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«Ed or leggieri
danzano in tondo con maestri passi,
come rapida ruota che seduto
al mobil torno il vasellier rivolve,
or si spiegano in file.»
danzano in tondo con maestri passi,
come rapida ruota che seduto
al mobil torno il vasellier rivolve,
or si spiegano in file.»
Omero - Iliade - libro XVIII

Sette Tammurriate |
La Domenica delle Palme torinese, quest’anno è stata particolarmente calda e non solo per il sole che ha deciso di splendere più forte, ma anche grazie alle vorticose Tammurriate che hanno risvegliato la Madre o, in questo caso, le Sette Madri Celesti, anche a Torino.

Uno dei momenti dello stage. Durante
il seminario Cosimo è stato affiancato
dai suoi collaboratori che hanno
svolto il ruolo di tutor per meglio
seguire i partecipanti al corso.
Sabato 16 e Domenica 17 Aprile, al circolo Arci di Giau l’Associazione A.Cu.M.E. (Arte Cultura Musica ed Eventi) ha tenuto uno stage, seguito da concerto, sulle «Sette Tammurriate» campane in onore delle Sette Madonne portando un angolo di Campania in Piemonte.
Vortici di Primavera!
Non è stato un caso che lo stage si sia svolto una settimana prima di Pasqua ma una scelta accurata.
La Tammurriata, infatti, è una danza rituale primaverile tipica del Salernitano e della zona Vesuviana.
A partire dal Lunedì dell’Angelo (Pasquetta) e fino al primo Maggio (dunque la Domenica successiva a Pasqua) in queste zone si festeggiano ben cinque delle più importanti feste dedicate alla Madonna accompagnate da altrettante Tammurriate a Lei dedicate.
Durante lo stage, Cosimo Pizzutolo ha portato i partecipanti a conoscenza delle sette tammurriate danzate appunto in onore delle sette madonne partendo dalla Tammurriata di Sacafati fino alla Marcianisana, facendo assaporare ai partecipanti tutta l’atmosfera di calore, passione, gioia, attesa e paura, voglia di vivere e l’incombenza della morte presente in questa vorticosa danza.
Noi delle Cronache siamo stati presenti solo Domenica, purtroppo per poco tempo, ma sufficiente a lasciare in noi un ricordo indelebile, un’energia forte e calda nella visione del gioco della vita che si dispiega, davanti ai nostri occhi, nella danza detta Tammurriata.
’O canto e ’o ball ’n copp o’tamurre

Una coppia di castagnette realizzate
artigianalmente in legno di castagno.
In questi esemplari è ancora evidente
l’origine marina degli strumenti.
La Tammurriata è «’o canto e ’o ball ’n copp o’ tamurre» (il canto e il ballo sopra i tamburi), e fa parte di quei riti propiziatori e devozionali legati ai cicli riproduttivi della terra.
Come gran parte dei culti mariani questo evento coreutico affonda le sue radici in riti arcaici, precristiani legati al culto della Madre Terra e volti a propiziare un buon raccolto.
Come altri culti rurali quello della tammurriata e delle sette madonne è la continuazione genuina di una religiosità lontana dalle teologie di Templi e Cattedrali, un sapere custodito fra i campi e tramandato intorno ai focolari da contadini e pastori: una tradizione che muta nelle forme esteriori ma resta sempre fedele a sé stessa nella sostanza.
A testimonianza dell’antichità di questa danza e del suo carattere rituale vi sono le «castagnette» un piccolo strumento musicale in legno di castagno o di limone.
La loro forma ricorda la sagoma di un cucchiaio senza manico (come conchiglie) legate a coppia con dei laccetti. L’origine di questi strumenti è chiarissima, derivano senza ombra di dubbio da conchiglie, sebbene la produzione seriale abbia appiattito sempre più le castagnette rendendo quasi irriconoscibile la loro origine «marina».
Secondo Cesare Caravaglios le castagnette accompagnavano già le danze popolari dell’Antica Roma durante i riti in onore di Cybele. Al tempo erano dette «crotali», si trattava di parti vuote, realizzate in bronzo, anziché in legno, legate insieme. Cozzando l’una contro l’altra le due parti vuote producevano un suono secco.
Prima che di bronzo i «crotali» furono realizzati con sonagli essiccati di serpenti (probabilmente crotali da cui presero il nome) e, successivamente con conchiglie che, non a caso erano utilizzate anche come cucchiai.
Le conchiglie erano il materiale preferito soprattutto nell’antica Spagna dove hanno sicuramente dato origine alle «nacchere», il famoso strumento del flamenco spagnolo simile alle castagnette per i legni di produzione e impiego ma differente sotto molti altri aspetti.
Come spiega Cosimo «Impugnare bene le castagnette e saperle suonare è fondamentale per una buona riuscita della Tammurriata.

Per impugnare le castagnette bisogna infilare
la parte del nodo del cordino al dito medio e
all’anulare, e la parte opposta solo al medio.
È usanza inforcarle anche solo al dito medio.
A creare il suono è il rapido movimento del
polso: le due parti concave battono l’una
contro l’altra quando la mano compie un
movimento di estensione.
Infine, grazie alla forza cinetica, le castagnette conferiscono espressività ai movimenti dei ballerini che diversamente non si avrebbero.
Come si evince dall’estratto, Cosimo Pizzutolo confronta le sue conoscenze sulle danze popolari e i suoi studi antropologici ed esoterici con i contadini, autentici custodi di quest’antico sapere specie per quel che riguarda lo svolgersi vero e proprio della danza.
Il risultato è un insegnamento fresco e vivo, pronto per essere utilizzato subito, nella vita quotidiana: una danza che sveglia il corpo per aprire la mente la quale, godendo del sapere dona vigore alle membra.
Insegnando i passi di una danza popolare senza insegnare la sua storia, far assaporare il suo contesto e far comprendere i suoi significati simbolici si corre il rischio di svilire la danza stessa nel «folklore a buon mercato» senza trasmettere qualcosa di veramente nuovo e utile ai partecipanti, per questo motivo lo stage delle Sette Tammurriate a Torino si è aperto con l’introduzione sulla storia, i simboli e il contesto delle sette danze legate ad altrettante madonne.
Le Sette Madonne

Antico mosaico etrusco raffigurante musici
e danzatori. Gli strumenti musicali sono gli
stessi usati, ancora oggi per la
Tammurriata: Il tamburo, i crotali e il
flauto a due canne. Anche i passi della
danza non sembrano differire molto dalle
moderne esecuzioni.
Secondo una leggenda popolare le Madonne, a Napoli, sono sette sorelle:
la Madonna di Montevergine, la Madonna del Carmine, dell’Arco, dell’Annunziata, delle Galline, di Piedigrotta e la Zingarella.
Alcune informazioni sulle Sette Madonne di Napoli ci vengono dal maestro Roberto de Simone il quale nella sua raccolta «Rituali e canti della tradizione in Campania» riporta:
"Esse sono tutte belle, tranne una che è brutta e perciò fugge su di un alto monte, «Montevergine»".
Secondo la leggenda la Madonna brutta, offesa, così giustifica la fuga:
«...si jo song brutta allora loro hanna venì fino è cà ’n gopp a truvà! (se io sono brutta, allora loro dovranno venire fino a quassù per farmi visita!)».
Altre leggende si affiancano a questa fra le quali spicca quella dell’agro nocerino-sarnese, che individua altre sette madonne di altri e tanti santuari, che troviamo venerate nel calendario delle feste Mariane: La Madonna Avvocata, di Briano, di Castello, dei Bagni, di Montevergine, dell’Arco e delle Galline.
La Tradizione della Tammurriata, tuttavia, non si limita a queste sole madonne ma si estende anche ad altre raffigurazioni della Madre Celeste quali la Materdomini, la Madonna di Montalbino e Santa Maria a Lettere.
Tutti questi santuari sono annualmente meta di migliaglia di pellegrini i quali, dopo la celebrazione della messa, si accalcano sul sagrato della chiesa abbandonandosi alla Tammurriata.
Così come cambiano le caratteristiche delle madonne, le usanze e le flessioni dialettali di paese in paese, così, di santuario in santuario mutano gli stili della tammurriate che, come le madonne sono ben sette:

Le Sette Madonne delle Sette
Tammurriate. Da sx a dx partendo
dall’alto: la Madonna delle Galline,
dell’Avvocata, del Carmine, la Madonna
dell’Arco, di Piedigrotta, di Montevergine
e la Madonna Zingarella o Madonna delle
Strade.
A Scafari, la canzone che accompagna la danza è d’ineqvuiocabile origine pagana e racconta la triste storia di una fanciulla che nasce, come Venere, in mezzo al mare divenendo presto preda dei pirati.
– La Sommese, più che una danza a sé stante è una lieve variazione rispetto alla nocerino-sarnese. Infatti essa è caratterizzata da una postura e uno stile lievemente differente dei danzatori e da un ritmo più serrato nell’esecuzione dei passi. È dedicata alla Madonna di Castello, detta Mamma Pacchiana di Somma Vesuviana (NA) ed è ovviamente danzata durante le feste in suo onore.
– La Terzignese, è eseguita con passi decisamente diversi dalle due precedenti ed è ballata nella zona di Terzigno (NA), nel Lunedì dell’Angelo.
Dopo aver trascorso la mattinata nel Santuario della Madonna dell’Arco, ancora pregni del misticismo del luogo, i fedeli ballano questa tammurriata in una pineta ai piedi del Vesuvio.
– Anche i passi della Giuglianese fanno sì che questa tammurriata sia una danza a sé stante, differente dalle altre.
La Giuglianese è cantata e ballata in onore della Madonna di Briano a Giugliano in Campania (NA), detto dell’«agro domiziano».
Questa particolare esecuzione necessita dell’ausilio di uno strumento a fiato chiamato «’o Sisco» che scandisce il variare del ritmo e, affiancandosi al tamburo, imita il canto degli uccelli sottolineando quest’affascinante tammurriata di sfida fra uomini.
– Anche l’Avvocata è una tammurriata di sfida. La si può godere il lunedì dopo l’Ascensione, sul Monte Falesio a Maiori (SA), dopo un lungo pellegrinaggio tra i sentieri che si affacciano sugli incantevoli panorami della costiera amalfitana.
Qui si trova il santuario della Madonna detta «L’Avvocata», e tra i bivacchi dei pellegrini si formano cerchi di uomini che suonano a più tammorre un ritmo molto cadenzato per accompagnare il triste canto di un innamorato alla fidanzata morta.
A differenza della Giuglianese, l’Avvocata è a tratti addirittura belligerante al punto che un tempo era danzata solo dagli uomini. Mutando i Tempi e i costumi sono mutati anche i valori e così oggi anche le donne si cimentano in questa danza-competizione.

«’O Sisco», è un flauto a due canne.
Oltre allo strumento del mosaico
nell’immagine sopra, «’o sisco»
ricorda i liuti suonati dai satiri in
diverse antiche rappresentazioni.
– ’O ball’ ’e l’urzo, è un canto e un ballo che si credeva dimenticato e che, invece, è prepotentemente tornato fra i giovani di Marcianise (CE) che lo hanno ribattezzato «tammurriata marcianisana».
Il seminario
Come già detto il Marchese ed io siamo giunti a Torino solo Domenica 17, perdendoci, con rammarico, la prima parte del seminario durante la quale Cosimo ha insegnato i passi delle prime due danze su tamburo: la Giuglianese e la Sommese.
Con rammarico ancora più grande abbiamo perso anche il concerto serale di Tammurriate, eseguito dal gruppo «Arteddeca» che, come il seminario ha riscosso grande successo andando avanti fino alle quattro del mattino.
Tuttavia, la tammurriata è riuscita ugualmente a donarci un ricordo indelebile.
Quando entriamo nella sala destinata al seminario, siamo accolti dagli sporadici schiocchi delle castagnette già impugnate dai partecipanti: l’aria è gravida di energia e attesa, chi ha partecipato al corso il giorno prima non vede l’ora di ballare ancora e i nuovi iscritti friggono di curiosità.
Cosimo e gli atri membri del gruppo (Elvira Rita Gorga, Nicola Zanfardino, Marinella Russo e Massimo Senatore) organizzano gli ultimi dettagli prima dello stage e dopo le reciproche presentazioni, lo stage comincia.
Cosimo spiega i passi della Terzignese mostrandoli con la collaborazione di Elvira Rita Gorga.
Diversamente da quanto accade per tutte le altre danze nelle quali vi sono ruoli precisi per gli uomini e per le donne, nella Tammurriata non vi sono ruoli prestabiliti, i ballerini prendono alternativamente l’iniziativa, anzi nella Tammurriata non esiste una coppia nel senso comune del termine.

Le due coppie di castagnatte non sono
identiche, infatti solo una delle due
coppie presenta al suo interno
un’incisione triangolare: simbolo fallico
che identifica la coppia maschile e va
impugnata con la destra. L’altra coppia
ne è priva, è la coppia femmina e va
impugnata con la sinistra.
A loro volta, le due castagnette sono consacrate una al principio maschile e impugnata con la mano destra e una al principio femminile tenuta con la mano sinistra.
Cosimo spiega anche i diversi stili della Terzignese adottati nelle diverse zone, spiega i passi e le movenze che ha visto fare agli anziani, ai piedi del Vesuvio, e di come il ballo si è evoluto senza perdere il suo carattere di «danza d’amore e di sfida».
Quando finalmente tutti sembrano aver compreso i passi, parte la musica: si leva nell’aria calda di questa primavera il suono cadenzato, ipnotico della tammorra, la voce registrata che canta una tammurriata e, come covoni di grano i ballerini vorticano, ogni coppia racconta la sua storia d’amore e di lotta, di raccolta e di semina.
Cascate di chicchi di grano sorgono dalle castagnette che battono fra loro a ogni cambio di figura evocando una ricchezza che si spande.
Il seminario continua, la Terzignese è sostituita dalla Giuglianese: al posto dei covoni di grano vorticano maestosi bastoni e alabarde, i ballerini ci narrano ora una storia di passione e fiera lotta.
Il ritmo si fa più serrato e l’aria più calda quando la Giuglianese è sostituita dall’Avvocata. Questa tammurriata è danzata da una coppia per volta attorniata dagli altri partecipanti che segnano il ritmo.
La coppia di ballerini al centro non è fissa, i suoi componenti variano poiché chi è fuori dal cerchio, può «pretendere» il posto di uno dei due ballerini, per tutta risposta il danzatore può rifiutare di cedere il posto e anzi difendere la propria posizione, così è accaduto che ogni cerchio (per permettere a tutti di danzare sono stati formati tre cerchi) ha cominciato a raccontare una storia tutta sua, unica e irripetibile di passione, amore, lotta, vita e morte.
Il Tao della Tammurriata

Uno dei momenti de concerto degli
«Arteddeca» della sera del 16 Aprile
2011. La coppia di danzatori non è
prefissata nella figura retorica di
maschio e femmina, ma è permesso
ballare con lo stesso sesso e anche
con grande divario di età.
Infatti la Tammurriata è un racconto danzato nel quale morte e vita, sesso e sfida, amore e lotta sono binomi indissolubili anzi, ciascun binomio forma una unità narrativa.
Cosimo ci spiega che «nella Tammurriata troviamo la dualità vita/morte, sesso/sfida, lotta/amore perché a mio avviso essa rappresenta la completezza dei singoli.
Nella danza la vita quotidiana si trasforma, il tempo avanza al contrario, i ruoli si ribaltano, quello che la realtà nega nel ballo si ottiene.
Il dualismo lo ritroviamo già nelle castagnette che sono una coppia maschia e un’altra femmina, di conseguenza, il danzatore una volta che le ha inforcate diventa maschio e femmina contemporaneamente, come un ermafrodita; non a caso egli è ritenuto nelle culture precristiane un essere sacro perché quello più vicino alla divinità!
La coppia di danzatori non è prefissata nella figura retorica di maschio e femmina, ma è permesso ballare con lo stesso sesso e anche con grande divario di età. Spesso si osserva ballare due uomini o due donne, un’anziana e un fanciullo, il nonno con la nipotina.
Danzando questi elementi si fondono in un tutt’uno, infatti la caratteristica della tammurriata è che tra i due danzatori non c’è chi porta, chi guida, chi comanda i passi, ma alternativamente si scambiano i ruoli di guidatore e guida, ribaltando un minuto dopo i ruoli, da maschio diventa femmina, da vecchio diventa giovane, da preda diventa cacciatore, da re diventa schiavo; da vivo diventa morto!».
Davanti ai miei occhi i tre cerchi si trasformano continuamente nel loro opposto per tornare al punto di partenza e trasformasi ancora una volta nell’inaspettato, come fosse la ruota del Tao che da vita agli otto trigrammi dell’I-Ching che formano le sessantaquattro forme dell’esistenza.

Foto ricordo del seminario con il Marchese
di Carabà (sx) e Bimbasperduta
(centro) in veste di inviati per Cronache
Esoteriche, Cosimo Alberti Pizzutolo
(centro), curatore del seminario e
Andrea Carena (dx), musicista degli
Arteddeca.
Guardando la Tammurriata si ha l’impressione di guardare la vita stessa, si avverte la consapevolezza che in fondo l’esistenza è una danza e ciascuno di noi è nota e ballerino all’interno dell’Armonia Universale.
Credo che danzare la Tammurriata sia l’opportunità di scoprire il proprio posto e il proprio ruolo nell’Ordine Supremo, e si scopre che il ruolo, il posto non è sempre fisso, ma cambia continuamente perché questa è la legge dell’Universo: il continuo mutamento.
Ringraziamo Cosimo Alberti Pizzutolo, Paola Ciranni, Fiorella Federici, Armando Caiazza, Raffaele De Luca Picione, Marilena Gragnarello, Nicola Zanfardino e gli altri collaboratori di Cosimo, il gruppo musicale Arteddeca per l’esperienza di Torino che ha suscitato in noi le riflessioni che abbiamo cercato di riportato qui sebbene sia difficile, forse impossibile tradurre un esperienza in parole.
Ringraziamo tutti per le emozioni che ci sono state regalate ma soprattutto perché contribuiscono a mantenere vive antiche tradizioni, facendo sì che sempre più persone vengano a contatto con la grande saggezza del nostro passato perché possa mutarsi nella speranza del futuro.
Cosimo Alberti Pizzutolo

Cosimo Alberti Pizzutolo mentre suona
la Tammorra (il tamburo) durante uno
dei suoi numerosi spettacoli.
Partecipa fervidamente alle feste popolari, studiando il ballo degli anziani e l’evoluzione praticata confrontando le sue conoscenze con i protagonisti stessi detentori della «Tradizione».
Svolge attività artistiche nel Teatro e nella Televisione si è occupato per molti anni della canzone classica napoletana.
Da qualche anno dirige una Compagnia di artisti composta da attori, musicisti, cantanti e danzatori che si interessano di musica popolare del Sud d’Italia.
Ha partecipato al corso di formazione per insegnanti di danze popolari regionali (Puglia) a cura dell’Ass. «Taranta» condotto dal Dott. Giuseppe Michele Gala (membro della «Commissione Nazionale di Valorizzazione delle Tradizioni Popolari»), e diversi altri importanti stage sulle danze popolari dell’Italia Meridionale.
Dal 2007 collabora artisticamente con Marcello Colasardo, uno degli esponenti di maggior spicco della musica Folk campana ma non mancano partecipazioni con altri nomi prestigiosi del panorama del folkore meridionale.
Negli ultimi anni il suo interesse per la danza è diventata una vera e propria passione alla quale seguono diversi stage di danze popolari.
Attualmente presta la sua esperienza in due corsi di Danze Popolari patrocinati dal Comune di Napoli e dalla Federazione Danza Storica Etnica Musica, presso due scuole di ballo napoletane.
http://www.myspace.com/cosimoalberti
Il complesso Arteddeca
I componenti di Arteddeca sono:
Roberto Garruto (organetti, voce, chitarra, chitarra battente), Elvira Rita Gorga (voce, percussioni), Gianfausto Nigro (voce, chitarra battente, tamburello), Cristian Lizzer (percussioni), Mariangela Gorga (voce, ballo), Michele Grande (fiati, voce, organetto), Andrea Carena (tamburelli, tammorra).
Quando a questi ragazzi è chiesto chi siano gli «Arteddeca» rispondono così:
"Tene «arteddeca» così in Campania e in particolare nella provincia di Salerno viene detto di una persona sempre in movimento, che non riesce a stare ferma, quante volte ce lo siamo sentito dire dai nostri nonni quando eravamo piccoli!!
Partono le note di un organetto ed ecco che il tamburello lo segue, la chitarra li accompagna e il canto, un canto tradizionale arrivato a noi dai nostri avi o da chi, con passione tramanda la cultura popolare che ci entra nel sangue, ci trascina...non possiamo stare fermi «denim arteddeca».
Capita che poi ti ritrovi a suonare, incontri delle persone che come te hanno voglia di riscoprire le proprie radici attraverso la musica, i canti e incominci a suonare insieme.
Quello che è successo a noi, provenienti da diverse regioni dell’Italia e da diverse esperienze musicali ma con un unica e grande passione comune."
Il repertorio varia e spazia in tutte le forme musicali tipiche del Sud Italia, dalla Tammurriata ai Canti di lavoro e d’amore fino alla Pizzica salentina, quando l’occasione lo richiede il complesso, è accompagnato da un corpo di ballo.
http://www.myspace.com/arteddeca
Associazione A.Cu.M.E.
L’Associazione A.Cu.M.E. (Arte-Cultura-Musica-Eventi) è un’associazione culturale nata dall’incontro e successivo confronto fra elementi di estrazione artistica e culturale differente.
I soci fondatori e promotori di A.Cu.M.E. sono giovani laureati e laureandi in discipline artistiche, pedagogiche, musicisti e attori che, uniti dall’amore per l’arte in ogni sua manifestazione, mettono la propria competenza al servizio del gruppo e collaborano in modo che dalla loro fusione nascano idee e progetti volti alla valorizzazione e alla trasmissione della cultura in genere, attraverso laboratori, corsi, mostre, stage e organizzazione di eventi.
Uno degli obiettivi che l’Associazione persegue è creare situazioni in cui le diverse espressioni artistiche possano interagire e confrontarsi tra loro dando voce ad artisti emergenti e permettendo al fruitore di partecipare attivamente.
Particolare attenzione inoltre, è rivolta alla promozione del territorio in cui opera, mediante attività di diffusione della conoscenza del patrimonio storico-artistico e di ricerca tesa alla riscoperta di luoghi dimenticati e aree marginali da rivalutare in un’ottica di sviluppo economico e culturale.
http://associazioneacume.blogspot.com
Grazie
Bimbasperduta
Bimbasperduta
La Tammurriata per Mamma Schiavona a Montevergine, buona visione




