, la sospensione del malcapitato per una sola gamba ad una trave o a una croce a «T», ovviamente con le braccia immobilizzate dietro la schiena affinché non potesse liberarsi o anche solo scacciare corvi e insetti che andavano a nutrirsi letteralmente delle sue carni.
Il Traditore o Giuda
Originariamente la carta era chiamata anche «il Traditore» oppure «Giuda», forse in riferimento al supplizio cui venivano sottoposti i traditori e i ladri e cioè la tortura del «pendolo».
Tarocchi Estensi,
conosciuti come Tarocchi
di Carlo VI o di Gringonneur.
Il personaggio sospeso
per un piede stringe in
ciascuna delle mani, un
sacchetto pieno di monete
d’oro, sottolineando la
parentela con Giuda
Il sacrificio di se e l’iniziazione sciamanica.
L’uomo che figura al centro della carta XII era, dunque, una figura familiare per i giocatori medievali che rintracciavano in essa un simbolismo chiarissimo e ne traevano molte associazioni d’idee.
Sicuramente, la prima associazione era quella della colpa e della malvivenza ma questa cede il passo all’idea del supplizio, della sofferenza, e della paura.
Come abbiamo visto, la tortura per sospensione era una variante della crocefissione e nel Medioevo ciò non poteva sfuggire ai giocatori. Sicuramente, chi osservava questa carta pensava anche al supplizio di Cristo, San Pietro e tutti i primi martiri tanto più che le prediche ne erano sicuramente farcite, e le leggende sui santi, la cosmogonia e l’escatologia cristiana erano fra i temi trattati dai mazzi di Tarocchi didattici.
È facile, dunque, immaginare come a questa carta si associasse naturalmente anche l’idea del sacrificio, della morte e della rinascita nonché del sovvertimento delle leggi umane e terrestri.
Con il sacrificio di se attraverso la crocefissione, infatti, Cristo sconfigge il male e l’oscurità che, fino ad allora, aveva governato la Terra.
Un altro personaggio che naturalmente poteva essere associato alla carta è sicuramente Pietro, il discepolo che, secondo la leggenda, rappresenta l’alter ego di Gesù, del Dio in terra, il suo prolungamento e completamento.
Spesso la sua figura è data per scontata, eppure è fra i primi personaggi cristiani a godere di un’iniziazione sciamanica pari a quella cristica, odinica, bacchica e via dicendo, anzi, egli completa l’Albero cosmico della croce.
Nei primi secoli del cristianesimo la persecuzione dei cristiani si spinse a tale crudeltà da ammantarsi di macabra ironia. Giacché i cristiani s’intestardivano a vivere come il loro signore Gesù, gli imperatori decisero di accontentarli fino in fondo facendoli morire come lui, crocefissi.
Pietro rispose con maggiore ironia, compiacendosi di morire come il suo signore, ciò indispettì i carcerieri che decisero di contraddirlo cocrefiggendolo a testa in giù.
Così la croce ha la chioma in cielo con Gesù e in Terra con Pietro. Discepolo e maestro formano una sola figura realizzando l’unione fra Cielo e Terra, «com’è in alto, così è in basso».
Per questo all’Appeso possiamo aggiungere un ulteriore significato, anzi, potrebbe benissimo darsi che la carta rappresenti Pietro e non Gesù e, per estensione, l’Iniziato che da discepolo diviene maestro.
I moderni vedono in questa carta l’emblema della trasfigurazione sciamanica allo scopo di conseguire la Conoscenza e l’associano al Dio Odino che rimase 9 giorni e 9 notti appeso all’albero sacro, il frassino Yggdrasil, per ottenere le Rune, ricettacolo della Sapienza.
Come l’albero-gogna della carta, anche Yggdrasil ha le radici e la chioma sia in cielo sia in terra.
La similitudine fra l’iconografia delle diverse religioni mi sorprende sempre mostrandomi come la Verità sia filtrata dal caleidoscopio della visione umana esattamente come la luce da un prisma di vetro.
La similitudine fra Yggdrasill e la croce e Gesù e Odino è sorprendete.
Come ai piedi di Yggdrasill anche nell’immagine della Crocefissione sono presenti tre donne, le Tre Marie. Come le Norne anche queste hanno 3 età, sono le più vicine a Dio (sono le ultime a vederlo sulla croce e le prime a vederlo risorto). Come Odino, Gesù trova la propria trasfigurazione tramite un teschio, infatti, secondo alcuni canti, Odino trova le rune nel teschio di Mimir e Gesù la morte sul monte «Calvario» così chiamato poiché ricorda un teschio.
È evidente che enetrambi gli episodi hanno un significato simbolico identico riassunto e rappresentato dall’Appeso.
L’Albero cosmico
Due anni fa, mentre passeggiavo per le vie di Ostuni, mi sono imbattuta in un albero di fico i cui rami pendevano dal soffitto di un arco, si trattava di una rappresentazione dell’Appeso creata dalla natura stessa.
Solitamente, l’Appeso è considerato «sospeso», dunque in posizione oscillante e precaria, ma se non fosse così?
Se, proprio come quell’alberello, egli fosse ben radicato a una realtà invisibile agli occhi, o quantomeno inaspettata com’è inaspettato che un buco nel soffitto d’un arco sia il luogo in cui possa germogliare un albero.
Osservando l’alberello mi è venuta in mente anche un’altra cosa. Solitamente si considerano come simbolo dell’Albero Cosmico i due tronchi che sorreggono la trave cui è appeso il personaggio della carta ma se, invece, l’albero fosse proprio il giovane sospeso al centro della carta?
Forse per questo è tanto sereno, quasi felice, perché egli non è né sospeso, né instabile, ci sembra sia così solo perché non sappiamo ben guardare.
Egli è radicato nel Cielo, in altre parole nel Mondo delle Idee e degli Dei da dove trae nutrimento; attraverso la folta chioma, lievemente scossa dal vento, le Idee, delle quali l’Appeso si nutre, giungono sulla terra, nel mondo sublunare e, dunque, fino a noi, esattamente come i frutti del piccolo fico cadranno in mano ai passanti.
Se l’appeso è l’Albero cosmico, l’Asse del Mondo, vuol dire che ogni essere umano lo è, poiché egli rappresenta l’umanità intera.
La carta ci ricorda che siamo il collegamento tra il mondo Divino e quello Terrestre, viviamo a metà... né Angeli né Demoni ma semplicemente Uomini e Donne, sospesi, appesi tra le due dimensioni.
Le nostre scelte, le nostre passioni, le nostre parole faranno si che alla fine saliamo o scendiamo stabilendoci in uno o l’altro mondo.
L’albero-appeso ricorda anche un’altra cosa, ancor più importante della prima:
Noi siamo come gli alberi. Abbiamo necessità di radici che affondino salde per trovare nutrimento e sostegno ma abbiamo altrettanta necessità di chiome che tendano verso il cielo per espanderci e respirare.
L’abbandono
Le immagini dei Tarocchi compenetrano la realtà a tal punto che ogni immagine sul nostro cammino può spiegarci una lama e ogni carta può insegnarci a leggere la realtà che quotidianamente viviamo.
La cosa che sicuramente colpisce maggiormente
in questa foto Bondage è come la modella
abbia assunto, forse inconsapevolmente,
l’esatta posizione dell’Appeso.
In un gioco caleidoscopico di ruoli, l’Appeso mostra, ancora una volta, come la realtà non sia mai ciò che sembra, è sufficiente cambiare prospettiva perché tutto, pur restando uguale, capovolga il suo significato.
Tuttavia, la cosa che più mi ha colpito guardando la foto qui a fianco è la naturalezza con cui questa giovane donna assume, forse inconsapevolmente, la posizione dell’Appeso, come se l’auto sacrificio o il semplice atto di donarsi interamente e completamente o l’abbandono fiducioso a un prossimo (sia esso un maestro, il destino o Dio stesso) non possa avere che questa posizione e quella placida serenità sul volto che sembra una finestra aperta su una mente che, a dispetto di corde e nodi, si libra sulle vette di alberi inaccessibili all’occhio di chi, libero da catene, resta schiavo del proprio corpo.
L’Appeso in divinazione
La Carta XII rappresenta un giovane appeso a testa in giù per il piede destro a una trave sospesa tra due alberi. Il giovane ha le mani dietro la schiena e non è possibile vedere se queste siano legate o libere. L’espressione del suo volto pare serena, sorride addirittura. Si tratta, insieme al Matto, di una delle figure più belle ed enigmatiche, ricche, complesse.
Tanto per cominciare l’appeso gioca con noi creando un sorprendente effetto ottico. Quando la carta è dritta sembra rovesciata e quando è rovesciata pare dritta. Ciò vuol dire che spesso le cose non sono quello che sembrano ma che è necessario andare oltre le apparenze, scendere negli abissi della forma per giungere all’essenza delle cose.
Infatti, il nostro appeso sembra discendere in un luogo che non possiamo vedere perché è nascosto dal bordo della carta.
Questa carta rappresenta l’iniziazione e, dunque la morte dell’Io e delle maschere o, almeno di una delle tante maschere. È questo il sacrificio richiesto. Per giungere alla Verità è necessario sacrificare il proprio Io e, con esso, tutti i suoi desideri e aspirazioni anche quelli più nobili ed elevati, nudi e indifesi. Bisogna lasciare che il Vero faccia di noi quel che vuole, è questo il senso dell’Appeso, ma non solo.
L’appeso rappresenta anche la passività indolente, il sacrificio inutile, l’incapacità di cambiare posizione e adattarsi ai cambiamenti. La precarietà della propria personalità che necessita di aggrapparsi a idee e credenze per non affondare in quel terribile abisso sconosciuto che si apre sotto di noi e, dunque, rimane appesa per un piede a una realtà che, se non è piacevole, almeno è rassicurante perché conosciuta.
Bene, spero che queste informazioni vi siano state utili per fare amicizia con il vostro nuovo mazzo.
Il prossimo mese proporrò la prima lezione pratica e una prima meditazione, nel frattempo che il Grande Thoth vi protegga e guidi
Articoli Correlati:
Inizio Pagina